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Alexander Langer, il padre dell'ambientalismo italiano che abbiamo ignorato

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Ripensare a un intellettuale come Alexander Langer ci pone nella scomoda posizione di fare i conti con la nostra coscienza: è complicato confrontarsi con una figura così acuta e importante senza chiedersi perché ne abbiamo sentiamo parlare così poco? Una domanda lecita, seguita dalla "meraviglia" della scoperta.

La vita di Alexander Langer

Serve a poco girarci intorno: Langer è una di quelle figure universali della nostra cultura, un bene da condividere passato spesso in secondo piano, quasi inosservato, nel dibattito politico-sociale italiano. Trentino, nato a Vipiteno il 22 febbraio del 1946, Langer è il padre dell'ambientalismo italiano, ma non solo. La sua formazione culturale, infatti, risente e non poco del pluralismo della regione in cui nasce, un po' Trentino, un po' Sud Tirolo, un po' Italia e un po' Germania. Da questo habitat, Langer trae un primo spunto per immaginare un "dialogo" interetnico, che riconosca le differenze tra i popoli e che superi la diffidenza reciproca.

Alexander Langer è stato uno dei primi in Italia a combattere per l
Alexander Langer è stato uno dei primi in Italia a combattere per l'ambiente

All'impegno intellettuale, Langer affianca anche quello più concretamente politico. A Firenze per studi, si avvicina al movimento extra-parlamentare Lotta Continua, ma è solo con il ritorno a Bolzano che comincia il suo percorso, ufficialmente. Nel '78, infatti, porta la lista da lui fondata, Nuova Sinistra, nel consiglio provinciale del capoluogo sudtirolese. Negli anni Ottanta, invece, il suo contributo diventa nazionale: Langer è tra i fondatori della Federazione dei Verdi, il movimento unico che nasce dalla raccolta di tutte le liste verdi in Italia.

Non solo ambientalismo

La carriera politica di Langer è strettamente legata al suo pensiero ecologista che i Verdi incarnano, specialmente tra gli anni Ottanta e Novanta. Prima, insomma, che riscaldamento globale, climate change e inquinamento diventassero termini così diffusi all'ordine del giorno. Langer però, non è tanto un visionario, quanto un pensatore. Nemico delle guerre, si espone contro il conflitto nell'ex-Jugoslavia, ma amico del mondo: lentius, profundius, suavius ("più lento, più profondo, più dolce") diventa il suo motto, in piena antitesi con il progressismo esasperato promosso dalla politica, non solo italiana, fin dalla prima metà degli anni Ottanta.

Alexander Langer combatté contro la guerra in Jugoslavia
Alexander Langer combatté contro la guerra in Jugoslavia

Il pensiero di Langer si affaccia così in un Italia che sta per abbracciare prima la stagione craxiana, poi quella berlusconiana: eppure, Langer non impersona la voce fuori dal coro che accoglie i dissidenti, quanto piuttosto quella critica che analizza la società in ogni suo aspetto. «Ciascuno di noi non dovrebbe consumare nulla di più di quanto non possano consumare tutti i sei miliardi di abitanti del pianeta» affermava, in una delle tante "regolette" degli scritti che ha lasciato, come si dice in questi casi, a futura memoria.

Il peso della lotta

E a futura memoria, Langer ha scritto, e parecchio. Così tanto che riassumere la sua produzione, alquanto universale, a soli dieci punti (il "decalogo inter-etnico") sarebbe riduttivo. Perché Langer non ha solo promosso una soluzione (riconoscere le differenze e conviverci, in un modello ecologico di società non diverso da quello di Næss), ma ha anche offerto un'analisi critica di un'epoca che lo ha stimolato intellettualmente, fino a consumarlo. Così, ad esempio, rifletteva sul movimento dei Verdi italiani, a freddo, dopo le elezioni terremoto del 1992: Langer si chiede se la Federazione che ha contribuito a creare, non sia alla stregua delle "vergini stolte", che proprio nel ricambio generale sancito dalla fine della Prima Repubblica ha perso l'occasione di affermarsi.

I Verdi italiani sono quasi scomparsi
I Verdi italiani sono quasi scomparsi

D'altronde, Langer considera le questioni ecologiche e sociali marginali nel dibattito mediatico: si tratta piuttosto di una moda, che viene ripresa solo quando ciclicamente. Così, dopo Chernobyl, tutti ambientalisti, ma passato lo spavento, resta poco su cui discutere. Oppresso dalla morsa di battaglie combattute, ma mai completamente vinte, Langer decide di togliersi la vita, il 3 luglio del «Non siate tristi, continuate in ciò che era giusto» scrive nel suo ultimo messaggio. Difficile non esserlo, se venticinque anni dopo, i problemi di ieri sono gli stessi di oggi. Forse, perché si parla troppo poco di Alexander Langer.


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