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In viaggio nelle scarpe di Kapuscinski
Considerato l’ultimo vero reporter della storia (seguito solo da Tiziano Terzani) Ryszard Kapuscinski ha costruito nel mondo del giornalismo di viaggio un ponte con l’alterità, con l’altro da riscoprire come fonte di sinergie. Kapuscinski ha cambiato il modo di raccontare il viaggio, trasformando la narrazione in un inno al mondo che non conosciamo.
Le scarpe da viaggio di Kapuscinski
Nato a Pinsk nel 1932, sin da bambino dimostra una certa sensibilità nei confronti di tutto ciò che lo circonda: osserva gli esseri umani e i loro comportamenti e si affeziona a certi oggetti simbolo che costituiscono un passepartout sociale e culturale della sua epoca. Le scarpe, ad esempio, diventano un oggetto a cui Kapuscinski è particolarmente legato. Un mezzo per camminare, uno strumento che contraddistingue l’essere umano nella sua realtà di muoversi per scoprire, agire, vivere. Kapuscinski ce ne parla per la prima volta raccontandoci della sua infanzia e, nello specifico, dell’inverno del 1942, quando per cercare di procurarsene un paio, giacché allora erano un lusso per molti, decise di mettersi a vendere saponette.
E durante i suoi viaggi, ad esempio l'Africa descritta in Ebano, continua ad osservarne il potere simbolico, per poi giungere in India e sentirsi attratto dal suo popolo scalzo, per niente bisognoso di quell’oggetto per lui così essenziale. Per la pima volta si sente a casa perché entra in contatto con un popolo che gli ricorda la sua infanzia, quando le scarpe rappresentavano un bene non necessario, quasi un capriccio. Eppure le scarpe sono anche il mezzo con cui si muove il vero reporter, che le consuma camminando, che le sporca e usa per attraversare le frontiere, alla scoperta dell’altro.
Note di viaggio di Kapuscinski
Ma cos’è un reporter se non qualcuno che supera le frontiere, trovando negli altri le proprie storie (come diceva Isabel Allende), raccontandoci una cronaca che è un atto d’amore per la scoperta? Kapuscinski descriveva l’anima di un paese, l’ossatura, parlandoci di cultura, usanze, religioni, ma anche e soprattutto di lingua, quel linguaggio universale che gli permetteva di concepire la bellezza della diversità, come vediamo in Ancora un giorno, ambientato in Angola. Il grande storico e reporter polacco è stato in grado di farci scoprire l’umiltà entrando in contatto con mondi nuovi.
Cosa ha differenziato Kapuscinski da altri reporter e che ha ispirato altri grandi giornalisti, come Tiziano Terzani? Senza alcun dubbio il suo modo di raccontare gli avvenimenti, lasciandosi trascinare dalle domande, partecipando emotivamente al mondo. Solo così, per Kapuscinski, si può diventare un vero reporter. L’avvicinamento all’altro, che sia una persona o un paese o un evento, per connettere e passare immediatamente dall’altra parte, per comprendere l’altro e riconoscervisi.
In viaggio con Erodoto
In viaggio con Erodoto è l’opera più significativa di Ryszard Kapuscinski, omaggio al grande storico greco vissuto più di duemilacinquecento anni fa che, come l'autore, viaggiava per conoscere l’altro, giacché considerava questo altro come un qualcuno. Erodoto è stato il primo vero e proprio reporter della storia, non viaggiava per colonizzare o conquistare ma per conoscere se stesso. La grande scoperta che lo storico greco di Alicarnasso trasmette a Kapuscinski è, infatti, che solo misurandosi con gli altri si può arrivare a comprendere la propria essenza. Questo tipo di approccio al viaggio, scomparso dopo l’antichità, tornerà nell’epoca dell’Illuminismo, con la curiosità moderna.
Kapuscinski, dopo aver riportato alcune delle storie di Erodoto, segue questo filone illuminista di ricerca e curiosità partendo da quelle domande tipiche dell’infanzia, per esempio: “Da dove vengono le barche?”. E le risposte a queste domande nascono dal viaggio. Come lui stesso afferma: «Il libro di Erodoto è il primo grande reportage della letteratura universale. Il suo autore è dotato di intuizione, una vista e un udito da reporter». Erodoto era anche instancabile e determinato, non lasciò che alcuna difficoltà lo scoraggiasse. Questo è stato il suo insegnamento di Erodoto a Kapuscinski che ne ha seguito il cammino, con «una fede piena di ottimismo», senza la quale è impossibile, secondo l’autore polacco, descrivere il mondo.
I 10 migliori libri di Kapuscinski
- Cristo con il fucile in spalla (Chrystus z karabinem na ramieniu, 1975) (Feltrinelli, 2011)
- Ancora un giorno (Jeszcze dzień życia, 1976) (Feltrinelli, 2008)
- Il Negus: splendori e miserie di un autocrate (Cesarz, 1978) (Feltrinelli, 1983)
- Shah-in-shah (Szachinszach, 1982) (Feltrinelli, 2001)
- Ebano (Heban, 1998) (Feltrinelli, 2000)
- In viaggio con Erodoto (Podróże z Herodotem, 2004) (Feltrinelli, 2005)
- L'altro (Ten Inny, 2006) (Feltrinelli, 2007)
- L'Africa non esiste (Feltrinelli, 2006)
- Nel turbine della storia: riflessioni sul XXI secolo (Rwący nurt historii. Zapiski o XX i XXI wieku, 2007) (Feltrinelli, 2009
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