lavoro
In Italia molti lavoratori della ristorazione sono costretti a stipendi bassi e turni estenuanti
Stipendi bassi, nessuna tutela e compensi in nero. Questo è il quadro sconfortante del lavoro degli stagionali, nella ristorazione e nell’ospitalità italiana. In barba alle regole e ai contratti nazionali. Se, ad esempio, per legge lo stipendio medio di un cameriere di quinto livello dovrebbe aggirarsi attorno ai 1.250 € netti al mese, le paghe realmente offerte agli stagionali sono basse. Quanto? Molto.
Le condizioni dei lavoratori stagionali
Non sono pochi i contratti da 600/800€ con orari infiniti e senza giorni liberi. Certo la situazione cambia da regione a regione: l’Italia, come al solito, è spaccata in due. Lo stipendio e le tutele per un cameriere stagionale in Sardegna, Calabria, Sicilia o Puglia sono, purtroppo, molto diverse da quelle di un suo collega in Trentino o in Val d’Aosta. Qualcuno arrotonda con le mance, ma anche queste, a volte sono scarse oppure vengono divise in maniera iniqua tra il personale. Il settore degli stagionali è tra quelli che sente maggiormente l’impatto del nero, della precarietà e dell’assenza di un reddito minimo nazionale.
Eppure, secondo Simone Fana, autore di Basta stipendi da fame, il settore turistico potrebbe crescere grazie a un salario minimo. In questa filiera «ci sono lavori con paghe orarie basse e salari da fame. L’applicazione di un salario minimo avrebbe il pregio di incentivare le imprese a migliorare la propria performance economica agendo sugli investimenti piuttosto che sul costo del lavoro. In questo senso, il salario minimo sarebbe uno stimolo».
«A 18 anni lavoravo come cameriere. 10 ore al giorno per 40 euro, in nero. Ero bravo, ricevevo molti complimenti, ma non mi lasciavano tenere le mance: se le dividevano i camerieri assunti» - Silvio
«Ho iniziato a fare il cameriere a 17 anni, in un bar molto frequentato. Lavoravo dalle 4 del pomeriggio alle 5 del mattino per 35 euro al giorno» - Daniel
«Per molti anni ho avuto un contratto a chiamata. Lavoravo 10 ore al giorno, 6 giorni su 7, per 30 euro in busta paga. Il resto era in nero. Niente ferie, niente mutua, nessun diritto. Mai più» - Francesca
«Dai 15 ai 23 anni ho lavorato 12 ore al giorno per 55 euro. Naturalmente in nero» - Eugenio
«Solitamente si inizia alle 10, se si fa il doppio turno si finisce anche alle 2 di notte. Una cosa comune a tutti i posti sono i 50 euro giornalieri al nero. Ho visto spesso gente fare uso di sostanze come cocaina per tenere i ritmi» - Antonio
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