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Le foto ritrovate che raccontano le battaglie femministe del '78
Foto di Marisa Licini, dal libro 'Noi' di Nicoletta Grillo
Una generazione di donne pronte a tutto per il cambiamento, vista attraverso lo sguardo di una ragazza ventenne che vive quella generazione e le sue battaglie, che cerca la propria identità e che esplora il proprio tempo. Sono passati oltre 40 anni, e nelle pellicole in bianco e nero di Marisa Licini, raccolte nel libro di prossima uscita “Noi” curato dalla figlia Nicoletta Grillo, rivivono la gioventù e il femminismo che nel 1978 si sono battuti per una società più libera e più giusta.
«Prima di dedicarmi a questo progetto», racconta Nicoletta Grillo, classe 1991, fotografa, artista visiva e ricercatrice, «avevo la sensazione di conoscere molto di più la storia antica che non quella degli anni ‘70 e ‘80 in Italia: per me e per la mia generazione solitamente costituisce un grande buco». Non abbastanza lontani per essere approfonditi come si deve a scuola – complici i programmi non ancora aggiornati – e insieme mai vissuti dalla nostra generazione, se non in qualche raro racconto dei genitori, sono anni che di solito conosciamo poco, ma che sono fondamentali strumenti per mettere a fuoco la società di oggi, e che vivere attraverso una raccolta come questa è prezioso.
Il libro nato da una scatola di negativi ritrovati
«Ho ritrovato le foto, o meglio i negativi, quasi quattro anni fa, dopo la scomparsa di mia madre,» racconta Grillo. «All’epoca mia madre frequentava l’istituto d’arte a Monza, dove aveva studiato anche fotografia: erano probabilmente i primi rullini con cui si era esercitata, che raccontano anche momenti di quotidianità con le amiche, e che per questo forse non aveva mai fatto stampare.» Nella scatola Grillo ha trovato una cinquantina di rullini, poco meno di mille foto, ognuno catalogato con mese, anno e soggetto fotografato. «Quelli che mi hanno più colpito,» racconta, «sono quelli intitolati ‘Manifestazione diritti delle donne’, era l’anno della legge 194 sull’aborto, l’ultimo del movimento femminista del decennio tra il '68 e il '78.»
«Con mia madre avevo parlato pochissimo di quegli anni e delle sue esperienze fotografiche: scherzando mi aveva raccontato che da giovane coltivava idee politiche abbastanza radicali e anarchiche, ma non ho mai saputo quanto fosse attivamente coinvolta.» Dopo un periodo lungo due anni in cui si era dedicata molto alla fotografia, Marisa Licini aveva infatti intrapreso un’altra strada, studiando infermieristica e tenendo lezioni di educazione sessuale. «La sua unità di lavoro era nata dall’emergenza dell’HIV negli anni ‘80. Non ne abbiamo mai parlato a fondo, ma ha sempre avuto una mentalità aperta su questi temi.»
Il progetto 'Noi' della figlia Nicoletta
Il libro si intitola “Noi” per sottolineare la continuità tra generazioni, ma anche il lavoro in un certo senso a quattro mani di madre e figlia, per quanto in differita, e la sorellanza tra donne, all’epoca unite per conquistare il diritto all’aborto e le altre rivendicazioni delle battaglie collettive di quegli anni. «L’idea del fare insieme era per me fondamentale: anche se non ho potuto chiedere l’autorizzazione a mia madre, che è sempre stata molto riservata, credo che lo avrebbe accettato, e che sarebbe stata felice. Spero sia un’occasione per ripensare questi temi anche nel contemporaneo.»
“Noi” raccoglie le fotografie scattate da una ragazza di vent’anni che poi ha messo da parte la macchina fotografica: uno sguardo pieno di fiducia, capace di incarnare gli ideali battaglieri della protesta femminista, cominciata una decina d’anni prima, ma anche di rappresentare con delicatezza l’intimità delle protagoniste. La sequenza del libro esplicitamente si muove dalle immagini che raccontano una dimensione più pubblica e politica a quelle dedicate a una dimensione più intima. Anche Nicoletta è una fotografa, laureata prima in Architettura e poi in fotografia, con un dottorato di ricerca sempre nello stesso campo. «Ho scelto di lavorare con questo materiale d’archivio mettendoci un’interpretazione personale: molte immagini presenti nel libro sono ritagliate, motivo per cui vedi la grana così forte, in particolare sui volti in manifestazione dei ragazzi che urlano come eccesso di rivolta. Di solito le immagini di folle e masse in manifestazione le trovo molto impersonali, ecco perché volevo concentrarmi su alcuni dettagli.»
«Mi sono fatta guidare dalle immagini. Ne ho parlato anche con la sua migliore amica, e insieme con mia zia sono riuscita a ricostruire le informazioni di contesto. «Per me è stata l’occasione per studiare Carla Lonzi, scrittrice e critica femminista, e approfondire il tema del femminismo milanese, con una ricerca sui manifesti femministi nell’archivio dell’unione delle donne italiane. Poi, però, nel libro ho preferito focalizzarmi sulle immagini e lasciare spazio a un racconto più intimo, in grado di fornire non tanto una prospettiva storica, quanto un’atmosfera e delle suggestioni.» Il conflitto, inteso come battaglia sociale ma soprattutto come lotta per la propria scoperta, temi come quello del possesso e della cura, le relazioni: temi che grazie al covid sono diventati urgenti, anche se in un’epoca diversa.
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