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Anche in Giappone le imprese scelgono la settimana lavorativa di quattro giorni

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Il presidente Yuki Kusumi di Panasonic, l’ultima delle grandi aziende giapponesi ad aver ridotto la settimana lavorativa dei lavoratori a quattro giorni, ha dichiarato: «È nostra responsabilità garantire la stabilità della vita lavorativa ai nostri dipendenti».

La settimana breve in Giappone e nel mondo

La richiesta di un equilibrio tra vita privata e vita professionale dei dipendenti è partita dalle aziende stesse, che, nell’ultimo anno, si sono mosse in questa direzione, ed è stata poi incoraggiata dal governo giapponese attraverso le linee guida di politica economica. Proprio in Giappone, nel 2019, Microsoft aveva sperimentato la settimana lavorativa di 4 giorni sui suoi 2.300 dipendenti nell’ambito del progetto Work-Life Choice Challange. Il risultato?

  • Produttività +39,9%
  • Assenze -25%
  • Consumi -23,1%

Ma il Giappone non è il solo Paese a sperimentare la settimana breve: Nuova Zelanda, Islanda, Scozia e Spagna stanno provando a riformare il lavoro, cercando di agevolare il benessere dei dipendenti e favorire l’acquisizione di nuove competenze. L’idea della settimana lavorativa corta non è nuova: già nel 1935, infatti, il premio Nobel Bertrand Russell scriveva, nel suo saggio Elogio dell’ozio, che «se il salariato lavorasse quattro ore al giorno, ci sarebbe una produzione sufficiente per tutti e la disoccupazione finirebbe. L’etica del lavoro è l’etica degli schiavi, e il mondo moderno non ha bisogno di schiavi», scriveva Russel. Anzi, ha bisogno di creatività e di curiosità scientifica perché al progresso si accompagni anche lo sviluppo.

I rischi del lavoro dei rider

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