scuola
«Vi spiego le criticità dell'alternanza scuola-lavoro»
L’8 febbraio un centinaio di docenti ha firmato una lettera in cui si chiede anche l’abolizione dell’obbligatorietà per i percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (PCTO), vale a dire per le nuove versioni rivedute e corrette dell’alternanza scuola lavoro. «La scuola ha un compito ben più alto e ampio della preparazione al lavoro», si legge nella lettera pubblicata su ilfattoquotidiano.it. Con la morte dello studente udinese Lorenzo Parelli, si è tornati a parlare di scuola, mondo del lavoro e studenti. Adesso, dopo poco meno di un mese dalla scomparsa di Lorenzo, gli studenti scendono di nuovo in piazza per un altro ragazzo, lo studente Giuseppe Lenoci, di 16 anni. Giuseppe ha perso la vita in un incidente stradale mentre era impegnato, come Lorenzo, in uno stage. La sfida, ora, è quella di capire quanto per la scuola italiana sia sostenibile mischiare studio e lavoro.
I punti critici dell’alternanza scuola lavoro
In alcuni Paesi, come la Germania, lavorare e studiare rientra nel corso naturale del proprio percorso scolastico secondo uno schema che non lascia niente al caso e dove allo studente spetta anche una remunerazione. Nel nostro Paese, invece, come dice Lorenzo Mazzi, professore al Liceo Pietro Bottoni e primo firmatario della lettera pubblica sui giornali, «trovarsi bene durante queste esperienze è spesso una questione di fortuna per le classi e i singoli studenti». Questo perché le stesse scuole non sono messe nelle condizioni di poter rendere utile per gli studenti – e quindi futuri lavoratori – il percorso di alternanza scuola lavoro. «Le scuole sono abbandonate a loro stesse nell’individuazione dei percorsi, non possono contare su un personale dedicato a una loro corretta individuazione», continua. «Il risultato è che solo alcune esperienze sono state formative, mentre altre sono state vissute come una perdita di tempo, come un obbligo a cui bisogna adempiere ma a cui non corrisponde un’utilità didattica e pedagogica».
Mazzi insegna in un liceo e spesso ha raccolto le lamentele dei suoi studenti che trovavano inutili le proposte inserite nei PCTO. «Negli istituti tecnici, invece, ho potuto riscontrare esperienze positive in relazione ai percorsi di impresa. Peccato, che i percorsi di impresa simulata siano principalmente teorici». Questi percorsi, che rientrano nei PCTO, che durante la pandemia sono stati erogati a distanza, continuano a essere in DAD anche oggi. «Ecco perché alcune scuole hanno deciso di interrompere, anche se molti enti continuano a proporli a distanza», spiega. «E così resta tutto sulla carta».
Diritti e lavoro a scuola
I PCTO si sono dimostrati incapaci di incontrare le esigenze di studenti, imprese e scuole. Per come funziona l’alternanza scuola lavoro oggi, infatti, i percorsi rischiano di essere, nei migliori dei casi, inutili, noiosi e diseducativi. «Agli studenti va dato almeno un rimborso spese, altrimenti è una velata educazione allo sfruttamento», spiega Mazzi. E proprio a questo proposito, l’alternanza scuola lavoro va ripensata a partire dai diritti. «Nella nostra lettera abbiamo chiesto non solo che i PCTO non siano più obbligatori, ma anche che in questi percorsi venga inserito una parte di formazione di diritto e sicurezza sul lavoro. In parte c’è già, ma sarebbe utile coinvolgere i sindacati e altri enti per un’educazione ai diritti del lavoratore». Educare ai diritti, quindi, deve diventare una priorità dell’alternanza scuola lavoro. «I ragazzi spesso cadono dalle nuvole, pensano che alcuni diritti siano privilegi. Sono abituati quasi ad accettare l’idea che devono pagare per lavorare. E questo stravolge il senso del lavoro».
Segui VD su Instagram.