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Un lavoratore su quattro guadagna meno del reddito di cittadinanza

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In Italia oltre 4 milioni (per la precisione 4,3 milioni) di lavoratori percepiscono meno di 9 euro lordi all’ora. Quasi un lavoratore su tre guadagna meno di mille euro al mese. Uno su quattro guadagna meno del reddito di cittadinanza, meno di 780 euro. I numeri che emergono dalla XXI Rapporto Inps, presentato alla Camera dal Presidente dell’Istituto Pasquale Tridico, sanno essere impietosi nel fotografare il lavoro povero in Italia. Secondo il sindacalista Aboubakar Soumahoro, chiamato a commentare i dati, «l'Italia è oramai diventata una Repubblica democratica fondata sul lavoro povero».

I dati forniti dall’Inps

ll numero di individui in povertà assoluta è quasi triplicato dal 2005 al 2021, passando da 1,9 a 5,6 milioni. I dati sono ancora meno clementi quando riguardano le donne, la cui retribuzione è del 25%, in media, più bassa di quella degli uomini: 20.415 euro. E il futuro è a tinte fosche: come sottolinea Tridico, infatti, «chi è povero lavorativamente oggi sarà un povero pensionisticamente domani». I numeri, purtroppo, non fanno altro che certificare quello che già da tempo appare evidente. VD, ad esempio, ha intervistato alcuni giovani che hanno raccontato le loro esperienze di lavoro povero.

È il caso di Arianna, trentuno anno: «Mi sono laureata a 24 anni in filosofia, completando l’intero ciclo di studi. Ho cominciato a cercare lavoro a scuola ma nel frattempo dovevo pur mantenermi. Così ho lavorato in una pizzeria per un anno e mezzo: otto o nove ore al giorno, per 850€ al mese», spiega Arianna. «Sul contratto in realtà era scritta un’altra cosa, lavoro molto più a lungo di quanto indicato. Guadagno 25€ al giorno, circa 3€ all’ora per otto ore di lavoro. In nero. I proprietari non hanno mai voluto contrattualizzarmi. Se glielo chiedessi mi indicherebbero una fantomatica fila che si creerebbe fuori al bar, di persone pronte a prendere il mio posto».

Il salario minimo è la soluzione?

Al dramma del lavoro povero si è aggiunta l’inflazione. Con l’aumento dei prezzi, gli stipendi, già esigui, diventano miseri. «L'aumento dei prezzi sarà determinante per definire la soglia del salario minimo. Quella che poteva sembrare alta due anni fa potrebbe infatti diventare ragionevole a fronte di un aumento dei prezzi», ha spiegato il Presidente Inps presentando il rapporto. In Italia il dibattito sul salario minimo è appena iniziato, e nell’agenda politica trova ancora poco spazio. Ma le cifre sulle quali si stanno facendo ipotesi rischiano di essere già superate quando – si spera – saranno discusse in Aula. La pubblicazione dei dati Inps ha riattualizzato il dibattito sul salario minimo. Il M5S ha chiesto alle parti politiche di accantonare posizioni ideologiche e di approvare finalmente una legge sul salario minimo, che risponderebbe peraltro a una direttiva dell’Unione Europea già approvata.

La narrazione distorta

Durante la presentazione del rapporto Inps il ministro del lavoro Andrea Orlando si è soffermato sui media che tendono a focalizzarsi sull’imprenditoria in cerca di manodopera: «I mezzi di informazione parlano di mancanza di manodopera nel settore dei servizi, della ristorazione e persino, più recentemente, della logistica. Manca però l'informazione sulla domanda di lavoro, ovvero sulle condizioni lavorative (orari e retribuzioni) che vengono offerte e sul perché di questa difficoltà, anche rispetto all'incidenza sul sommerso e sul lavoro nero».

Su questo tema Simone, 22 anni, aveva raccontato la sua esperienza a VD: «Quando il mio vicino di casa mi ha parlato di un’offerta di lavoro come web developer, ho pensato che accettare e lasciare lo studio fosse la soluzione più adatta a me, anche se la paga era di 750€ al nero per un full time di 8 ore al giorno. Una paga bassa se rapportata agli introiti dell’azienda. Dopo qualche mese, il capo ha cominciato a promettermi che mi avrebbe fatto un contratto. Ma con la seconda ondata Covid mi ha lasciato a casa. Per lo Stato non stavo lavorando, per cui non ho potuto accedere a nessuna forma di sussidio. È un lavoro che adesso non accetterei più. Ne ho pagato in prima persona le conseguenze».

I rischi del lavoro dei rider

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