scuola
Gli insegnanti italiani hanno gli stipendi più bassi d'Europa
L’Italia non è un paese per insegnanti. Dopo il poco lusinghiero studio Ocse, che classificava il nostro corpo insegnanti come tra i più vecchi d’Europa (con una percentuale di over 50 del 58%, da record), arriva il rapporto Eurydice su stipendi e indennità di insegnanti e presidi. E i risultati dovrebbero innescare una approfondita discussione sul valore che diamo all’insegnamento.
I dati Eurydice
Gli insegnanti italiani sono tra i più poveri d’Europa. In particolare - si legge nel rapporto “Teachers’ and School Heads’ Salaries and Allowances in Europe 2019/20”- con i colleghi francesi, maltesi e portoghesi, i docenti guadagnano tra i 22 e i 29mila euro lordi annui. Significativa la differenza con paesi come Belgio, Irlanda, Spagna, Paesi Bassi, Austria, Finlandia, Svezia, Islanda e Norvegia, dove lo stipendio è tra i 30 e i 49mila euro. Per non parlare dell’impari confronto con gli insegnanti tedeschi (o svizzeri e danesi), dove lo stipendio lordo supera i 50mila euro annui.
Se lo stipendio base è tra i più bassi, sono anche esigue le possibilità di incrementarlo con gli scatti d’anzianità. In Italia gli insegnanti con significativa anzianità di servizio possono contare su aumenti di stipendio modesti (circa il 50% dopo 35 anni). In concreto, gli stipendi iniziali degli insegnanti possono aumentare di circa il 50% solo dopo 35 anni di servizio. Un docente di scuola media, ad esempio, all’inizio di carriera prende 1.350 euro e quando è prossimo alla pensione ne prende 1.895. I docenti della scuola dell’infanzia e della primaria a inizio carriera ricevono in busta paga 1.262 euro, a fine carriera 1.759 euro. In Italia, così come in Francia, il potere di acquisto degli insegnanti è rimasto più o meno lo stesso negli ultimi cinque anni.
L’Italia che non investe nell’istruzione
Un altro problema che dovranno affrontare i prossimi governi è la necessità di assumere nuovi insegnanti, considerata l’età media di quelli in servizio e la previsione di una popolazione scolastica in aumento. Il profilo dell’insegnante, però, è diventato poco allettante: un professore guadagna la metà di chi, a parità di titolo di studio, sceglie un’altra professione (dati Ocse). I numerosi record negativi a livello europeo non possono essere coincidenze: i dati Eurostat di dicembre 2020 hanno confermato, ancora una volta, che l’Italia è l’ultimo paese in Europa per investimenti nell’istruzione. Un primato negativo che evidenzia una precisa strategia politica che ha molteplici effetti. Uno dei più gravi è l’elevato tasso di dispersione scolastica, peraltro in crescita e con spiccate differenze regionali.
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