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pane e tulipani

La Venezia del coronavirus che ricorda Pane e tulipani

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Vent’anni fa Pane e tulipani mostrava la bellezza nostalgica di Venezia deserta. Ora che il coronavirus ha fermato l’affluenza dei turisti, è possibile ammirarla in una veste a cui non siamo abituati: le calli deserte, i negozi chiusi, i campi finalmente restituiti alla dimensione originaria della città. Non quella del turismo selvaggio, ma della meditazione, del rilassamento. E l’economia compromessa? Questo virus può servire da spunto per ripensare Venezia a misura d’uomo.

Pane e tulipani e Venezia da sogno

Esattamente vent’anni fa usciva nelle sale Pane e tulipani, film di Silvio Soldini con Bruno Ganz, Licia Maglietta, Marina Massironi e Giuseppe Battiston. La storia di una casalinga infelice che, dimenticata in autogrill dalla famiglia durante una gita, ne approfitta per cambiare vita e riscoprire se stessa a Venezia, ha dato modo a tutta Italia di vedere la città galleggiante da una prospettiva che ormai sembrava dimenticata.

Pane e tulipani, film del 2000
Pane e tulipani, film del 2000

Quella di decenni fa, quando Venezia non era ancora diventata sinonimo di turismo mordi e fuggi e le sue calli non si erano ancora riempite di negozi di paccottiglia e souvenir made in China, fast food, gelaterie che restano aperte un mese e bed and breakfast. La dimensione rilassata, onirica e meditativa di Venezia ben si sposava con la tematica del film, un dolce e ironico viaggio interiore che risvegliava una donna annoiata e spenta.

Venezia deserta: che fare?

Lo spirito dei veneziani è la quintessenza della resilienza: “duri i banchi”, esortazione a resistere tipica della città lagunare, descrive perfettamente lo spirito concreto e coriaceo di coloro che la abitano (ma anche di chi la guarda e la ama da lontano, i cosiddetti “campagnoli”). I veneziani, i pochi rimasti, non si piegheranno: qui potete trovare un’ironica (ma neanche tanto) lista di idee su come vivere al meglio questa quarantena che ha svuotato la città.

Bruno Ganz in Pane e tulipani
Bruno Ganz in Pane e tulipani

In attesa che orde di turisti tornino a invaderla, i residenti e gli sporadici visitatori potranno godere di un panorama ormai inusuale: dal Canal Grande quasi completamente sgombro da barche, vaporetti e gondole, alle Zattere semideserte da cui godere di una vista mozzafiato sulla Giudecca gustandosi un gianduiotto da Nico. Dal ponte dell’Accademia libero dalla piaga degli “scatolettisti”, truffatori di cui solo il virus cinese è riuscito temporaneamente a liberarci, al ponte di Rialto alleggerito dal peso delle migliaia di turisti che si sbracciano per rubare la prospettiva migliore. Chissà che non sia finita l'epoca del turismo mordi e fuggi, che svilisce e depreda la bellezza di Venezia.

Ridateci Venezia

Pane e tulipani descriveva una Venezia perfetta: un luogo in cui anche una straniera, una “foresta”, poteva sentirsi a casa. Lavorando al piccolo negozio di fiori sotto casa, stringendo amicizia con i vicini, suonando la fisarmonica in barena. Vivendo la città nella dimensione più intima e a misura d’uomo che sembra essere ora negata: sfratti, affitti sempre più alti, attività che chiudono e residenti che si spostano in terraferma trasformano Venezia in un hotel galleggiante.

Venezia deserta a causa del coronavirus
Venezia deserta a causa del coronavirus

Il vorace business dei b&b (molti dei quali abusivi) ora è entrato in crisi, come tutte le altre attività connesse al turismo: Venezia deve ripartire, tornando alla dimensione originaria di città dall’economia circolare, perfettamente in grado di sopravvivere anche senza la presenza massiccia e insostenibile di visitatori. Ora che Venezia è davvero chiusa deve confrontarsi con le sue attuali fragilità e curarle facendo leva sulla sua antica forza. Puntando su un turismo di qualità, più che di quantità, valorizzando teatri, musei e cinema, gravemente danneggiati dalla quarantena. Facendo tornare i veneziani, limitando gli speculatori. Realizzando il sogno forse ingenuo e da cartolina di Pane e tulipani, ma che è sempre meglio di questo incubo.


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