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«Non è giusto che i figli di coppie LGBT italiani abbiano meno diritti dei loro coetanei europei»

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Il Comune di Torino ha dovuto sospendere le trascrizioni su un apposito registro anagrafico dei figli delle coppie omogenitoriali. Introdotte quattro anni fa nel capoluogo piemontese, le trascrizioni servivano – nelle intenzioni dell’amministrazione – a tutelare i figli di coppie omosessuali. A fermare il sindaco Stefano Lo Russo è stata però una comunicazione del Prefetto, che gli chiede di adeguarsi alla legge italiana (che non prevede queste trascrizioni) e gli ricorda che la registrazione costituisce una violazione di legge. Apparso fin da subito amareggiato, il sindaco Stefano Lo Russoha oggi incontrato le associazioni del Coordinamento Torino Pride per un confronto sui prossimi passi. VD lo ha intervistato a margine dell’incontro. «Questa sospensione è molto dolorosa. Non è giusto che i bambini italiani figli di coppie omogenitoriali abbiano meno diritti dei loro coetanei degli altri paesi europei», ha detto.

La mancanza di una legge in Italia

«Si tratta sostanzialmente di un problema politico», ha aggiunto Lo Russo. «La Corte Costituzionale ha invitato il Parlamento a legiferare, nel Nostro paese non esiste una legge e questo consegna una davvero eccessiva disparità di trattamento tra Comune e Comune, tra sindaco e sindaco, tra Corte d'Appello e Corte d'Appello. Siamo in un caos normativo ma soprattutto in un contesto di mancata tutela per le figlie e i figli di coppie omogenitoriali. E questo Davvero mi pare profondamente ingiusto e mi fa anche vergognare di essere italiano nell'Unione Europea». Lo Russo ha detto a VD di sentirsi «prigioniero. C’è una legge che mi è stata formalmente richiamata dalla Prefettura, alla quale devo attenermi».

I prossimi passi

«Incontrando le associazioni, abbiamo voluto chiarire i parametri che sono alla base della sospensione ma soprattutto condividere un percorso per sensibilizzare il Parlamento a prendere in mano la questione, una questione di civiltà. Speriamo si possa far fare a questo Paese un passo in avanti», ha chiarito il primo cittadino. La Corte di Cassazione si pronuncerà sul ricorso del Comune di Torino: «Ma non possiamo continuare a ragionare sulle sentenze, c’è una questione nazionale da affrontare nelle sedi proprie, nelle aule parlamentari», ha concluso Lo Russo.

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