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Preferiamo la pace o stare col termosifone acceso?

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Durante la presentazione del “Documento di Economia e Finanza” di ieri, Mario Draghi (al fianco del ministro dell’Economia Daniele Franco), si è espresso con la sua tradizionale durezza su quella che potremmo definire la questione più importante del nostro tempo. «La domanda che ci dobbiamo porre è se vogliamo scambiare il prezzo del gas con la pace. Se ci interessa avere il riscaldamento acceso, o se avere la pace. Questa è la decisione che dobbiamo prendere. E non possiamo scambiare il gas con la pace».

La guerra in Ucraina, infatti, ci ha posto davanti a una domanda che pensavamo di non dover affrontare mai più: cosa siamo pronti a sacrificare per la pace? Perché la pace non è gratis e noi, che da tre quarti di secolo viviamo senza guerre in casa, sembriamo averlo dimenticato. Il pacifismo non si limita a dire “no alla guerra” e a voltarsi da un’altra parte, tantomeno a fare esercizi retorici per deresponsabilizzare gli invasori.

Il pacifismo attivo ha un costo che si misura in sacrifici. Certo, questi sacrifici andranno commisurati alle possibilità economiche delle famiglie, come hanno sottolineato lo scrittore Simone Fana e la giornalista Norma Rangeri: questa operazione «dovrebbe essere gestita facendo attenzione all’impatto su classi sociali diverse» e mantenendo «in buona salute le produzioni primarie, i servizi essenziali» ha scritto la giornalista.

Questa scelta di rinunciare al gas russo, per quanto dura possa apparirci oggi, potrebbe essere l’occasione per un cambiamento che andrà oltre la pace in Ucraina. La crisi climatica (da pochi giorni è uscito il report dell’IPCC) ci sta, infatti, già chiamando a un’inversione di rotta nel nostro modello di sviluppo. Dover privare dell’arma economica Vladimir Putin, forse, è la spinta che ci serve per pensare un’alternativa a questo capitalismo consumistico e autodistruttivo.

Lottare per la pace in Ucraina potrebbe diventare il motore di un mutamento più profondo per le nostre società? La speranza è che lo sia, per quanto ci vengano promesse solo «fatica e lacrime», come ben altri leader dissero in tempi altrettanto oscuri.

Il ritorno dalla guerra in Ucraina

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