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Tutto quello che ho visto viaggiando sui treni regionali ogni giorno

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Viaggiare tutti i giorni sui Regionali durante la fase due significa districarsi tra dispenser di igienizzanti rotti da atti vandalici, mascherine calate sotto il naso e piedi nudi in bella mostra sui sedili, con buona pace delle più banali norme igieniche. Per chi come me non può farne proprio a meno perché deve raggiungere il posto di lavoro a 180 chilometri da casa, si tratta di un’esperienza allo stesso tempo estraniante e disturbante, dal sapore romanzesco. Insomma, un viaggio ai confini dell’universo.

Non sarà un’avventura

Per salire sui primi Regionali del mattino devo affrontare orde di uomini e donne desiderosi di montare sul treno prima degli altri. E mentre per Intercity e Alta Velocità bisogna sottoporsi ordinatamente alla misura della temperatura, sui Regionali la questione è diversa: si sgomita come ai vecchi tempi, pestando i piedi al proprio vicino, in barba alla distanza di sicurezza. Rischio di finire schiacciata come un’acciuga, nel tentativo disperato di guadagnarmi un posto sul treno prima che le porte si chiudano, cercando di schivare più persone possibili quasi si trattasse di proiettili impazziti. In terra, dei grandi cerchi verdi indicano il percorso da seguire per evitare assembramenti e la sovrapposizione dei flussi in entrata e in uscita. Consigli bellamente ignorati dai pendolari, che ad oggi in Italia sono circa 5.5 milioni.

Prendere i treni durante la fase 2 è un
Prendere i treni durante la fase 2 è un'esperienza estraniante

I treni sono più vuoti rispetto a prima, ma sulla banchina ci si ammassa più del passato, forse per paura che sui Regionali si superi la capienza massima. Un copione che si ripete ogni mattina, senza che nessuno controlli. Solo nelle stazioni più grandi, come quella di Firenze, c’è chi prova a evitare che si formino assembramenti, spesso ricevendo in cambio risposte brusche, che vanno dal tiepido «ma che cosa vuole questo?» al più aggressivo «stai attento, non sai con chi hai a che fare», come se chiedere di tenere conto delle nuove regole fosse una mancanza di rispetto. Si preannunciano tempi duri per noi pendolari amanti dell’ordine.

Il mondo covid free dei regionali

Se si prende uno dei 4.653 Regionali che circolano in Italia, può capitare che a fianco a noi si sieda un uomo che, affaticato dal caldo, decida di togliersi la mascherina e di scoppiare in un rumoroso starnuto, tanto da sentirlo da sotto le cuffiette, mentre il nostro telefono riesce addirittura a geolocalizzare le goccioline di saliva che si diffondono nel vagone. Oppure può accadere che un altro salga, decidendo di togliere le scarpe e mettere i piedi sul sedile di fronte, con la pianta in bella mostra. La tentazione è di correre verso il primo dispenser di igienizzante più vicino. Peccato che la maggior parte sia fuori uso, danneggiata da atti vandalici. I controlli? Del tutto assenti: il capotreno di turno si limita a scorrazzare per le carrozze, senza azzardarsi a richiamare chi non indossa la mascherina, perché secondo il Gruppo FS italiane, la responsabilità sociale ricade sul singolo.

Il coronavirus è il nostro futuro

Se qualcuno prova a chiedere che i dispositivi vengano indossati, riceve, nella migliore delle ipotesi, minacce e avvertimenti. Ci prova un ragazzo vicino a me, che viene preso a male parole dallo smascherato di turno, tanto da rischiare anche un paio di schiaffi. Non mi resta che rimanere quindi immobile sulla mia seduta, chiudendo gli occhi e facendo un bel respiro, mentre il microcosmo del Regionale sembra vivere in un tanto rassicurante quanto folcloristico universo in cui il Covid non è mai esistito. Nel frattempo, una voce registrata ricorda, prima in italiano e poi in inglese, le regole da rispettare per evitare il contagio. Qualcuno vicino a me risponde cinico: «Be’ di qualcosa gli anziani devono pur morire», con tanto di spallucce. Storie al limite del reale con cui i pendolari devono confrontarsi ogni mattina. Ma intanto il problema resta la movida irresponsabile.

Trenitalia ci ha contattato chiedendo di segnalare il treno per accertare eventuali mancanze.

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