disturbi mentali
I disturbi mentali conquistano i social. E possono renderti famoso
Il disturbo bipolare è una delle malattie psichiatriche più diffuse e discusse, anche grazie al coming out di molti influencer. È uno di quei problemi intorno al quale si è sviluppata una narrazione sbagliata, da parte di esperti, malati e media: VD ha intervistato uno psichiatra e una ragazza affetta da bipolarismo per conoscere la malattia, capire come curare il disturbo bipolare e quali sono i rischi e i vantaggi di “raccontare” i disturbi mentali utilizzando i social network.
Giulia, bipolare e influencer
Giulia Burattin aveva solo 19 anni ed era in una clinica per curare l’anoressia quando le è stato diagnosticato il disturbo bipolare in cluster B di tipo borderline. «Era l’età della fugacità e della leggerezza, e venivo posta di fronte al mio primo, spaventoso “per sempre”. Cure per sempre. Farmaci per sempre. Superato un lungo periodo di doloroso sconcerto, ho studiato il mio disturbo per imparare a riconoscere i sintomi di una fase depressiva, ipomaniacale o mista, in modo da essere io a controllare la malattia. È una routine estenuante, sommata a quella di tutti i giorni, e non sempre mi vede vittoriosa». Da qualche anno Giulia utilizza TikTok per spiegare, in brevi video di un minuto, le malattie di cui ha sofferto: cosa sono i disturbi alimentari, chi è un borderline e come aiutarlo, come riconoscere e curare il disturbo bipolare. Il bisogno di informare si interseca con un prepotente desiderio di rivalsa: «L’esperienza del dolore ti conduce a un bivio: o ti incattivisci o arrivi a desiderare che nessuno debba provare ciò che hai sofferto tu. Io appartengo alla seconda categoria: da qui il mio bisogno, quasi ansioso, di spiegare, diffondere e sensibilizzare, soprattutto le giovani generazioni. Non so se lo trasformerò mai in qualcosa di più grande ma per adesso mi accontento di chi mi scrive in privato per ringraziarmi».
Come funziona il disturbo bipolare
Il professor Giovanni Colombo, psichiatra e psicoterapeuta, spiega che «il disturbo bipolare è un’alterazione del tono dell’umore che porta ad alternare fasi depressive a fasi maniacali, più o meno intense a seconda del tipo di disturbo. Si va da quello di tipo I, in cui il paziente soffre di depressione maggiore, episodi maniacali (eccitazione irritabile, deliri di onnipotenza, disturbi del sonno) ed è a forte rischio suicidio, alla ciclotimia che è lo stadio meno grave. È una vera e propria malattia, a differenza del disturbo da personalità borderline, che è una modalità disfunzionale di visione del mondo». Le cause possono essere biologiche, ereditarie o legate a traumi: «Seguo l’orientamento psicanalitico, lavoro sulle esperienze delle persone, sul loro passato e presente. La terapia farmacologica, soprattutto a base di stabilizzatori dell’umore, va coadiuvata alla psicoterapia che indaga la storia familiare e gli aspetti di vulnerabilità: si mette il malato in contatto con i suoi problemi per consentirgli di "riaggiustarsi"». In generale il disturbo bipolare si configura in quattro fasi fasi. Una depressiva, più lunga, caratterizzata da umore basso, tristezza, disappetenza e pensieri suicidi; una maniacale, che dura una o due settimane, ottimistica e iperattiva; una ipomaniacale, che manifesta un atteggiamento difosrico con rabbia, aggressività e incapacità di comprendere le conseguenze delle proprie azioni; un'ultima mista che alterna i sintomi depressivi e maniacali.
Influencer e disturbi mentali
Su un aspetto Giulia e il professor Colombo sono assolutamente sintonici: la necessità di parlare del disturbo bipolare, e in generale delle malattie mentali, per quello che sono e non ammantandole di retorica o dipingendo i malati come mostri. «Nei momenti di penoso sconforto la mia barra di ricerca si riempiva delle parole “persone famose bipolari”. Ricercavo timidamente la speranza che questo male effettivamente potesse non impedire la crescita della persona e il successo, non solo lavorativo. Ho provato una sensazione rassicurante nel vedere quanti personaggi celebri e non solo riuscissero a tenere le fila della loro vita, con esiti positivi», dice Giulia. Le fa eco il professore: «Io utilizzo molto il cinema nei miei corsi, per parlare di malattie mentali. Se volete imparare chi è il borderline, guardate La sposa turca. Un ottimo film per capire i bipolari è The Hours, Melancholia per la depressione, Secret Window per le personalità multiple. Non è sbagliato in sé utilizzare i social per parlare di disturbi mentali: dipende come lo si fa. È sbagliato enfatizzare gli aspetti negativi perché si rischia l’effetto Werther: l’imitazione da parte di chi è più disturbato».
L’effetto dei social sulle persone che soffrono di disturbi mentali
Negli ultimi anni, complici anche i social, sempre più personalità famose sono uscite allo scoperto per parlare di disturbi mentali: Cesare Cremonini ha rivelato in una lunga intervista di soffrire di schizofrenia, l’influencer Andrea Pinna parla in maniera scherzosa del suo disturbo bipolare. Ma molti hanno cavalcato il trend per speculare sulle proprie malattie psichiatriche o, addirittura, per inventarsene di sana pianta: è il caso della youtuber Breland Emory, famosa per i suoi tutorial di trucco, che ha confessato di essere ricorsa a una falsa depressione per aumentare le visite sul suo canale. «C’è indubbiamente la “moda” di spettacolarizzare i disturbi mentali, anche tra i colleghi. Se io rendo un eroe uno che in realtà è solo un violento, vado a colpire i veri malati e posso suggerire a un criminale un modo per essere più visibile», sostiene il professore. La spettacolarizzazione del disturbo mentale è al centro della nuova docuserie crime di Netflix, Sulla scena del crimine: il caso del Cecil Hotel. Il disturbo bipolare di Elisa Lam, sulla cui morte indaga il documentario, è trattato in maniera estremamente superficiale dagli influencer e segugi del web che all’epoca si misero sulle tracce del presunto assassino, poi rivelatosi del tutto estraneo ai fatti. La necessità di cannibalizzare la vita di Elisa, morta per le tragiche conseguenze della sua malattia, porta a dipingere un innocente come perverso assassino: una stortura frutto di ignoranza e sete di visibilità. «Vorrei che la massima “Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai niente. Sii gentile. Sempre” venisse applicata tenendo conto della portata della battaglia che si sta combattendo: c'è chi combatte una rivolta contadina e chi una guerra mondiale. Non dev'esserci gara in questo ma è necessaria una diversificazione», sostiene Giulia. «Bisogna insegnare a vedere anche gli aspetti positivi della malattia. Come dico sempre ai miei studenti, anche la persona più sana del mondo ha parti malate, e viceversa», conclude il professore.
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