riscaldamento globale
L'1% più ricco del pianeta inquina 30 volte più della metà povera
La prima settimana della COP26, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, si è chiusa tra impegni, promesse e contraddizioni. Durante il vertice sul riscaldamento globale e la crisi climatica a Glasgow, i Paesi si sono infatti scontrati su temi importanti come la decarbonizzazione, che contribuirebbe a mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto di 1,5 gradi entro la fine del secolo. E per discutere di clima, i leader mondiali non hanno rinunciato all’utilizzo di jet privati, inquinando come 1.600 cittadini inglesi in un anno.
I risultati della Cop26 e l'1% più ricco del mondo
Se gli accordi finora raggiunti sembrano promettenti, non sono ancora entro il limite di 1,5° necessario per evitare una catastrofe globale. Come ha spiegato Malte Meinshausen, principale autore del panel dell’IPCC: «Per la prima volta gli impegni combinati e i probabili percorsi di emissione di oltre 190 paesi hanno dato una possibilità migliore del 50% di limitare il riscaldamento a meno di 2°C. Ma il raggiungimento dell’aumento al di sotto dei 2°C è rimasto altamente condizionato e dipende dai Paesi che mappano percorsi credibili verso lo zero netto come promesso».
Il riscaldamento globale si intreccia anche alle differenze di reddito tra una parte e l’altra del pianeta. Secondo l’ultimo studio di IEEP, Oxfam e SEI, l’1% più ricco al mondo (172mila $ l’anno) inquina 30 volte oltre i limiti consentiti, seguito dal 10% dei ricchi (55mila $ l’anno) con emissioni 10 volte oltre il limite, mentre il 50% della popolazione globale, considerata la più povera, vive praticamente a impatto zero sul pianeta.
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