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disturbi mentali

In Italia un paziente su tre non può permettersi le cure psicologiche

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Nel 2021, secondo i dati dell'Istituto Piepoli, il 27,5% dei pazienti che avevano intenzione di iniziare un percorso di terapia psicologica non ha potuto farlo per ragioni economiche, mentre un altro 21% ha dovuto interromperlo. Per questo il Bonus Salute Mentale, che era stato proposto nella Legge di Bilancio 2022, avrebbe potuto aiutare tanti italiani a rivolgersi a uno psicologo, uno psicanalista, uno psichiatra, uno psicoterapeuta. Per chiedere al Governo di tornare sulla sua bocciatura e reintrodurre questo supporto economico, è nata anche una petizione online che nel giro di un giorno ha già raggiunto e superato il traguardo di 15mila firme.

Bonus Salute Mentale, basso costo e grandi benefici

Un aiuto dal costo sostenibile per la collettività reso ancor più necessario dall’aumento dei disturbi psicologici nella popolazione. I dati raccolti dall’associazione di ascolto e supporto Telefono Amico sono allarmanti: nei primi sei mesi del 2021 le richieste di aiuto psicologico sono aumentate del 66% e quelle legate a intenti suicidi addirittura triplicate. A chiamare sono state soprattutto donne (il 51,2%), giovani tra i 19 e 25 anni (21,3%) e tra i 26 e i 35 (19,6%). Sintomo di un malessere che ha colpito la società e che ancora non viene debitamente considerato.

Manca, purtroppo, una normalizzazione del supporto psicologico nella vita degli italiani, nonostante, secondo un sondaggio Ipsos, l’80% dei cittadini consideri la salute mentale importante quanto quella fisica. Eppure i costi possono essere proibitivi, come ha fatto notare il dott. Crepaldi, parlando con VD del problema dei suicidi tra i più giovani: «Oggi, per andare da uno specialista devi pagare tanto e non tutti se lo possono permettere. Molti ragazzi, anche essendo disponibili a chiedere aiuto superando lo stigma, si sentono in colpa a far spendere soldi alla famiglia. Anche perché sono percorsi lunghi che non si risolvono in due o tre sedute ma possono durare anni. È paradossale che quando parliamo dell’eccellenza della sanità pubblica italiana intendiamo sempre e solo quella fisica».

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