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«Noi donne non dobbiamo scegliere tra la carriera e la famiglia» ha detto Ursula von der Leyen
Ursula von der Leyen è intervenuta con un videomessaggio al W20 di Roma: «È triste sapere che al G20 io potrei essere l'unica donna» ha detto. Il summit Women 20, che durerà dal 13 al 15 luglio al Tempio di Adriano nella capitale, vuole affrontare i problemi di genere su scala mondiale. Violenza sulle donne, disoccupazione femminile, gender pay gap, tutela delle bambine, accessibilità vaccinale e sostenibilità.
Donne, lavoro e maternità
«Abbiamo bisogno delle migliori idee al livello politico per dare le giuste opportunità a tutte le donne» ha continuato la Presidente della Commissione Europea. «Dobbiamo investire di più nell'istruzione, infatti più di 11 milioni di bambine possono essere costrette all'abbandono scolastico. Al G7 ho annunciato che la CE aumenterà di un terzo i fondi stabili per l'istruzione, raggiungendo i 100 milioni». Poi la von der Leyen è intervenuta sul problematico binomio maternità e lavoro. «Non è vero che dobbiamo scegliere tra la carriera e la famiglia. Come madre di sette figli e come presidente della Commissione europea, mi permetto di dissentire. Ma conosco gli ostacoli che le donne affrontano».
Un discorso che potrebbe apparire parziale, vista la condizione sociale delle famiglie Albrecht e von der Leyen, ma che invece è servito a introdurre un possibile percorso politico. «Dobbiamo quindi sforzarci di creare le condizioni giuste affinché tutte le donne possano godere di un accesso paritario al mercato del lavoro. Per raggiungere la parità entro il 2030, abbiamo bisogno dei pagamenti dei congedi parentali, di consolidare l'assistenza per l'infanzia e per gli anziani. Questi sono gli investimenti che dobbiamo fare per una ripresa solida e sostenibile. Con il contributo del W20 riusciremo a gettare la base per rappresentare gli uomini e le donne in maniera equa sia nel lavoro sia nella famiglia». Come ha sottolineato la Presidente del Senato Casellati, infatti: «In 18 paesi del G20 le donne continuano a essere pagate oltre il 15% in meno degli uomini (il cosidetto gender pay gap) e solo il 55% delle di esse è coinvolto nel mercato del lavoro rispetto al 71% degli uomini».
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