black lives matter
La statua del Black Lives Matter a Bristol è stata rimossa
Negli ultimi giorni abbiamo visto la folla abbattere e vandalizzare statue che, da anni, erano al centro di molte polemiche. È successo al monumento per Edward Colston in Inghilterra, che ha già visto una sostituzione con un nuovo simbolo, e a quello di Cristoforo Colombo negli USA. Il Black Lives Matter è un movimento denso di gesti iconici, come l'inginocchiarsi, e le statue attaccate sono esse stesse simboli che trascendono la semplice memoria storica: lettere di un linguaggio sociale che ha mutato significato con le nuove generazioni.
La rimozione della statua di Black Lives Matter
L'opera A Surge of Power è stata rimossa in meno di 24 ore dal City Council di Bristol. Il sindaco Marvin Rees ha dichiarato che sarà la cittadinanza, e non un singolo artista in maniera unilaterale, a decidere la nuova statua che sostituirà quella di Edward Colston abbattuta durante le proteste del Black Lives Matter. Marc Quinn, autore dell’opera che ritraeva Jen Reid durante le manifestazioni, ha detto che l’installazione era comunque temporanea e serviva per mantenere aperta la discussione riguardo al razzismo. Resta quindi in gioco la proposta di Banksy, di rimettere la vecchia statua di Colston al suo posto ma aggiungervi quelle dei manifestanti che la abbattono. Marvin Rees ha commentato che il piedistallo vuoto è, esso stesso, un simbolo potente.
La statua della donna nera che protesta
La nuova statua era stata eretta mercoledì 15 luglio a Bristol ed aveva avuto una nascita particolare: Jen Reid, la modella, era stata immortalata in una foto su Instagram dal marito @biggiesnug mentre manifestava di fronte alla vecchia statua abbattuta, con il testo: «Mia moglie. La mia vita. Lei vale (My wife. My life. She matters)». L'artista Marc Quinn ha notato la foto e ha contattato Jen Reid per fotografarla nella stessa posa in studio, ricreando poi l'immagine con una stampante 3D. «Posare per la statua mi ha riportato tutti ricordi di quel giorno. Le sensazioni, le emozioni. Mi sono sentita potente». «Il razzismo è un enorme problema, un virus che ha bisogno di essere colpito. Spero che questa scultura» ha commentato Marc Quinn «continui quel dialogo. L'immagine creata da Jen quel giorno ha reso possibile sentire reale un grande cambiamento». Il nome della statua, A Surge of Power, riassume alcuni aspetti per noi ovvi: il dibattito storico che avrebbe potuto nascere dalla protesta è diventato l'occasione per sostituire un simbolo con un altro, fungendo da atto di nascita di un nuovo soggetto sociale al posto del vecchio potere, incarnato nell'oppressore, ormai scomparso, Edward Colston.
Chi era Edward Colston
L'accusa di Black Lives Matter per Edward Colston era quella di essere stato azionista della Royal African Company, azienda statale che deportava schiavi dalle colonie. In realtà, diversamente da altri personaggi pubblici inglesi (e non solo) raffigurati in statue, come Robert Milligan, Colston fu un investitore della RAC solo per pochi anni e non partecipò, sembra, direttamente alla tratta dell'Atlantico. Fervente conservatore anticattolico e antiliberale fu un attivo filantropo molto amato dal popolo della sua città che partecipò in massa ai funerali. La comunità caraibica presente in città ha iniziato a contestarne la memoria negli anni '90.
È giusto abbattere le statue?
Abbattere i simboli è un passaggio tipico delle grandi rivoluzioni politiche e culturali, e una società che non distrugge e ricrea i suoi simboli è statica e reazionaria. Ma rimuovere la memoria fisica di un evento o di un personaggio potrebbe impedirci di affrontarne l'eredità. La proposta di Banksy di ripescare la statua di Colston e riposizionarla affiancata dalle raffigurazioni di persone che la abbattono sarebbe stato un modo di contestualizzare la memoria storica del razzismo senza cadere nella semplice censura o nella sostituzione di un simbolo di potere con un altro. Sulla stessa linea la reintroduzione di Via col vento su HBO Max con un disclaimer che spieghi la realtà storica sia del film che della sua produzione permette di aprire un dibattito sulla cultura del passato. Oppure l’iniziativa presa a Bolzano per gli Uffici finanziari dello stato, che presentano sulla facciata un vasto fregio fascista. Invece di rimuovere le immagini controverse, l’amministrazione vi ha proiettato, in notturna, le frasi di Hannah Arendt. L’emancipazione dal passato passa da entrambe queste strade: abbatterne i simboli o affrontarne la testimonianza, ignorarli non è possibile.
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