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Le continue polemiche sull'educazione LGBT nelle scuole italiane

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Sono esplose le polemiche sulla circolare del Ministero dell’Istruzione che invita i docenti di tutte le scuole, in occasione della giornata contro l'omotransfobia, «a creare occasioni di approfondimento con i propri studenti sui temi legati alle discriminazioni, al rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali». Fratelli d’Italia ha chiesto al ministro Bianchi di ritirare la circolare e accusato, assieme al sottosegretario all’Istruzione della Lega Sasso, la maggioranza di voler far rientrare “dalla finestra” il ddl Zan. La sensibilizzazione su questo tema nelle scuole era, infatti, uno dei punti caldi del ddl affossato, ottobre scorso, al Senato.

Perché ci servirebbe l'educazione LGBT a scuola

Le reazioni scomposte dei gruppi ultraconservatori per qualsiasi forma di “educazione LGBT+” nelle scuole, non sono una novità. Nel 2017 il Comune di Roma aveva iniziato un ciclo di aggiornamenti sull’inclusività nella capitale suscitando, subito, le reazioni di organizzazioni come ProVita, degli insegnanti coinvolti e di quotidiani come La Verità, che parlarono di “indottrinamento gender”. Ma, secondo UNESCO e Amnesty International, questo tipo di attività scolastica aiuterebbe i ragazzi contro il bullismo e nell’accettazione di sé. Per questo motivo, il Regno Unito ha introdotto, nel 2020, l’educazione LGBT+ tra le linee guida scolastiche del Ministero dell’Istruzione.

Una giornata di sensibilizzazione annuale potrebbe fare già molto. Gli studi sul tema parlano di un 70% degli studenti LGBT+ italiani vittima di bullismo a scuola. Il Prof. Burgio, studioso del problema, ha spiegato a VD che, tra gli adolescenti, esiste una forte connessione tra i fenomeni di bullismo e l’eteronormatività. Gli studenti LGBT+ sarebbero il 5-10% della popolazione scolastica, circa due per ogni classe, e nella maggior parte dei casi scoprono il proprio orientamento sessuale proprio nel difficile periodo dell’adolescenza. Ora come ora sono lasciati soli, in balia di una società che ha difficoltà ad ascoltarli e, ancora di più, ad accettarli. Per ognuno di loro la scuola potrebbe diventare un luogo di crescita e inclusione, non più di paura e rifiuto.

Il liceo che permette agli studenti transgender di usare il nome che hanno scelto

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