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omotransfobia

Tutte le fake news dello spot Pro Vita sull'omotransfobia

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Dopo anni di attesa, finalmente, il parlamento discuterà l’ampliamento della Legge Mancino, che tutela già confessioni religiose e minoranze, per introdurre, tra le categorie protette, anche omosessuali e transessuali. La “legge contro l’omotransfobia", relatore il deputato padovano Alessandro Zan, ha già scatenato le ire della CEI e portato a una nota formale del Vaticano, preoccupata per la libertà dei propri sacerdoti di criticare il mondo LGBT. Le stesse preoccupazioni descritte da Pro Vita & Famiglia, associazione legata all’estrema destra di Forza Nuova in un video (non) informativo sul web. Un secondo tentativo di propaganda sulle tracce dello spot del 2015, che fece scalpore per essere tanto brutto nella forma quanto nel contenuto (vi linkiamo qui questa perla del trash). Questo nuovo video è un’animazione grafica che inizia male e finisce peggio, esordendo con la prima bufala a soli 12 secondi dall’inizio.

1. Omosessuali e transessuali sono già protetti dalla legge

Passano solo 12 secondi dall’inizio del video e già Pro Vita manca il bersaglio affermando che «omosessuali e transessuali sono già giustamente protetti dalla legge vigente». E invece non lo sono in modo specifico, motivo per il quale viene proposto un disegno per ampliare "la legge vigente" (Mancino) che, ora, tutela solo i perseguitati per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. Iniziamo bene.

2. In carcere per le opinioni

Lo spot prosegue spaventando chi lo guarda con l'affermazione: «Il reato di istigazione alla discriminazione omofobica e transfobica rappresenta un rischio per la libertà di pensiero». Timore, questo, alla base delle critiche anche della CEI e della lettera del Vaticano. Certo, la libertà di pensiero va tutelata, ma il progetto di legge sull’omotransfobia riguarderà solo l’istigazione a delinquere e gli atti di violenza e non le opinioni. Ripetiamo: non le opinioni. Quindi chi dice: “I bambini devono avere un padre e una madre”, chi scende in piazza per la famiglia tradizionale e chi legge le Lettere di San Paolo (tutti esempi citati dal video Pro Vita) continuerà a farlo senza problemi.

3. Caroline Farrow e Jack Phillips

Il video prosegue col terrorismo psicologico citando un caso inglese del 2019, quello di Caroline Farrow, giornalista cattolica del movimento Citizen Go, da tempo impegnata in campagne anti-LGBT, che Pro Vita descrive solo come madre di cinque figli. Nel video si dice che la donna: «è sotto processo per essersi rifiutata di usare pronomi neutri» durante una discussione su Twitter, con Susie Green, madre della più giovane transessuale inglese. Versione, questa di Pro Vita, data dalla stessa Farrow alla polizia e diffusa sui social, dopo aver cancellato i tweet incriminati. In realtà, però, sembra che la Farrow abbia scritto ben di peggio: «Quello che lei (Susie Green, ndr) ha fatto al suo stesso figlio è illegale. Lo ha mutilato, castrato e reso sterile mentre era ancora un bambino», e ha concluso accusando la Green di "abuso su minori", ricadendo quindi nel Malicious Communication Act, altro che pronomi sbagliati. Anche il caso di Jack Phillips, citato da Pro Vita, non ha niente a che fare con l'omotransfobia della nuova legge: il pasticciere si rifiutava, per motivi religiosi, di realizzare torte per matrimoni gay e la Corte Suprema degli USA gli ha riconosciuto questo diritto dopo che la commissione del Colorado aveva sollevato il caso.

4. I reati contro la comunità LGBT

Il video descrive l'Italia come un luogo sicuro dove avvengono meno di una quarantina di reati omotransfobici all’anno. I casi sono due: o siamo di fronte a un cortocircuito mentale oppure alla malafede, perché in assenza di una legge specifica che riconosca l’omotransfobia in quanto tale i dati ufficiali sono, per forza di cose, carenti. Infatti il video cita come fonte OSCAD, l’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori, che è costretto a utilizzare, sull'omotransfobia, dati aggregati e non un vero monitoraggio normativo. Lo stesso OSCAD che si è dichiarato incapace di «tenere una contabilità delle aggressioni, dei pestaggi, delle violenze contro gay, lesbiche, bisessuali e transessuali» finché non esisterà una legge specifica. Basta fare un giro tra le fonti più accreditate sul tema, come Simone Alliva, giornalista e autore del libro Caccia all’Omo, e associazioni di settore come ArciGay, che già nel 2019 lamentava un aumento del 30% dei casi di aggressione omotransfobica con oltre 180 vittime, per capire che il problema è reale e necessita di un intervento rapido.

5. Rendere omosessuali e transessuali dei privilegiati

Il video poi conclude che la legge: «rischia di trasformare le persone omosessuali e transessuali in categorie privilegiate». Questo implicherebbe, quindi, che gli altri fruitori della Legge Mancino, ad esempio chi professa una determinata religione (come i membri di Pro Vita), chi appartiene a una determinata etnia o proviene da una certa nazione, siano oggi dei privilegiati. Allora, seguendo sempre questo ragionamento, dovremmo abolire la Legge Mancino per tutti? No, perché questa conclusione è fallace, come gran parte delle affermazioni precedenti. La tutela legale non è un privilegio, ma un principio di equità, e questo vale per chiunque sia oggetto di odio. Ampliare la Legge Mancino avrà come unico risultato l'estensione di tutele già esistenti a un’ulteriore categoria di persone, che oggi ne ha bisogno, ed è ironico che proprio coloro che esercitano la propria religione tutelati da questa norma, non vogliano condividerla con altri.

Il pensiero di Margherita Hack sui diritti degli omosessuali

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