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È davvero utile isolare completamente la Russia?

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Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina a seguito dell’invasione avviata da Putin, in molti hanno preso posizione – più o meno simbolica – contro la Russia, a partire da una parte dei russi stessi, sia in Patria, con manifestazioni in piazza su cui la polizia è intervenuta senza troppa delicatezza anche contro anziani e bambini, sia al di fuori, boicottando o rinunciando a partecipazioni che possano dare visibilità e prestigio alla nazione che ha dato il via al conflitto e sta bombardando migliaia di innocenti. E se isolare la Russia anche dal punto di vista culturale fosse controproducente?

Gli artisti russi rinunceranno alla Biennale di Venezia

Nei giorni scorsi la Biennale di Venezia ha comunicato di appoggiare la decisione del curatore e degli artisti del Padiglione della Federazione Russa i quali, rassegnando le dimissioni, annullano di fatto la partecipazione alla 59esima Esposizione Internazionale d’Arte. «La Biennale,» hanno scritto in una nota, «esprime piena solidarietà per questo atto coraggioso e nobile e condivide le motivazioni che hanno portato a questa scelta, che drammaticamente raffigura la tragedia in cui si trova l’intera popolazione dell’Ucraina. La Biennale resta il luogo di incontro fra i popoli attraverso le arti e la cultura e condanna chi impedisce con la violenza il dialogo nel segno della pace».

«Non c'è posto per l'arte quando civili muoiono sotto il fuoco dei missili, quando i cittadini dell'Ucraina si nascondono nei rifugi e quando chi protesta in Russia viene ridotto al silenzio», ha scritto Alexandra Sukhareva su Instagram, taggando anche il collega Kirill Savchenkov. «Poiché sono nata in Russia, non presenterò il mio lavoro al Padiglione della Russia alla Biennale di Venezia». Il padiglione dedicato al Paese rimarrà quindi chiuso e non ospiterà la mostra, per rispettare la decisione degli artisti, condivisa dal curatore Raimundas Malaauskas, che si è dimesso.

Ma qui è una decisione che arriva dai russi stessi, schierati contro il presidente Putin, come nel caso del rapper russo Oxxxymiron che ha cancellato alcuni dei suoi concerti in patria, o della direttrice di un famoso teatro nazionale e centro culturale di Mosca, Elena Kovalskaya, che ha lasciato l’incarico perché è «impossibile lavorare per un assassino ed essere pagati direttamente da lui» o Maria Yumasheva, la nipote dell’ex presidente russo Boris Nikolaevič El'cin, che ha espresso la solidarietà all’Ucraina via Instagram, e oltre ad artisti, atleti e persone comuni, anche alcuni membri della Duma hanno espresso opinioni contro l’invasione dell’Ucraina.

No all’alcol russo, ai suoi atleti e al ministro degli Esteri

Se la risposta della politica globale, per evitare un’escalation, è stata in generale quella di crescenti sanzioni, a boicottare la Russia si stanno impegnando in molti, dal basso al livello più istituzionale: dai negozi di alcolici e bar che negli Usa e in Canada, ma anche in Europa e in Italia che hanno deciso di ritirare dai propri scaffali le bottiglie di alcool russo — il tweet del senatore repubblicato americano Tom Cotton cita: «Svuotate tutte le bottiglie di vodka russa e, insieme a munizioni e missili, speditele vuote in Ucraina affinché possano essere usate come bombe Molotov», anche se, come riporta il New York Times la vodka importata dalla Russia negli USA sarebbe solo l’1%, qui intanto una guida a come sceglierla –, ai membri europei dell’Assemblea riunita delle Nazioni Unite per la Conferenza sul disarmo, che in massa si sono alzati al momento del collegamento con Mosca e il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov. E la lista delle aziende internazionali che hanno deciso di non vendere più i loro prodotti, di interrompere le loro collaborazioni e di non offrire più i loro servizi alla Russia si allunga.

Nel frattempo, ieri, il CIO (Comitato Olimpico Internazionale) ha consigliato a tutte le federazioni sportive internazionali e agli organizzatori di eventi sportivi internazionali di non ammettere atlete e atleti, delegazioni e dirigenti sportivi di Russia e Bielorussia alle competizioni che si terranno nel prossimo futuro a causa del conflitto in corso in Ucraina, «per proteggere l’integrità delle competizioni sportive e la sicurezza di tutti i partecipanti». La narrazione russa sarà oscurata in Europa, per evitare la propaganda: come ha comunicato la Commissione Europea, a partire da oggi i due media russi più conosciuti all'estero, la tv statale RT (Russia Today) e il quotidiano online Sputnik (entrambi multilingue) saranno banditi da «tutti i mezzi di trasmissione e distribuzione, come via cavo, satellite, IPTV, piattaforme, siti web e app».

L’isolamento del mondo della cultura

Ma davvero isolare la Russia in questo modo, al di là delle effettive sanzioni politiche ed economiche, può servire a qualcosa? Isolarla anche dal punto di vista culturale, contribuendo a mettere a tacere anche le eventuali voci del dissenso, oltre a condannare a livello simbolico l'aggressione in Ucraina, non potrebbe essere anzi controproducente?

Tra tour musicali di artisti stranieri cancellati nel Paese di Putin e l’esclusione dall’Eurovision contest, dalla Disney che blocca le sue uscite nel Paese di Putin – facendo seguito come altri, da Warner Bros. a Sony Pictures – all’appello dell’Accademia del cinema ucraino, a cui ha aderito anche l'European Film Academy, che escluderà i film russi dagli European Film Awards di quest'anno per sostenere in tutti i modi il boicottaggio; fino alle collaborazioni cancellate in Italia, come quella della Scala di Milano con il direttore d’orchestra Valery Gergiev, putiniano, a cui era stata chiesta una inequivocabile presa di distanza da parte del Teatro, o quella con il regista Karen Georgievich, sui cui a Torino era stata organizzata una retrospettiva; e ancora la decisione, poi ritirata, o meglio smentita, dell’Università Bicocca, di posticipare il corso del Prof. Paolo Nori dedicato a Dostoevskij. A Bari è stata anche lanciata una petizione rivolta al Consiglio regionale della Puglia per richiedere la rimozione della targa con dedica di Vladimir Putin vicina alla statua di San Nicola, a pochi passi dalla Basilica a Bari.

Per molti dei lavoratori della cultura il boicottaggio in questi campi si sta rivelando ingiusto: «La necessità che l'Europa faccia una chiara dichiarazione contro la guerra è comprensibile e necessaria,» dichiara un produttore russo alla testata americana Variety. «Tuttavia, bandire tutti i russi dai principali eventi culturali non solo è inutile, è dannoso. Centinaia e migliaia di operatori culturali russi sono apertamente in disaccordo con la decisione del governo di iniziare una guerra: ne condannano le azioni, vanno alle proteste, sostengono l'Ucraina, rischiano di essere condannati per tradimento. Quasi tutti non hanno votato per Putin». Quello che fa notare l’intervistato, che si è espresso in modo anonimo, è che escludendo queste persone dagli eventi internazionali, l'Europa sta mettendo a tacere la voce di protesta russa, isolando le persone che vogliono fermare la guerra insieme a persone che vogliono intensificarla.

In un momento come questo, in cui Putin sta già da sé cancellando qualsiasi dissenso in Patria, come accade in una qualsiasi dittatura, la cancel culture non è la strada migliore per permettere a un Paese di liberarsene.

Alla finale di icestock il COI ha fatto rimuovere la bandiera della Russia

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