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L’aria che respiriamo cambia la nostra mente

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Pulire l’aria per pulire il nostro cervello. C’è un filo rosso che collega la qualità di ciò che respiriamo alle nostre capacità cognitive. Questa è la conclusione a cui sono arrivati gli scienziati attraverso alcuni studi che hanno preso in esame qualità dell’aria, inquinamento e salute della nostra mente. Il messaggio è chiaro: il nostro cervello, per funzionare, deve poter respirare verde. E in questo, gli alberi, gran mangiatori di CO2, sono fondamentali.

L’effetto dell'inquinamento sui nostri cervelli

Molti di noi pensano al cervello come all’organo più protetto dagli agenti esterni. Ma purtroppo non è così. Secondo uno studio dell’Università di Beijing e della Yale School of Health, pubblicato nel 2018, le persone che vivono in città, non solo soffrono maggiormente di malattie cardiovascolari e respiratorie rispetto al resto della popolazione, ma stanno anche perdendo le loro facoltà cognitive. Ad alti livelli di inquinamento infatti corrisponderebbero bassi risultati nelle abilità linguistiche e in aritmetica. Per alcuni l’impatto è talmente forte da far perdere parecchi anni di istruzione. L’anidride carbonica, quindi, non è solo responsabile della crisi climatica, ma colpirebbe anche il nostro modo di pensare, rendendoci più lenti nel pensiero, inibendo la nostra capacità di dar vita a nuove idee e di formulare pensieri complessi, senza contare il legame tra Alzheimer e demenza riscontrato da ricerche più recenti. E i meno istruiti sembrano essere i più vulnerabili. Non solo. Lo smog farebbe invecchiare il cervello di due anni, esponendolo anche agli attacchi della depressione. Il “male del secolo”, infatti, sarebbe più propenso ad attaccare menti indebolite, o come sostengono gli scienziati, perennemente infiammate dal particolato atmosferico. Lesioni silenziose, di cui è quasi impossibile accorgersene, ma che, giorno dopo giorno, “mangiano” il nostro cervello e distruggono le sue abilità. In particolare, a concentrazioni di 1000 ppm di CO2, le attività cognitive degli esseri umani calano del 21%, mentre se dovessimo raggiungere quanto prefissato dagli accordi sul clima di Parigi, nel 2100 avremmo 660 ppm di CO2 che corrispondono a un calo del 15%. Se si considera che, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il 92% della popolazione mondiale respira aria non sana, l’inquinamento è una seria minaccia per la salute pubblica mondiale, al pari del fumo della sigaretta per quanto riguarda il tumore ai polmoni. Come scrive il The Guardian, il nostro cervello sta marcendo. E forse questa è la ragione per cui non stiamo facendo nulla, almeno per il momento. Insomma, siamo quello che respiriamo. La soluzione per invertire la rotta? Tornare a respirare verde, piantando nuovi alberi.

Il valore di un albero

Stando a quanto riportato da Ecological Modelling, le foreste piantate in alcune megalopoli, analizzate dallo studio, valgono 505 milioni di dollari in termini di servizi che restituiscono alle grandi città. Una cifra da capogiro, calcolata in base agli effetti che ha sull’ecosistema, che se moltiplicata per i 3 miliardi di alberi scomparsi per mano dell’uomo nel corso della storia, danno un’idea del debito che abbiamo verso il pianeta. E verso noi stessi. Secondo lo studio Nature and Neurodevelopment: Differences in Brain Volume by Residential Exposure to Greenness, crescere in mezzo alla natura aumenterebbe le nostre prestazioni cerebrali. Il ripristino di foreste è dunque l’arma più potente che abbiamo per scongiurare non solo il riscaldamento globale ma anche per garantire al nostro cervello il pieno sviluppo delle sue capacità cognitive, allontanando il rischio di malattie come demenza, Parkinson e Alzheimer. Non a caso, i ragazzi che abitano in zone verdeggianti dimostrano di avere un cervello più creativo rispetto a chi vive in aree invase dal cemento. Le foreste urbane e gli alberi in generale, quindi, hanno un effetto benefico sulla nostra salute perché abbattono polveri sottili e gas inquinanti e migliorando la psiche delle persone, andando a combattere gli stati depressivi. Insomma, mentre i deserti avanzano, i ghiacciai si sciolgono e le nostre menti si impoveriscono, piantare alberi ci offre la possibilità di fare la differenza. E, se non amiamo sporcarci le mani con la terra, lo possiamo sempre fare con un clic. Con più di un milione e mezzo di alberi piantati dalla sua community e più di 440mila tonnellate di CO2 assorbita, Treedom è il sito che dà la possibilità di giocare la propria parte per il benessere della nostra mente e per il pianeta, colorandolo di verde. Fondata nel 2010 da Federico Garcea e Tommaso Speroni, la piattaforma permette agli utenti di scegliere un albero tra quelli disponibili, piantarlo con pochi click in uno dei diversi Paesi tra Africa, Sud America, Asia e seguire online la storia del progetto di cui fa parte. Le piante vengono poi curate da contadini locali, che ricevono supporto tecnico per la piantumazione e la gestione degli alberi, contribuendo a produrre benefici ambientali, sociali ed economici per le comunità che se ne prendono carico. In pratica si va a sostenere la cura degli alberi nei primi anni di vita, quando ancora non sono produttivi. Ripagando parte del debito che abbiamo verso la Terra e verso la nostra salute.

Hai mai piantato un albero? La storia di Treedom

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Questo articolo è sponsorizzato da Treedom.

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