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«Ecco perché serve una legge contro l'omotransfobia»

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Una legge che offra una tutela rafforzata alle persone omosessuali e trans, senza dimenticare le donne: è questo lo scopo della proposta di legge contro l’omotransfobia e la misoginia presentata dal deputato del Pd Alessandro Zan. Il Ddl andrebbe ad allargare la platea delle cosiddette “vittime vulnerabili” previste dalla legge Reale-Mancino, che punisce i crimini e i discorsi d’odio fondati su caratteristiche personali come la nazionalità, l'origine etnica e la confessione religiosa. Maria Paola è stata vittima di quell'odio, speronata e uccisa dal fratello perché si era innamorata di una persona trans. E intanto su Zan sono piovute le prime minacce di morte.

VD. Perché è necessario un ampliamento della legge Mancino-Reale?

A.Z. La legge Mancino-Reale è nata perché ci sono dei gruppi, come le minoranze etniche e religiose, che sono oggetto di stigma sociale, di violenze, di incitamento all’odio. Lo Stato interviene, quindi, proprio per renderli pienamente cittadini. Seguendo questa impostazione, senza creare una fattispecie autonoma, puntiamo ad allargare la legge contro i crimini d’odio per tutelare le donne e le persone omosessuali e transessuali, considerate vittime vulnerabili.

VD. Non solo omotransfobia, dunque. 

 A.Z. Le donne, insieme alle persone LGBT, sono oggetto di aggressioni, di istigazione all’odio e di atti di violenza in modo molto più sostenuto che altri gruppi sociali. Ecco perché serve una tutela rafforzata ed ecco perché abbiamo utilizzato la legge Reale-Mancino che è una legge che è entrata nel codice penale con gli articoli 604 bis e ter. Abbiamo quindi esteso ai reati già esistenti la questione di genere, cioè la violenza contro le donne, l’orientamento sessuale e l’identità di genere.

VD. Molti l’hanno attaccata perché il Ddl rischierebbe di trasformarsi in una legge bavaglio. È così?

A.Z. Non si sanzioneranno le idee. Intanto c’è un principio stabilito dalla nostra Costituzione che è l’articolo 21 che sancisce la libertà di espressione. È chiaro, però, che la libertà di espressione non è un valore assoluto, perché trova un limite, un punto di freno, un confine, nel momento in cui va a intaccare altri valori costituzionali, come la dignità della persona. Chi sostiene che questo Ddl limiti la libertà di espressione si preoccupa di dirlo solo quando la legge interviene solo per una tutela rafforzata delle persone omosessuali e transessuali. Se un ampliamento per l’omotransfobia è sbagliato, allora bisognerebbe cancellare la legge Mancino tout-court. Ma nessuno osa eliminare una legge che punisce i reati d’odio per razzismo.

VD. La propaganda di idee, inoltre, prevista dal 604 bis, non è punita.

A.Z. La giurisprudenza di questi anni ci ha detto che non la possiamo inserire come reato quando abbiamo di fronte a noi dei gruppi sociali per cui c’è una generica antipatia o su cui non c’è un accordo sugli stili di vita. Invece diventa assolutamente legittimo intervenire quando c’è un’istigazione all’odio e a commettere atti di violenza verso quei soggetti sociali che sono maggiormente soggetti di stigma da parte della società.

VD. Per cui si potrà continuare a dire che la famiglia tradizionale è quella composta da un uomo e una donna.

A.Z. Esattamente. Pur non condividendo questa affermazione, si tratta di libertà di espressione. Ma bisogna stare attenti a quanto la libera opinione va intaccare la dignità della persona. La giurisprudenza dice che la libertà di opinione si ferma nel momento in cui il mio discorso di odio crea un concreto pericolo. Se al congresso di Verona, ad esempio, vengono lanciati epiteti e forme di istigazione all’odio che esulano dall’opinione personale ma vanno a intervenire in una concreta situazione di discriminazione, allora si applicherà la legge Mancino. Ecco perché è importante intervenire con una legge contro i crimini d’odio. Questa legge farà sì che gli omofobi di questo Paese stiano attenti quando intervengono nel dibattito pubblico, perché nello spazio pubblico devono coesistere le varie opinioni senza che le mia libertà incida sulla dignità degli altri.

VD. Ha incontrato resistenze alla Camera?

A.Z. In commissione c’è un atteggiamento di ostilità e ostruzionismo. Ma presenterò il testo base questa settimana. Da lì ci sarà una discussione e poi il voto. Al momento c’è una maggioranza compatta, ma voglio vedere al lato pratico, perché in passato ci sono state in passato delle insidie, con emendamenti trabocchetti. Dobbiamo prepararci a una battaglia dura.

VD. Con il Ddl si instaura una tutela rafforzata nei confronti delle persone LGBT. L’Italia è un paese omofobo?

A.Z. I dati non sono molto incoraggianti. Secondo un’indagine dell’Unione Europea, gli omosessuali in questo Paese non si sentono al sicuro e hanno paura di esporsi e dichiararsi. C’è paura persino a darsi un bacio in pubblico o tenersi per mano. Il che dà l’idea che è una percezione molto forte di stigma e di avversione verso gli omosessuali. Ancora peggio nei confronti dei transessuali. La Rainbow Map di Ilga-Europe ci consegna una situazione di accettazione sociale molto bassa, al pari della Lituania molto lontana da Paesi invece come la Germania o la Francia, dove l’accettazione va dal 70 al 90%. In Italia siamo al 23%.

VD. Quali sono le discriminazioni a cui le persone LGBT sono sottoposte?

A.Z. Vanno dal lavoro, alla socialità alla scuola. Se in un Paese due persone non possono tenersi per mano perché hanno paura, se va bene, di essere insultati e, se va male, di essere aggrediti o bullizzati, significa che non c’è un’accettazione forte. Una legge di questo tipo avrebbe un aspetto penale, che è deterrente minimo ma necessario, e uno culturale, perché lo Stato interviene per tutelare le vittime vulnerabili per garantire la piena cittadinanza.


L'omosessualità secondo Giuseppe Ungaretti

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