VD Logo
VD Search   VD Menu

sesso

Sexy massaggi clandestini. Cosa succede fuori dai centri autorizzati

Condividi su Facebook Condividi su Twitter Condividi su WhatsApp

Tutto è cominciato con una contrattura alla spalla destra (in realtà è cominciato con il lavoro da remoto, che mi ha contratto la spalla destra a causa della postura sulla scrivania della mia stanza): dopo una dispendiosa visita dal massofisioterapista ho capito che non mi sarei potuto permettere una “terapia” ufficiale – fatta di frizioni, pistole massaggianti o a percussione – e allora, sognando uno o una stagista di centro estetico da far impratichire, mi sono affidato ai risultati di Google scrivendo massaggi Milano: poi, lo ammetto, la ricerca è diventata massaggi gay Milano perché con tutte quelle donnine in lingerie non ce la potevo proprio fare.

Il mondo dei massaggiatori a Milano

Dovunque mi girassi, andavo sempre a finire su un sito che, per evitare qualsiasi tipo di problema fisco-legale, chiameremo Cremisi Massaggi, dove in mezzo a qualche viso oscurato e a qualche fiore di loto si leggeva e si legge: «operatore olistico-Reiki», «massaggiatore professionale qualificato», «certificato», «diplomato M.C.B.», «massaggio Ayurvedico rilassante e decontratturante», «personal trainer», «competenze anche per depilazione intima»; a entrare nelle schede di chi ci metteva la faccia si susseguivano recensioni, foto e video, il numero di telefono e a volte anche il tariffario, i trattamenti e le zone: «su confortevole lettino professionale», «in ambiente accogliente, igienico, non condiviso», «all’interno di contesto condominiale signorile, sprovvisto di portierato, nel pieno rispetto della tua privacy».

Non serve una laurea in Ingegneria Informatica per trovare molti degli stessi ragazzi su altri siti, con nickname diversi tipo Tizio Escort Massaggi o Caio Escort Milano: non a caso, un altro portale, Hunqz, a differenza di Cremisi Massaggi si dichiara «il più grande network di accompagnatori per uomini gay e bisex e trans nel mondo» e la seconda voce della sezione Interessi è proprio Massaggi (le altre, per la cronaca, sono Attivi, Passivi, XL e oltre, Muscoloso, Ama pelle e cuoio…): i massaggiatori sono ordinati per distanza, si chiamano anche 2BiGDickXxL, Master4feetslave ma anche Pornactor, Fotomodello, Toro e altre unità di misura centesimale, fino a due amici etero che offrono «massaggio sensuale e naturista a quattro mani». Molti di loro si dichiarano accompagnatori, spogliarellisti, disponibili anche per video «a casa mia», «a casa tua», «in hotel» con compensi orari dai 150 ai 200 euro – addirittura 2mila se si richiede pernottamento.

Tralascio gli account premium, trascrivo alcuni dei loro numeri e vedo se hanno Telegram – e, su Telegram, vedo se hanno foto, cosa che non capita spesso: quando capita, inizio a contattarli raccontando la storia della contrattura e mi faccio mandare i preventivi – si va da € 40 per 40 minuti a € 100 o 50 per tutta l’ora, dipende se il massaggio è Decontratturante e/o Sportivo e/o Tantrico e/o Lingam; più di € 100 per un Nuru (che non vi consiglio di cercare online) o per chi rivendica competenze certificate qualificate in studio igienizzato con diplomi incorniciati e appesi e tutti i comfort: possibilità di doccia prima e dopo, ciabatte, asciugamani: «diffidate da chi vi fa pagare solo cinquanta euro per un massaggio, quelli non sono professionisti!»; e io come uno scemo ci credo.

La mia esperienza

Ma, adesso, non elencherò tutti i singoli massaggiatori che ho incontrato e che, va da sé, ho poi dovuto pagare: perché questo significherebbe, anche involontariamente, fare una stima spannometrica dell’investimento economico che ho voluto affrontare per amore del giornalismo investigativo (e tutta una serie di altre considerazioni inaspettate per chi mi conosce e che, magari, sta leggendo); anche perché non ne varrebbe la pena, la maggior parte delle volte mi sono ritrovato in contesti su cui sarebbe meglio sorvolare, sdraiato in discutibili letti o lettini di fortuna – in un caso si è trattato addirittura del materasso alto pochi centimetri di un divano-letto aperto; in quello specifico caso, il “massaggiatore” se ne stava seduto di fianco a me, pareva mi volesse far addormentare raccontando una fiaba.

Le foto che aveva pubblicato su Cremisi erano state scattate ipoteticamente quindici anni prima che io gli scrivessi: siccome l’impianto elettrico del citofono quel giorno non funzionava, scese a prendermi rivelandosi più vicino all’anzianità che al vigore di cui leggevo nelle recensioni, ché arrancava su una gamba zoppa, con le ciabatte da infermiere in uno stabile fatiscente. Una volta saliti a casa, pretese che lo pagassi in anticipo perché, mi disse, gli era capitato in precedenza di imbattersi in spiacevoli discussioni: col senno di poi non stento a crederci (le 38 recensioni, ho scoperto dopo, se l’era scritte da solo: «mani d’oro», «bell’uomo», «fisico statuario»; inoltre «il prezzo è veramente ottimo»; «consigliatissimo!», «tornerò presto!»).

Sempre, a chiunque, generando estremo stupore ho chiesto di restare prono e mai girarmi, perché ciò che mi interessava era la contrattura alla spalla destra; quelli a cui interessava invece il mio basso ventre annaspavano allora in ipotesi: «il massaggio però è completo solo se fatto su entrambi i lati, dovrebbe durare 50 minuti, l’esperienza, i gruppi muscolari, i chakra»: finivo ogni volta quindi a schiena sotto, ma sempre senza l’erezione che in molti si aspettavano di scoprire. Io, più in imbarazzo di loro, vittima dell’educazione cattolica di impronta francescana, non riuscivo poi a non accontentarli – per cui lasciavo che facessero quello che volevano, spesso pure rimproverandomi: «eh però non ti stai lasciando andare!», perché dell’erezione non si scorgeva ancora l’ombra. Una volta, in uno studio in cui ho pagato addirittura col POS, il “massaggiatore” si era letteralmente intestardito, tirava fuori stimolatori per capezzoli, pinze, gel, mi si è seduto goffamente sulla faccia per stare più comodo, apriva e chiudeva cassetti mentre io cercavo con un occhio l’uscita d’emergenza.

Mentirei, però, se non dicessi che certe volte invece mi sono ritrovato orizzontale davanti al baricentro di massaggiatori giovani, carini (e disoccupati?): ovviamente in loro non ardeva nessun intento sessuale: allora io ci tornavo una seconda volta, pagando il sovrapprezzo del Massaggio Erotico, e pure finivo con l’andarmene a casa insoddisfatto: «mai più» mi promettevo: e invece…

Cosa ho imparato frequentando il mondo dei massaggiatori

Quello che mi iniziava a interessare, a ogni modo, era l’altra metà della vita di queste persone: e dunque, per amore di giornalismo, sono arrivato a Sesto San Giovanni con tanto di biglietto della metro extraurbano, per incontrare il giovane G. nel suo monolocale affacciato su strada, dove praticava massaggio Nuru su futon a € 100: mi racconta di farne circa dieci alla settimana, per un totale di circa € 4.000 al mese, che riceve ovviamente in contanti e che versa su un ventaglio di PostePay intestate a lui, ai suoi genitori, a qualche cugino o fratello o sorella. «Anche una mia amica, una escort transessuale» mi dice, «lavora moltissimo e guadagna molto più di me: ha PostePay sparse fra i parenti, è una cosa normale».

Sempre per amore di giornalismo indago pure all’estero: a Berlino succede che trovo due tizi, con tanto di sito, a cui chiedo se posso usare la carta. «Ci piacciono gli uomini che pagano cash» mi risponde uno dei due, in inglese, e io mi lascio abbindolare anche su doccia esfoliante, peeling e altre invenzioni che ho rimosso dalla memoria ma che, ricordo benissimo, mi sono costate € 170.

Il massaggio si è svolto nel retro di un negozio di creme o olii o altri prodotti che vedevo in vetrina e sugli scaffali attorno alla casa: «tranquillo, non hai sbagliato, è il posto giusto» mi dissero davanti alla porta d’ingresso, vedendomi un po’ spaesato. Nascosta alle vetrine, c’era una sorta di sala d’attesa con poltrone e tavolini e un bancone da bar su cui mi fu offerto del tè verde – e poi c’era una porta che conduceva a un corridoio che conduceva a un sacco di altre stanze, tra cui la sala del massaggio e quella da bagno, in cui ci siamo fatti questa fantomatica doccia da 50 euro. Se non altro, nel breve tempo dell’effettiva frizione, il berlinese ha dimostrato di essere davvero qualificato certificato diplomato: «I’ve found a knot» mi disse infatti premendo sulla spalla destra – ma s’era ormai fatto tardi, aveva un altro cliente e il knot me lo sono tenuto.

La morale di tutta questa storia, partita da una contrattura

L’ultima, grazie a Dio, non è successa a me – ma a un mio compagno di viaggio mentre eravamo a Dubai per un addio al celibato. Essendo la nostra prima volta negli Emirati Arabi, gli sposi (che invece lì si erano trasferiti) ci dicono che non possiamo non provare la tradizionale esperienza del famoso massaggio con happy ending: organizzano un gruppo, scelgono un posto, contattano la maitresse del luogo su WhatsApp che, a sua volta, manda il catalogo dei ragazzi disponibili chiedendo a ognuno di scegliere la foto del proprio massaggiatore. Dopo il cocktail di benvenuto, una volta arrivati, veniamo accompagnati separatamente in stanzini da nove metri quadrati, con lettino e doccia, dove un individuo puntualmente diverso da quello scelto ci offre le consuete quanto inutili mutande di tela, per partire con uno scrub marocchino.

Il mio amico, con addosso questi slip trasparenti, si concede allora questa specie di bagno turco col guanto dello scrub – e, per alleviare il disagio, comincia a chiacchierare domandando ma quanti anni hai, ma di dove sei: poco più che ventenne, il massaggiatore gli racconta di essere scappato da Damasco durante la guerra in Siria, abbandonando lì la sua famiglia e finendo a fare questo lavoro in mancanza d’altro, per mandare i soldi alle sorelle – e la narrazione prosegue a ritmo di strofinii in zone d’ombra con il dubbio montante che questo ragazzo non fosse neanche veramente omosessuale.

Tornati nella stanzina, si svolge allora il massaggio, poi l’happy ending, e infine giunge il reclamo: «tip?». Il mio amico, straziato dal dramma della guerra e di quest’uomo strappato alla sua famiglia, dice sì, certo, tip: e il rifugiato tira magicamente fuori dal cilindro un POS. Colto alla sprovvista – soprattutto perché il trattamento era già stato pagato, per la modica cifra di € 150 – il mio amico chiede: mah, non so, dimmi tu, quanto dovrei lasciare?, metà di ciò che ho già pagato?, 70? E il rifugiato: no!, 70 sono pochi!, io sono povero!, mando i soldi alla mia famiglia!, in realtà una parte la devo tenere per me!, facciamo il doppio?, facciamo 150? E il fatto che il mio amico abbia accettato mi allevia la coscienza proprio sul finire di questo brano: ignorando la morale per cui 1) la contrattura ce l’ho ancora e 2) il massofisioterapista mi sarebbe costato di meno.

Natalie Portman e la rivoluzione della sessualità

Segui VD su Instagram.

Topicssesso  giovani  lgbt 
ARTICOLI E VIDEO