Star Wars
Povero Star Wars, finito ostaggio dei fan
Povera saga di Star Wars, nata quasi mezzo secolo fa, finita per essere ostaggio del pubblico e della sua stessa storia. Che sia stata l’universalità (o poca originalità) del racconto, un classico monomito alla Joseph Campbell, a diffonderla come un virus canonizzandola suo malgrado? Oppure è stata la tendenza di questa epoca di comunicazione orizzontale, fatta di commenti, gruppi e fandom digitale a distruggere definitivamente il delicato rapporto tra pubblico e racconto? Il declino di Star Wars farà epoca, ma non è inspiegabile e ha molti responsabili.
Il successo e il declino di Star Wars
Fu proprio il successo riscosso dai primi film a iniziare quel percorso autodistruttivo che ci ha portato, oggi, a esclamare l’iconico “Nooo” di Darth Vader all’uscita dai cinema. Il primo Guerre Stellari era la versione science fantasy de La fortezza nascosta di Akira Kurosawa (autore seminale per tanto cinema occidentale, vedasi Per un pugno di dollari e I magnifici sette). Diciamo fantasy perché Guerre Stellari non è un’opera di fantascienza come molti si ostinano a definirla: sostituire i velieri con le astronavi e le spade magiche con le spade laser non cambia la natura del racconto.
Lucas ebbe però il merito di costruire, attorno a questa storia già nota, un’ambientazione vasta e affascinante (e tanto di cappello al padre di Guerre Stellari per questo). Star Wars, col secondo film, grazie anche all’eminenza grigia Lawrence Kasdan, toccò un apice narrativo che non ha più eguagliato per altri sette: L’Impero colpisce ancora è una delle migliori opere di genere mai prodotte e, al contempo, la pietra tombale della creatività della saga. Il successo stratosferico raggiunto nel 1980 fu la nemesi di Guerre Stellari, un fertile sottobosco da cui spuntarono, come funghi pelosi, gli Ewoks e l’ironia di Han Solo si trasformò in comicità. La prima trilogia finì, fortunatamente, prima che il disastro si compisse e così restammo con un bel ricordo per vent’anni.
Star Wars ostaggio di George Lucas
Ma tutti i sintomi della catastrofe erano lì, di fronte a noi. Poteva, un autore che ha continuato per anni a intervenire persino sui tre film originali, esimersi dal raccontare la misteriosa caduta di Anakin Skywalker in tre prequel, pensati già nei ’70 ma mai realizzati? No, figuriamoci. E così il terzo millennio ha visto l’alba della Vecchia Repubblica con una storia che, a parte la non brillante recitazione di Hayden Christensen (che, purtroppo, è il perno di tutto il racconto), aveva un solo, grande difetto: la noia, assoluta e pervasiva.
La partita dei prequel si giocava interamente sulla qualità della narrazione, perché il finale lo sapevamo già tutti. Una partita finita in pareggio: la struttura narrativa de La minaccia fantasma, L’attacco dei cloni e La vendetta dei Sith era solida e coerente ma poco avvincente (a parte i duelli con le spade laser, quelli davvero insuperati). Noia di dimensioni galattiche.
Star Wars è un reboot durato quarant’anni
Quando la Disney riprese le fila di Star Wars, la storia ormai ripeteva se stessa da decenni in fumetti, libri, videogiochi, passando dall’essere tragedia e avventura a farsa (come disse bene quel tale, Karl Marx). Chiunque abbia mai letto anche un solo prodotto pre-Disney, come Le Cronache dei Jedi, avrà notato questo continuo rimando al medesimo plot, riconoscibile, prevedibile, confortevole. A Disney, ma in particolare a Kathleen Kennedy di Lucasfilm, bisogna riconoscere il merito di aver portato la saga anche in altre direzioni, pensiamo a Rogue One o a The Mandalorian, racconti coinvolgenti proprio per la loro diversità, dove, invece, la storyline principale è sembrata collassare su se stessa. Perché?
Forse era inevitabile: la produzione si è trovata davanti a un’opera ormai ingestibile, ma è indubbio che sia mancata una certa lucidità (la stessa, invece, avuta con Rebels e Rogue One). Una parte della fandom di Star Wars si è dimostrata tra le più problematiche mai viste, boicottando film, riversandosi sui social ogni volta che poteva, premendo sugli autori per spingerli verso scelte inutili e forzate, evidenti in Star Wars: L'ascesa di Skywalker. Il primo capitolo di questi sequel, Il risveglio della Forza, è stato poco più di un pigro reboot che, prevedibilmente, ha incontrato i gusti dei fan (e anche di parte della critica); il secondo, Gli ultimi Jedi, ha peccato di un umorismo spesso fuori luogo mantenendo, però, una struttura solida.
Discostatosi dalle aspettative della fandom, Star Wars 8 ha finito per essere travolto dalle critiche, spingendo J.J. Abrams a spendere parte dell’ultimo capitolo rettificando il precedente e condensando una marea di spiegoni in sole due ore di film, tutto per tornare su binari che i fan avrebbero apprezzato. Inutilmente, secondo noi, perché la soluzione li ha scontentati comunque. Nell’epoca dei social, come dicemmo già per Game of Thrones, abbiamo perso la capacità di goderci un’opera in silenzio, lasciando che siano altri a raccontarla. Star Wars 9 è praticamente una fanfiction difficile da digerire a chiusura di una saga durata quarant’anni che, almeno per la sua storyline principale, aveva esaurito il suo arco molto tempo fa.
La saga di Guerre Stellari tra cinema e tv
- 1977 Guerre Stellari
- 1980 L’Impero colpisce ancora
- 1983 Il ritorno dello Jedi
- 1999 La minaccia fantasma
- 2002 L’attacco dei cloni
- 2003 The Clone Wars (TV)
- 2005 La vendetta dei Sith
- 2014 Rebels (TV)
- 2015 Il risveglio della Forza
- 2016 Rogue One: A Star Wars Story
- 2017 Gli ultimi Jedi
- 2018 Solo: A Star Wars Story
- 2019 The Mandalorian (TV)
- 2019 L’ascesa di Skywalker