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Come il Covid potrebbe aver rovinato la tua vita sessuale e i tuoi genitali
Illustrazione di Luana Conti
Il pene di un giovane trentenne americano si sarebbe rimpicciolito di 3,8 cm dopo che il ragazzo ha contratto, in forma grave e sintomatica, il virus del SARS-Cov-2 – ribattezzato dai più burloni «SARS-Cock»: questa alterazione, preceduta da un lungo periodo di deficit erettivo, sarebbe dovuta a una gravissima vasculopatia e pneumopatia Covid-correlata e, appurata l’aneddotica, ha già preso un nome: Covid-Dick.
Il coronavirus, infatti, è capace di provocare un pesante danno all’endotelio, lo strato più interno dei nostri corpi cavernosi che ne permette l’estensione erettile: per questo motivo, prima della riduzione dei centimetri genitali, si assiste per qualche mese a una serie di anomalie nell’erezione. Alla comparsa dei primi segni di disfunzione, chi ha contratto il virus farebbe bene a consultare il proprio medico – anche perché, diciamocelo, quattro centimetri sono davvero tanti – e uno dei modi per prevenire queste ripercussioni, o per lo meno limitarle, sarebbe un approccio terapeutico combinato attraverso l’utilizzo di dispositivi meccanici e farmaci: da una parte i traction device e i vacuum, e dall’altra gli ibPDE5 – gli inibitori della fosfodiesterasi 5 di cui fa parte, va da sé, il Viagra.
Gli effetti del Viagra sui polmoni
Proprio il Viagra (all’anagrafe: Sildenafil) è l’oggetto di un altro studio che investe il virus pandemico, a partire dal caso di un’infermiera del Lincoln County Hospital: ricoverata in terapia intensiva, la donna ha raccontato di essere riuscita a uscirne grazie al trattamento sperimentale di quel farmaco in sinergia con altri. Sebbene il Viagra sia arcinoto per i suoi effetti sull'efficienza erettile, infatti, resta comunque un farmaco cardioprotettivo, e utile per trattare l’ipertensione polmonare; in un ospedale londinese è stato somministrato a 23 pazienti positivi al Covid – l’80% dei quali non ha sviluppato dilatazione o insufficienza ventricolare: il Sildenafil ha dimostrato di avere un effetto antinfiammatorio, di ridurre la pressione arteriosa polmonare, l’edema polmonare e il rimodellamento – ma si tratta di studi su piccola scala, che non possono certo dare completezza nei risultati.
Parlare di sesso ai più giovani, nel 2020
A occuparsi di questo e di altri fenomeni sessual-pandemici, da questa parte dell’oceano, ci pensa il dottor Nicola Macchione – urologo e andrologo e star di Instagram, autore non a caso di una delle poche buone eredità che ci portiamo dal 2020: a ottobre di quell’annus horribilis infatti, in accordo con le indicazioni pubblicate dal New York City Department of Health, Macchione diffuse sul suo account un decalogo al sesso sicuro in un periodo incerto, dal titolo Safe sex – O così o Covid, con superbe illustrazioni di Antonio Colombini. «In due a letto si sta molto bene» si legge al punto otto, «ma c’è chi ama gli assembramenti; è utile accorciare la guestlist».
L’urologo spiega di aver sentito l’esigenza di intervenire nel dibattito sulla sessualità durante il Covid soprattutto dopo una «vaga» e «poco chiara» trasmissione di Rai 2, andata in onda il 17 ottobre di quell’anno: un programma che si chiamava Generazione giovani sebbene il conduttore avesse 52 anni e l’ospite in studio, Daniela Santanchè, 59. A sei minuti dalla fine, dichiarando «un mezzo sorriso sulle labbra», il Conduttore introduce un capitolo «molto breve», dice, ed è quello del sesso: «state tranquilli, potete non mandare a letto i bambini o allontanarli» rassicura – ma sono le undici del mattino.
«Un’altra questione che riguarda i nostri ragazzi», prosegue, «è come ci si approccia all’affettività al tempo del Covid: per voi è cambiato qualcosa?» domanda ridendo a sei giovani in studio; «io convivo, quindi sono molto noiosa» risponde una delle ragazze; «chi vive nel peccato?, nessun altro?» continua a sghignazzare il Conduttore. Il cabaret avrebbe dovuto portare, in realtà, a commentare l’intervista rilasciata dalla sessuologa e psicoterapeuta dell’Istituto di Psicologia Clinica di Roma, Roberta Rossi, al quotidiano La Repubblica: l’articolo, del 12 ottobre, parte dalla domanda posta da un nonno: «mio nipote dovrà affrontare la sua prima volta, quali consigli posso dare?». La risposta che ricalca le linee guida nazionali è riassunta in un elenco puntato a tutto schermo: attenzione all’igiene personale e del luogo; ambiente il più possibile ampio e ventilato; contatti il meno possibile ravvicinati; purtroppo ma necessario indossare mascherina.
Già dal secondo punto dell’elenco inizia a montare l’ilarità di Santanchè: «così il desiderio è altissimo» dice, «uno un attimo prima si mette a pulire con la spugnetta»; e poi «finestre aperte, vi prendete una bella bronchite».
«State attenti che non ci siano vicini…» commenta invece il Conduttore, ma il risolino soffoca la frase. «Scusate, non vorrei che qualcuno potesse fraintendere, lo diciamo col sorriso però sono i consigli che dobbiamo dare ai ragazzi». Vorrei non dirmi d’accordo con la senatrice (che però vuole essere chiamata senatore), che al grido di «ma cerchiamo di essere seri!» affonda definitivamente l’argomento, prima di iniziare un monologo più o meno nonsense su Governo e Regioni: «ma non sono consigli di buonsenso!».
La sessualità in televisione
I messaggi veicolati da Rai 2, scrisse all’epoca il dottor Macchione, «sebbene dall’alto valore scientifico, avevano la pecca di avere un potere comunicativo “nullo” o quasi – utili per gli addetti ai lavori ma non per il pubblico a cui quella trasmissione è indirizzata. Questi consigli (la famosa schermata azzurra) diventati virali sul Web grazie anche a Trash italiano e al super commento di Chiara Ferragni, si sono dimostrati funzionali per far emergere il problema, ma non per spiegarlo». Il progetto del decalogo, allora, ha cercato di rendere l’argomento comprensibile a tutte e a tutti negli stessi giorni in cui, ai microfoni di Un giorno da pecora, il virologo Fabrizio Pregliasco invitava la collettività all’astinenza, «per non dire attività onanistiche come unica alternativa».
Anche dagli Stati Uniti era arrivato il consiglio di risolvere la questione con sé stessi, mentre dall’Olanda quello di trovare un compagno o una compagna di letto stabili; «o viviamo in una bolla, come i giocatori americani, o davvero siamo tutti esposti» disse Pregliasco – intendendo anche all’interno della coppia: «in ogni caso l’attività sessuale ha un certo rischio… anche le deiezioni, le feci sono a rischio». La simpatica Geppi Cucciari citò allora il Galateo apparso sul Corriere quella settimana, che suggeriva, anche tra persone stabilmente legate «da rapporti di stima e affetto e sessualità», di tenere sempre la mascherina. «Mica è così facile… I rapporti sessuali sono rischiosissimi, questo è il guaio».
Io non so se Pregliasco credesse veramente a ciò che diceva, ma sicuramente non ci credevano i suoi amici, che per sua stessa ammissione dopo questa intervista hanno cominciato a prenderlo in giro: «è arrivato un meme molto carino» raccontò la settimana successiva, «una foto di due, una coppia, diceva ma sì te la do ma lo faccio solo per far dispetto a Pregliasco; se non altro, questo potrebbe aver favorito qualcuno». «A noi era venuto il dubbio, sa?» concluse il simpatico Giorgio Lauro (che di recente ha ricevuto ben tre voti al per l’elezione del Presidente della Repubblica): «c’è chi predica bene e razzola male… Queste regole che aveva dato l’altra volta, lei le segue oppure le infrange?». «Per questo mi devo rifare alla possibilità di non rispondere».
L’apparato genitale e i vaccini a mRNA
In questo anno e mezzo, Macchione non ha smesso di indagare il rapporto tra sesso e coronavirus, e più di recente anche tra sesso e vaccini: immunizzarsi non altera in alcun modo la fertilità maschile – ci spiega – «mentre il Covid sì»: uno studio dell’Università di Miami riporta l’assenza di “danneggiamenti” al liquido seminale di chi ha ricevuto fino alla seconda dose di vaccino a mRNA, mentre sembra sempre più evidente che invece «i soggetti affetti da Covid con sintomatologia moderata-severa mostrano un’alterazione in senso negativo; la malattia, infatti, può inficiare la motilità e la vitalità spermatica»: e, a dimostrarlo, ci sarebbe uno studio che ha analizzato i dati di circa 69 pazienti. Vari campioni di uomini, poi, sono stati oggetto di analisi anche a 30 e a 70 giorni dalla somministrazione della seconda dose: in alcuni casi la conta spermatica è persino aumentata.
Prima di Sanremo, e prima di dedicare una serie di approfondimenti all’invecchiamento vaginale, il dottor Macchione ha lanciato un sondaggio che indaga gli effetti del vaccino più in generale, sulla libido e sulla sessualità – in un momento in cui si parla di crisi della produzione di preservativi, di cambiamento nel ciclo mestruale e calo del desiderio nei e nelle giovani.
«Visti i numerosi dati aneddotici in merito all’influenza dei vaccini da mRNA anti-Covid su desiderio sessuale, fertilità, funzione genitale e ciclo mestruale» scrive l’urologo, «abbiamo deciso di approfondire la nostra indagine con una survey dedicata»; il sondaggio, rivolto a donne e uomini, è disponibile a questo link – ma qualcosa mi fa credere che Rocco Siffredi non ne prenderà parte: intervistato di recente da Leggo, il regista performer ha infatti dichiarato di non essere interessato a «parlare del vaccino, nel bene o nel male». Se si fosse limitato a questa candida dichiarazione, non ci sarebbe stato niente di eclatante: ma, interrogato sugli effetti del long-Covid, lui che si è ammalato ben due volte, ha sentito l’esigenza di dubitare: «non sono un medico» ha esordito, «ma forse in alcuni casi gli effetti sono solo psicologici». E riguardo al rischio di disfunzione erettile: «lo dicono gli uomini, vero? È la nuova scusa che si sono inventati per non appagare più le proprie donzelle».
Io, però, lo so che Rocco è un attento consumatore dei miei articoli: e a questo punto della lettura l’avrò sicuramente convinto del contrario.
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