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Pier Vittorio Tondelli, il Grande Libertino cattolico che scriveva di droghe e sesso

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Moriva a soli 36 anni, nella sua Correggio, in provincia di Reggio Emilia: in quella Correggio amata e odiata, narrata nelle sue tante sfaccettature, incastonata nella nebbiosa e immobile provincia di quell’”Emilia Paranoica” che cantavano i conterranei e contemporanei CCCP. Proprio queste terre periferiche hanno dato i natali a uno scrittore che è stato capace di raccontare e incarnare lo Zeitgeist della sua epoca: gli Anni Ottanta, con il loro fermento culturale, la loro esaltante eccitazione artistica e sociale. In occasione di questo anniversario vale la pena recuperare “Ciao Libertini”, un documentario di Stefano Pistolini che ripercorre la sua vita, le sue opere e l’epoca culturale che ha contribuito a plasmare.

Pier Vittorio Tondelli, il Grande Libertino

Dall’esordio scandaloso con “Altri Libertini”, pubblicato da Feltrinelli nel 1980 – il cui processo per oscenità non fece che certificarne l’enorme successo, rendendolo il simbolo di una nuova generazione di scrittori – all’ultimo “Un weekend postmoderno”, uscito nel 1990, Pier Vittorio Tondelli ha saputo dipingere una società altra, fuori dalla narrazione convenzionale. Un mondo fatto di luci abbaglianti ma anche di ombre, sporco, e proprio per questo più autentico. La sua letteratura cerca il diverso, chi è oltre lo standard proposto dalla società, e quindi ne è ritenuto inadatto e viene marginalizzato. Ma non solo: narra anche di teatro, di party, di viaggi globalizzati, di discoteche romagnole, della nascita del turismo di massa.

Lo sguardo di Tondelli scorre a tutto tondo nel mondo che abita e che non si stanca mai di voler conoscere, approfondire, indagare soprattutto agli antipodi, e che nei suoi libri prende forma concreta attraverso miriadi di figure, una costellazione di umanità speciale anche – o soprattutto – nella sua banalità quotidiana. Tondelli supera l’ideologia novecentesca e non vuole ergersi a Vate e intellettuale distaccato dalla realtà ma si immerge appieno in essa, scandagliandone ogni parte, senza pregiudizi, con viva e costante curiosità.

È un uomo libero, che non si presta a compromessi e tiene saldamente tra le mani le redini della propria vita. O meglio, non permette a nessuno di imbrigliarla. Questo lo renderà allo sguardo esterno una figura in apparenza contraddittoria. Ad esempio, pur promuovendo l’idea di una società senza tabù e senza paura della diversità, Tondelli è sempre stato reticente nel parlare della propria omosessualità – anche nel momento della sua morte dovuta all’AIDS la famiglia preferì dire che si trattava di “polmonite bilaterale”.

Un cattolico che scrive di droghe e sesso

Ma non solo: è un fervente cattolico ma scrive di droghe, dipendenze e sesso; è di sinistra ma non schierato; lancia grandi provocazioni con le sue opere ma rifiuta di essere trasformato in personaggio di spettacolo, opinioista televisivo. Rifiuta e si svincola da ogni etichetta che ci si sforzi di incollargli addosso: da quella di scrittore omosessuale a quella di scrittore generazionale, così come quella di scrittore giovane (non per nulla, a 30 anni, è curatore del progetto “Under 25” che dà spazio e visibilità a scrittori allora sconosciuti e più giovani di lui).

È un uomo geniale e contraddittorio, che proprio in queste contraddizioni manifesta la propria assoluta, totale libertà. Una libertà di cui la sua scrittura è manifesto: nuova, audace e irriverente, capace di farsi specchio del presente in ogni sua sfaccettatura, di sollevare il tappeto del perbenismo sociale e mostrare la polvere – e anche i tesori – che vi sono nascosti sotto. Una narrazione arguta e pungente, che scavalca i confini imposti dai generi letterari e mescola realtà e immaginazione, viaggia tra articoli, saggi, reportage, racconti e canzoni. Pier Vittorio Tondelli è un intellettuale vero, che è stato capace di leggere il suo tempo e diventarne attivo e costruttivo protagonista, lasciando il mondo un posto un po’ più ricco dopo il suo passaggio. Ecco perché, oggi come non mai, ne sentiamo così tanto la mancanza.

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