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Genitori maltrattanti e infanzie negate: la violenza su 77.000 bambini italiani
All’inizio può sembrare solo uno ‘schiaffo’, uno di quelli che mamma assesta esasperata da una bizza. Ma poi i segni rimangono, non solo sulla carne ma anche nella mente, e ci si vergogna di fronte ai compagni di classe. E quello zio che tocca laggiù in basso? A cinque anni puoi pensare che lo faccia solo per amore. Ma poi si cresce e l’abuso torna a galla, sotto forma, nel migliore dei casi, di incubi e attacchi di panico. I dati raccolti da Terre des Hommes raccontano un aumento - sotto ogni profilo - del fenomeno della violenza sui bambini e sugli adolescenti: cresce infatti sia il numero dei minorenni in carico ai Servizi in generale, + 3,6%, sia di quelli in carico per maltrattamento, + 14,8%. Ma la violenza in genere non è riconosciuta e sfugge ai grandi numeri.
Storie di famiglie disfunzionali e genitori violenti
C’era un gioco che i genitori di Anna e Laura amavano fare con loro. Un gioco che funzionava sempre allo stesso modo, con le figlie che si autoinfliggevano punizioni corporali per far contenti mamma e papà. Fino a che, per non farsi più male da sole, le bambine si colpivano l’un l’altra. Questo nuovo gioco piaceva ancora di più ai genitori. «Guarda com’è più bella di te tua sorella, io le tirerei uno schiaffo», dicevano ad Anna. «E tu invece, ti lasci picchiare da tua sorella?», dicevano a Laura. «Guardiamo chi è la più forte fra voi due, chi regge di più», ripetevano. Poi Anna è finita in ospedale e il vaso di Pandora si è scoperchiato. Adesso vivono con una zia, lontano dagli orrori del passato. Per Francesca e Matteo, invece, è stata la scuola a muoversi. Le maestre avevano notato i segni sulle mani e il loro aspetto trascurato. I bambini non si lavavano, vestivano abiti sporchi e il loro sguardo era spento. Avevano comportamenti molto diversi dagli altri: nel momento in cui la maestra diceva «Che brava», Francesca si metteva a urlare «Io non sono brava», si buttava a terra, sbatteva i piedi. Il contrasto fra il complimento e la reazione di Francesca era il campanello d’allarme più grande. A casa li aspettava la madre, malata psichiatrica, che soffriva di attacchi d’ira. L’esatto contrario di una mamma accogliente e accudente. Il padre lavorava dalla mattina alla sera. Spesso, però, prima di rientrare a casa passava dal bar. Beveva. Trovava i figli agitati e affamati e si concedeva più uno schiaffo che una carezza. Secondo i servizi sociali non c’erano i criteri adatti per allontanare i bambini dalla famiglia. E così si è attivato un cordone di solidarietà. Un lavoro difficile di anni, per abituarli alla vita. Ma le storie a lieto fine, come quelle di Francesca e Matteo, sono poche. Giulia aveva cinque anni quando accompagnava sua madre a prostituirsi in auto. Una situazione di cui pure il padre era a conoscenza, ma quei soldi servivano alla famiglia. Giulia restava in macchina, da sola e per scaldarsi si soffiava nelle manine. Spesso i clienti erano violenti con la mamma, che tornava in auto con un occhio gonfio. Oppure Giulia era costretta a fare sesso con loro. Il giorno dopo la mandavano a scuola, come se niente fosse. Aveva ottimi voti. Casi che, in assenza di denunce e di prese in carico da parte dei servizi sociali, restano fuori dalle statistiche ufficiali. Ma portano il loro carico di violenza fin sulle soglie dell’esasperazione.
I bambini maltrattati in Italia
Secondo il dossier presentato da Terre des Hommes, CISMAI e AGIA sono 401.766 i bambini e ragazzi presi in carico dai servizi sociali in Italia, 77.493 dei quali sono vittime di maltrattamento. Bambini maltrattati che hanno visto la loro vita interrompersi. L’indagine sulla violenza sui bambini, realizzata tra luglio 2019 e marzo 2020, si conferma un’esperienza robusta e significativa dal punto di vista statistico: ha infatti coperto un bacino effettivo di 2,1 milioni di minorenni residenti nei 196 Comuni italiani coinvolti e selezionati dall’ISTAT. La forma di maltrattamento più comune è rappresentata dalle patologie della cura (incuria, discuria e ipercura) di cui è vittima il 40,7% dei minorenni in carico ai Servizi Sociali, seguita dalla violenza assistita (32,4%). Il 14,1% dei minorenni è invece vittima di maltrattamento psicologico, mentre il maltrattamento fisico è registrato nel 9,6% dei casi e l’abuso sessuale nel 3,5%. Se ad essere seguiti dai Servizi Sociali, in generale, sono più i maschi, bambine e ragazze sono invece più frequentemente in carico per maltrattamento (sono 201 su 1.000, rispetto a 186 maschi). Il maltrattante appartiene di solito alla sfera famigliare, quanto alla fonte della segnalazione del maltrattamento, per la maggior parte dei casi, è l’autorità giudiziaria ad attivarsi in tal senso (42,6%). Seguono agli ultimi posti ospedali e pediatri, mentre l’intervento dei servizi sociali risulta più frequente al Nord che al Sud e nel 65,6% dei casi ha una durata maggiore di 2 anni. Il tempo minimo per riscoprire la vita.
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