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Nell'Italia dell'aborto negato, 'L'Événement' è un film necessario
La Francia dei primi anni Sessanta ricorda molto l’Italia di oggi, almeno per quanto riguarda il diritto all’aborto. Certo, il film “La scelta di Anne - L'Événement”, vincitore del Leone d’Oro a Venezia e appena uscito nei cinema italiani, è ambientato in un paese ancora proibizionista dove lo stigma sociale per chi abortisce si accompagna ancora a quello criminale. Ma il risultato non è molto diverso: il diritto di una donna a decidere del proprio corpo è ostacolato e addirittura negato.
La scelta di Anne - L'Événement e il Leone d’Oro
Il film di Audrey Diwan, vincitore del Leone d’Oro a Venezia, si ambienta nella Francia dei primi anni Sessanta, ma la sua storia potrebbe essere quella di una delle centinaia di milioni di donne in età fertile che ancora oggi vivono in paesi dove l’aborto è illegale o ostacolato. Anne è una giovane francese di famiglia proletaria che inizia a frequentare gli ambienti borghesi del 1963, prima della rivoluzione sessuale e dei costumi che di lì a meno di un decennio avrebbe cambiato la vita in Europa. Rimane incinta e vorrebbe interrompere la gravidanza per non compromettere la propria vita futura. Vorrebbe, ma non può perché l’aborto, nella Francia dei ‘60, è illegale.
L'Événement racconta un percorso di autodeterminazione in un’epoca in cui lo stato, con tutta la sua forza, alzava su quella strada muri insormontabili. Anne tenta di riprendere il controllo sul proprio corpo. Non solo, quindi, il diritto all’aborto, ma anche il diritto alla libertà sessuale, al di là delle costrizioni sociali e sentimentali. «Il mio film non parla di amore, ma di desiderio,» ha spiegato la regista Audrey Diwan. «L’altro grande soggetto del racconto, per me molto importante, è il piacere. Anne rivendica il diritto al piacere. Non apprezzo l’idea secondo cui il piacere di una donna sia accettabile solo in base ai sentimenti. Da questo punto di vista, nella storia di Anne c’è una pulsione gioiosa e contemporanea. A casa sua, tanta rabbia quanta invidia».
Il diritto all’aborto, un problema attuale
Un film d’epoca, quindi, ma che sa essere attualissimo sotto molti aspetti. In particolare sul diritto all’aborto, conquista del 1975 in Francia e del 1978- 81 in Italia, ma che ancora oggi subisce continue rinegoziazioni. Pensiamo al nostro paese, dove l’obiezione di coscienza dei medici ha reso l’aborto un diritto sostanzialmente negato. Nel 2016, le percentuali di obiezione tra i ginecologi in alcune Regioni erano addirittura superiori all'80%: in Molise (93,3%), in Basilicata (90,2%), in Sicilia (87,6%), in Puglia (86,1%), in Campania (81,8%), nel Lazio e in Abruzzo (80,7%). Una situazione che ha spinto il Comitato della Carta sociale europea, organo del Consiglio d’Europa, a richiamare nel 2021 il nostro paese dopo le violazioni rilevate nel 2013 e nel 2015.
E se, in Italia, ha vinto la scappatoia del “fatta la legge trovato l’inganno”, nel resto del mondo le forze antiabortiste non sono andate tanto per il sottile. Un mese il Texas ha promulgato una legge che proibisce l’aborto dopo la sesta settimana anche in caso di incesto, e altri 15 stati degli USA, nel 2021, hanno introdotto 70 nuove forme di restrizione all’accesso all’aborto. Nonostante una tendenza globale alla liberalizzazione (ultimo caso importante il referendum abrogativo in Irlanda nel 2018), secondo il Center for Reproductive Rights, su 1,6 miliardi di donne in età fertile, 1 miliardo vive in paesi dove l’aborto è proibito o limitato in varia misura. E, come abbiamo visto nei casi del Texas e dell’Italia, anche una parte delle restanti 600 milioni sono libere di decidere del proprio corpo solo sulla carta.
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