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I giovani non fanno più sesso, neanche da solisti
In una scena di "Trainspotting" Mark Renton riflette in discoteca: «A thousand years from now there will be no guys and no girls, just wankers. Sounds great to me». Venticinque anni dopo l’uscita del film, la profezia sembra - in parte - trovare conferme scientifiche, riportate in alcune recenti notizie. In particolare uno studio pubblicato su Archives of Sexual Behavior ha analizzato l’attività sessuale di due gruppi composti da oltre 4mila persone statunitensi. Ne è emerso che, negli ultimi dieci anni la percentuale di adolescenti che non hanno avuto esperienze sessuali è aumentata dal 28,8% al 44,2%. Anche tra le ragazze la percentuale è aumentata, dal 49,5 al 74%.
Meno sesso e meno masturbazione tra i giovani
Quello che Mark Renton non poteva prevedere era che anche la masturbazione, e non solo il sesso di coppia, subisse un calo. Lo stesso studio ha infatti evidenziato che, tra gli adolescenti, la masturbazione (definita “da solista”) è in calo. Le persone coinvolte hanno dovuto rispondere a domande riguardanti la frequenza dei rapporti pene-vaginali (opzioni di risposta che vanno da "per niente" a "giornaliero") e il repertorio sessuale (come l'ultima volta della masturbazione da solista, la masturbazione in coppia, il sesso orale).
Secondo i ricercatori non si può affermare con certezza quali siano i fattori alla base di questo calo dell’attività sessuale. Eppure, secondo l’autrice Tsung-chieh Fu «nei più giovani potrebbe giocare un ruolo importante l'aumento nell'uso dei social network e dei videogiochi, attività che portano via tempo al sesso». La coordinatrice dello studio Debby Herbenick sostiene che un’altra causa scatenante potrebbe essere stato l’aumento del rough sex, il cosiddetto sesso duro, una pratica comune tra i giovani tra i 18 e i 29 anni, che include soffocamenti, strangolamenti, sculacciate. Spiega Herbenick: «Una persona potrebbe desiderare fare sesso, ma avere paura di essere coinvolta in pratiche indesiderate».
Il fattore Covid-19: come è cambiato il sesso durante la pandemia
Un altra ricerca, più vicina a noi ma realizzata in un lasso temporale molto ridotto rispetto a quella americana, è stata condotta dall’Università La Sapienza di Roma. Secondo la ricerca, in Italia i giovani stanno facendo meno sesso “reale” e più sesso virtuale. Aumenta la frequentazione di siti porno, il numero di contenuti condivisi, si ricorre più spesso al sexting, le chat a sfondo sessuale. Chiara Simonelli, psicologa e sessuologa, docente di Clinica dello sviluppo sessuale a La Sapienza di Roma, crede che il fenomeno dipenda dall’aumento di ansia e depressione, anche tra gli adolescenti, una conseguenza del Covid-19 già acclarata da numerose ricerche scientifiche. «Alcuni ragazzi si isolano totalmente e trascorrono le giornate su internet», spiega Simonelli in un’intervista al Fatto Quotidiano. «L’attività erotica si concentra, talvolta ossessivamente, sull’autoerotismo. [... ] Per le ragazze il malessere si concentra in particolare sul corpo: disturbi dell’alimentazione, non sentirsi adeguate e attraenti, paure legate alla mancata sperimentazione dell’orgasmo, perdita di autostima corporea e non, fino ad atti di autolesionismo».
Un altro studio, realizzato dall'Istituto milanese Mario Negri, pubblicato a ottobre 2021 sul Journal of Epidemiology, ha mostrato che il 27% di più di 6mila soggetti in Italia ha diminuito l'attività sessuale durante i lockdown. Solo l'8% ha riferito di un incremento. «Se l’interruzione degli spostamenti e l’obbligo di distanziamento sociale hanno soprattutto limitato la vita sessuale dei single, la paura del contagio, i sentimenti generalizzati di ansia e di tristezza, la presenza dei bambini a casa sono tra i probabili fattori alla base di questo importante decremento nei partner conviventi», aveva commentato Andrea Amerio, ricercatore psichiatra dell’Università di Genova e primo autore dello studio.
D’altronde anche il nostro giornale aveva registrato l’andamento tra i giovani, delineando e raccontando il fenomeno delle cosiddette Never-Met Relations, relazioni che si consumano senza mai sentire la necessità fisica di incontrare il proprio partner. «Questo è un fenomeno che è assolutamente in crescita», aveva spiegato a VD la dottoressa Annalisa Battisti, psicologa che ha tra i suoi pazienti adolescenti che parlano di relazioni trascorse senza un incontro reale. «È chiaro che mettere a nudo la propria intimità ed esporsi in rete è molto più semplice. In adolescenza, poi, c’è bisogno di sperimentare. E allora, ad esempio, un conto è se si vive in una metropoli e basta scendere (quando non c’erano restrizioni) per vedere tante persone diverse, tante sessualità diverse, tanti modi di stare in società diversi. Altro conto è vivere in periferia o in un paese. Ai margini è più difficile sperimentare, ci si espone a un rischio sociale elevato. E allora meglio crescere, sperimentando, al sicuro. E il luogo più sicuro ora è la camera, con uno smartphone tra le mani».
Meno preservativi, più sex toys
A fare il paio con la ricerca dell’Istituto Mario Negri è la notizia, diffusa negli ultimi giorni, che durante il lockdown la vendita di preservativi è calata in maniera vertiginosa. Lo ha notato il più grande produttore di preservativi al mondo, Karex, segnalando che il calo registrato è del 40%. E pensare che, nella primavera 2020, si prevedevano exploit di vendite per i produttori di preservativi. Goh Miah Fiat, ceo di Karex - azienda che rifornisce la Durex - ha giustificato il calo dicendo che durante il lockdown le persone hanno fatto meno sesso (o sesso meno protetto?). Gli affari sono invece andati a gonfie vele per le aziende produttrici di sex toys, che hanno visto gli incassi aumentare del 160% in pochi mesi.
Educazione sessuale, l’anello mancante
«Mai come oggi la riapertura delle scuole in presenza è cruciale per far emergere i giovani dalla vita in remoto in cui sono annegati a causa del Covid», aveva affermato a settembre il dottor Alessandro Palmieri, presidente della Società Italiana di Andrologia, presentando i dati di uno studio su sesso e adolescenti. «È fondamentale che i ragazzi imparino a rivolgersi allo specialista della sessualità maschile per aver informazioni corrette». Secondo gli specialisti Sia, inoltre, «l'educazione alla salute sessuale nelle scuole gioca un ruolo primario nello sviluppo di una sana sessualità negli adolescenti.
È importante introdurre programmi scolastici di educazione al sesso concentrandosi su progetti di intervento precoce che potrebbero ridurre futuri problemi sessuali e riproduttivi, come infezioni sessualmente trasmesse e gravidanze indesiderate». Allo stesso modo la pensano i lettori di VD: il 98% (su un campione di oltre 1000 persone) ritiene cruciale l’educazione sessuale a scuola, che per la maggioranza dei rispondenti al sondaggio dovrebbe cominciare prima delle scuole superiori. La maggior parte dei lettori sostiene di cercare informazioni sul sesso su internet e non ne ha mai parlato con il medico.
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