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Gli italiani stanno tornando a fumare

Davide ha ripreso la sigaretta tra le dita a maggio 2020, durante il primo lockdown. Non fumava da sette anni. «Era una valvola di sfogo», racconta a VD. «Passavo le mie giornate in casa, nella mia stanza, a lavorare. Il fumo era un modo per scandire la giornata, per avere dei riferimenti temporali». L’isolamento dovuto alla pandemia è stata la molla che ha segnato il ritorno delle sigarette, tradizionali e non, per un milione in più di italiani. Ma anche un certo edonismo diffuso, legato al senso di precarietà che il Covid si porta con sé, potrebbe essere il motivo per cui il tabagismo ha conquistato nuove fette di popolazione.

Il fumo durante la pandemia

I dati dell’Istituto Superiore di Sanità raccontano un cambio di abitudini degli italiani rispetto al fumo. «Dopo una riduzione ad aprile 2020 rispetto a gennaio 2020 (pre lockdown)», si legge nel comunicato stampa dell’ISS dello scorso 31 maggio, «c’è stato un aumento dei fumatori a maggio 2021, con una prevalenza del 26,2% (circa 11,3 milioni) rispetto anche a novembre 2020 (24%)». Si tratta di più di un milione di fumatori in più. In molti casi si tratta di ricadute: circa il 17% degli ex fumatori è tornato al fumo nelle fasi più dure del lockdown. In totale, a maggio 2021, i fumatori italiani sono il 26% della popolazione tra i 18 e i 74 anni, circa 11 milioni. La media delle sigarette fumate al giorno è rimasta però stabile rispetto al periodo pre lockdown e si attesta intorno alle 10 al giorno.

Secondo Roberta Pacifici, direttrice del Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’ISS, un ruolo chiave nell’aumento dei fumatori lo hanno avuto i nuovi prodotti del tabacco (sigarette a tabacco riscaldato, HTP) e le e-cig. Infatti, spiega, «il loro uso in Italia contribuisce alla iniziazione e alla ricaduta del consumo di sigarette tradizionali e ne ostacola la cessazione, alimentando l’epidemia tabagica». Non è un caso, quindi, che le vendite delle sigarette a tabacco riscaldato siano in forte crescita, con un incremento del 1089% dal 2017 quando sono comparse sul mercato, così come le vendite di e-cig, cresciute del 616% dal 2017. Eppure soltanto il 6,7% di chi è utilizzatore di e-cig è riuscito a smettere di fumare. Segno che questi prodotti sono percepiti più come un piacere che come un ausilio per distaccarsi dalla sigaretta in modo definitivo.

Giovani e fumo

Secondo il report dell’ISS, il 52,5% degli studenti ha iniziato a consumare tabacco o a utilizzare la sigaretta elettronica alle scuole superiori, il 4% ha cominciato addirittura a fumare alle elementari. Il 20% si è avvicinato al fumo con la sigaretta elettronica. L’altro aspetto sottolineato dal rapporto è il legame tra fumo e altri comportamenti a rischio: in particolare, il consumo abituale od occasionale di tabacco è associato a comportamenti non salutari: il binge drinking, il consumo di cannabis o di nuove sostanze psicoattive sono infatti pratiche più frequentemente attuate dai fumatori di sigarette tradizionali o utilizzatori di sigarette elettroniche.

Perché si ritorna a fumare?

Negli anni fumare sigarette è diventato sempre meno socialmente – e legalmente – accettabile in diverse parti del mondo, Italia compresa, dove dal 2003 (a seguito di una prima legge del 1995, meno restrittiva) vige il divieto di fumo in spazi chiusi. Pochi si sono accorti che a Milano, da circa un anno le sigarette sono vietate alle fermate dei mezzi pubblici, nei parchi, nelle aree cani, nei cimiteri e negli stati, a meno che non ci sia una distanza di sicurezza di dieci metri da altre persone. Un provvedimento inserito all’interno del Regolamento Aria-Clima che ricorda le “smoke-free air laws” americane.

Secondo un recente articolo del New York Times, negli Usa, e in particolare a New York, ci sarebbe un ritorno delle classiche sigarette, che nell’ultimo biennio hanno iniziato pian piano a rimpiazzare i dispositivi elettronici o la marijuana. Mentre alcuni fumatori affermano di preferire le sigarette ai vaporizzatori per motivi di salute – ricordate il boom, anche in Italia, dello “svapo”, prima di mettere in discussione che fosse un passatempo innocuo? – altri affermano che la scelta è molto più classica, per quanto sia più difficile da ammettere: fumare è tornato cool, per alcuni permette addirittura di darsi un’aria più sofisticata.

Come sono tornati di moda abiti e stili dagli anni passati, ecco che anche il gesto di fumare una sigaretta, direttamente dagli anni Sessanta alla "Mad Men" o ai più recenti anni Ottanta, è di nuovo in voga. Almeno tra i più giovani: se negli ultimi trent’anni tra gli adulti americani il fumo aveva subito un calo, è proprio nelle nuove generazioni che si sceglie la nicotina. Il 2020, secondo il Prof. Hammond dell’Università di Waterloo, è stato il primo anno in cui la vendita di sigarette negli Stati Uniti è cresciuta.

Tra esperti e fumatori, alcuni incolpano la pandemia, che ha trasformato la sigaretta in nuova occasione di socializzazione o ha spinto chi aveva smesso a ricominciare. Altri, spiegano come non solo l’emergenza sanitaria, ma anche le catastrofi climatiche, e l’idea in generale che il mondo stia per finire, ci abbiano resi più fatalisti e inclini a concederci alcuni piaceri o a rifugiarci in essi.

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