agricoltura urbana
Planet Farms: il futuro dell'agricoltura urbana è verticale
L’agricoltura urbana sta cambiando non solo l’aspetto del paesaggio metropolitano, ma anche il metabolismo delle nostre città che respirano aria pulita in cambio di prodotti a chilometro zero. Lo sa bene Luca Travaglini, classe ’79, che ha deciso di rimboccarsi le maniche e fare qualcosa di positivo per il pianeta, coinvolgendo l’amico di una vita, Daniele Benatoff. Una visione comune che prenderà vita con Planet Farms e il primo stabilimento di vertical farming a Cavenago, alle porte di Milano, dove si coltiveranno basilico e insalata.
Come funziona una vertical farm
Offrire alla pianta tutto quello di cui ha bisogno per la sua crescita, rubando la scena a madre natura: questa la filosofia alla base di una fattoria verticale. Daniele Benatoff lo paragona a una conduzione d’orchestra dove «bisogna allineare tecnologia di crescita come le luci led a quelle di automazione, climatizzazione, semina, raccolta, imballo e anche di tipo farmaceutico perché lavoriamo in ambienti incontaminati. C’è poi tutta la parte legata all’intelligenza artificiale e alla tracciabilità del prodotto».
Le piante crescono al chiuso, isolate dalle condizioni ambientali esterne e posizionate su strutture che si sviluppano su più livelli, illuminate da lampade al led. «Si tratta di elementi ad alta efficienza studiati per fornire alla pianta esattamente la luce di cui ha bisogno. In questo modo si evitano dispersioni di calore ed elettricità. Non facciamo di niente di diverso rispetto a madre natura». Un’evoluzione dei metodi tradizionali che rappresenta anche una risposta alle questioni legate al consumo e alla bassa produttività dei terreni. Problematica dovuta in parte anche a un clima sempre più imprevedibile.
L’agricoltura che fa bene all’ambiente
Il risparmio d’acqua nell’idea di agricoltura urbana di Travaglini e Benatoff si attesta intorno al 98%. «Con i metodi tradizionali, l’acqua viene dall’alto e passa la terra, che si comporta come uno scolino della pasta. A quel punto va in falda e molto spesso viene inquinata da vari tipi di elementi. Da noi invece c’è un circuito chiuso: l’acqua entra, viene purificata, integrata dei sali minerali necessari e poi viene fornita alla pianta che ne prende quanto ne necessita, né più né meno di quello che prenderebbe in natura. Insomma, l’unica acqua che esce dalla struttura è quella che è all’interno del vegetale quando viene raccolta. Riusciamo a recuperare anche l'acqua che evapora durante l'intero ciclo».
A Cavenago non si utilizzano né pesticidi, né residui chimici, incidendo notevolmente sull'inquinamento. «Questo è possibile perché andiamo a proteggere la pianta in modo strutturale e non chimico o biologico, facendola crescere al chiuso, in ambienti in cui la pressione interna è più alta di quella esterna e filtrando l’aria e l’acqua».
Prodotti buoni a km0
L’obiettivo di Planet Farms è quello di accorciare la filiera in modo innovativo ed economicamente sostenibile, funzionando da terreno di sperimentazione per l’agricoltura tradizionale. «Le nostre vertical farm sono a ridosso dei centri urbani. Per avere un vero chilometro zero e avere una filiera molto efficiente senza sprechi noi andiamo a coltivare a ridosso dei centri di distribuzione. Siamo molto visibili dai consumatori che sanno esattamente da dove proviene il prodotto».
Ma l’agricoltura urbana non restituisce solo prodotti buoni a chilometro zero e a prezzi accessibili. «Abbiamo anche un impatto positivo sulla vita del consumatore perché operiamo come un polmone verde per i centri urbani, dove assorbiamo anidride carbonica ed emettiamo ossigeno, alla stregua di un parco. Questo significa che, se si lavora tutti insieme, si può arrivare a soluzioni innovative senza andare a scapito di nessuno nella catena alimentare economica: per affrontare le nuove sfide dobbiamo essere uniti». Insomma, il verticale in agricoltura si trasforma nella nuova linea dell'orizzonte.
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