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censis 2018

I telegiornali sono fatti da anziani per altri anziani, come l'Italia

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Le notizie? Si consumano come un caffè al bancone e ci si riflette su giusto il tempo di una sigaretta. Sono ufficialmente finiti i tempi delle iconiche sigle dei tg serali, ormai diventati un cult, seguiti in silenzio da milioni di famiglie all’ora di cena, quando tra un servizio e l’altro si discuteva di ciò che accadeva dentro e fuori casa.

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L'epoca in cui dedicavamo tempo a informarci con calma è finito

Adesso, a parte rare eccezioni e qualche esperimento per avvicinare i più giovani, come le adrenaliniche maratone di Mentana su La7 con tanto di hashtag apposito, i contenuti dei telegiornali sono pensati quasi esclusivamente per un pubblico over 60, tra consigli su come difendersi dai colpi di calore e una cronaca quasi pornografica del dolore.

Millennials e centennials finiscono per affogare nel fiume in piena delle informazioni

E se la tv resta, almeno secondo gli ultimi rapporti Censis 2018, il modo preferito dagli italiani per informarsi, pur perdendo circa il 2,3% di telespettatori rispetto all’anno passato, i social media e le app di messaggistica cominciano ad affacciarsi prepotentemente sul mondo dell’informazione, con qualche controindicazione di non poco conto.

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Perché se l’informazione online batte la tv in termini di velocità e di flussi di notizie, grazie anche a strumenti potentissimi come Tweetdeck che permettono di seguire in tempo reale le informazioni relative a un determinato luogo o evento, troppo spesso manca la qualità.

I giovani hanno sete di notizie ma il bicchiere è troppo pieno e la paura di bersi delle fake news è grande

E così, millennials e centennials finiscono per affogare nel fiume in piena delle informazioni. Difficile risalire la corrente quando non ci è stato insegnato a nuotare. A dispetto di quanto si creda, i giovani hanno sete di notizie, ma il bicchiere è troppo pieno e la paura di bersi delle fake news è grande. Insomma, la curiosità non manca, manca la capacità di analisi. Il che equivale al rischio di condannare a morte l’informazione stessa.

Le nuove generazioni finiscono per affogare nel fiume in piena dell
Le nuove generazioni finiscono per affogare nel fiume in piena dell'informazione

In effetti, in un mondo che viaggia alla velocità dei bit, è difficile imparare a distinguere informazione, comunicazione e disinformazione. Anche per gli over 40, che non riescono a stare al passo con i tempi ed educare i più giovani all’uso delle tecnologie digitali.

La libertà senza responsabilità è solo incoscienza civica

Manca la capacità di trasmettere quel sano spirito critico che porta ad andare oltre i titoloni dei link di Facebook e che dovrebbe spingere a un uso responsabile delle fonti e alla necessità di incrociarle fra loro, non tanto per avere la verità in tasca ma almeno per cercare di tendere all’obiettività.

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Eppure circa il 10% delle notizie dei tg riguarda proprio gli under 30, anche se troppo spesso illuminati dai riflettori della cronaca nera, perché forse più che ai giovani si vuole parlare di giovani a un pubblico anziano, che può crogiolarsi, così, nella convinzione che la sua di generazione fosse la migliore.

Gli over 40 non sono riusciti ad educare i più giovani all'informazione digitale

Per rivolgersi ai millennials, i principali canali di news stanno, quindi, tentando di imporre una nuova dieta mediatica. Una strada che si è dimostrata vincente è quella delle app di messaggistica come Telegram, che permettono di intercettare i giovani nel loro habitat naturale.

Persino la RAI ha attivato un gruppo su Telegram
Persino la RAI ha attivato un gruppo su Telegram

Una strategia vincente se si pensa che ormai anche lo stesso Facebook è stato messo in ombra dalla sua appendice dedicata alle chat. Ma reinventarsi non basta se manca la possibilità del confronto. Il pericolo è quello di trasformarci e trasformare una generazione in vittime passive del flusso di informazioni anziché in attori.

I telegiornali non parlano ai giovani ma di giovani agli anziani

Perché se prima le notizie si discutevano con persone in carne e ossa, oggi invece si discute, più o meno civilmente, con le foto migliori delle vacanze al mare. Se il mezzo è il messaggio, quindi, come diceva Lippmann, allora è necessario imparare a conoscerlo e a controllarlo, educandoci alla libera circolazione delle notizie. Perché libertà senza responsabilità è solo incoscienza civica. E non possiamo più permettercela.

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