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Noi, famiglie cattoliche ed LGBT
Sergio è omosessuale, un marchio che brucia sulla pelle come un’ustione per chi è anche cattolico. L’unico rifugio che conosce sono le parole del prete che dovrebbe benedirlo insieme a un gruppo di altri ragazzi in pellegrinaggio sulla via Francigena. «Per te non c’è posto in paradiso. Ricorda» è tutto quello che invece si sente rispondere dal sacerdote. Una condanna che vorrebbe soffocare la sua identità più profonda che, però, grida e scalcia per dire al mondo che è tanto vera da essere tangibile. Ora Papa Francesco ha aperto ai cristiani LGBT con la sua frase: «La Chiesa non li esclude perché li ama profondamente» riferendosi ai figli omosessuali dei cattolici. Un piccolo passo avanti rispetto al passato.
Le vite LGBT ai margini della chiesa
C’è Valentina, ragazza transgender di fede valdese. Ha studiato per diventare pastore ma poi la sete di vita è stata più forte e ha iniziato il suo cammino verso l’accettazione di sé. C’è poi Andrea Rubera, portavoce dell’associazione Cammini di speranza, la più importante associazione LGBT cristiana in Italia, fondata a Roma il 2 ottobre 2015, durante i lavori della prima assemblea generale della rete mondiale dei cattolici arcobaleno. Ha conosciuto suo marito all’università. Dopo anni passati lontano dagli occhi degli altri, un grave incidente in moto è stata l’occasione di unire i tasselli del proprio essere. E così sono arrivati i tre figli, che sul sito dell’associazione sono ritratti sorridenti mentre giocano fra le panche di una chiesa, alla faccia di chi ancora crede che i bambini cresciuti da coppie omosessuali siano un ricettacolo di dolore e sofferenza.
Disprezzate, dimenticate o ricordate da papa Francesco in discorsi che assomigliano più a spot pubblicitari che a vere e proprie aperture, le persone LGBT cristiane rivendicano il loro diritto a esistere servendosi anche di Internet, che ha permesso di ‘fare comunità’, favorire il contatto con altre realtà internazionali più evolute e diffondere informazioni e articoli che fino a trent’anni fa erano impossibili da trovare se non attraverso un complesso passamano di fotocopie.
La storia dei cristiani LGBT attraverso le foto
È dall’affermazione di questo nuovo tipo di fruizione al digitale, che, se da un lato svuota i luoghi di frequentazione, dall’altro favorisce anche una maggiore accettazione da parte delle piccole comunità cristiane, che nasce il web reportage Rèlígo, realizzato dal fotografo Simone Cerio, che ha seguito per oltre cinque anni il mondo delle persone LGBT cristiane. Al momento è possibile consultarlo online sul sito di Cammini di speranza, ma dal 2020 sarà disponibile su supporto cartaceo.
«Gli omosessuali credenti non sono legge. Gli omosessuali esistono» si legge in calce all’introduzione del progetto. Ma la Chiesa ufficiale continua a servirsi delle parole come di una spada. «Nella testa di ogni persona LGBT cristiana rimbomba il passo del Levitico in cui si bollano i rapporti omosessuali come “abominevoli”», spiega Andrea Rubera.
L'era digitale e il mondo LGBT cristiano
«Ma attraverso un lungo e complesso processo di maturazione siamo arrivati a comprendere che la parola di Dio si evolve nel tempo. Nella Bibbia si trova, ad esempio, il divieto assoluto di consumare crostacei, che oggi suona ridicolo». Intanto, in alcune realtà, si assiste a un’accettazione almeno parziale dell’omosessualità, in barba alla dottrina ufficiale della Chiesa. E se ancora celebrare matrimoni omosessuali comporta la riduzione allo stato laicale, c’è chi strappa gli stretti lacci dei sinodi e concede la benedizione alle coppie gay. «Fino a poco tempo fa era impossibile incontrarci in una parrocchia. Adesso, invece, abbiamo la possibilità di incontrare le comunità e di farci ascoltare, abbassando i muri del pregiudizio. Bisogna recuperare lo spessore dell’altro. Le persone si avvicinano a noi con molta delicatezza», racconta Rubera.
Persone trans e cattolicesimo
Per i trans la questione invece si complica, colpevoli di aver rinnegato la propria natura e costretti a vivere alle periferie esistenziali. Esperienze che vanno nella direzione di una potenziale apertura, però, non mancano, come succede, ad esempio, a Catania. Il futuro, in fondo, viaggia veloce, su binari di bande larghe e byte. Ignorarlo significa dimenticarsi del mondo e una Chiesa che non si occupa del mondo perde il suo ruolo di guida e la logica del suo esistere. Avrebbe più senso, invece, ricordarsi che la comunità cristiana è la casa di tutti, dai divorziati alle persone LGBT. Così avrebbe detto un certo signore vissuto più di 2000 anni fa dall’altro lato del Mediterraneo.
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