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Stanley Kubrick aveva la sindrome di Asperger?
Stanley Kubrick aveva la sindrome di Asperger? Con questa domanda si apre, in Asperger's Syndrome: Gift or Curse di Viktoria Lyons e Michael Fitzgerald, il capitolo dedicato a uno dei più grandi registi della storia del cinema. L'attribuzione dell'Asperger ai grandi geni del passato è diventata cosa comune oggi, non sempre calzante: sarebbe stato autistico ad alto funzionamento persino Michelangelo Buonarroti senza altra spiegazione che il suo perfezionismo e la passione per l'arte. Ma nel caso di Kubrick la diagnosi di Asperger potrebbe essere esatta.
La gioventù solitaria di Stanley Kubrick
Come molti studenti Asperger, Stanley ebbe problemi a scuola: non era interessato a socializzare e si annoiava nelle comuni materie di studio. I suoi punteggi bassi in matematica, fisica, scienze non erano segno di poca intelligenza bensì di una passione intellettuale feroce per la fotografia. Fin dai quattordici anni Kubrick e il suo amico Marvin Traub iniziarono a fotografare, aprendo così una stagione della vita del regista che non sarebbe mai terminata e che lo avrebbe accompagnato sino alla morte nel 1999.
"Due giovanotti solitari in missione fotografica", così erano descritti Stanley e Marvin. In quello stesso periodo Kubrick iniziò ad andare al cinema almeno otto volte a settimana. Non guardava i film tanto per divertirsi quanto per imparare e replicare (una tendenza tipica dell'Asperger), convincendosi, a ragione, di riuscire a migliorare quello che vedeva sullo schermo. Sentimentalmente era scostante: da adulto si sposò tre volte ma solo il terzo matrimonio, quello con Christiane Harlan, funzionò (durò quarant'anni), proprio perché la donna condivideva con il regista la passione per il cinema, l'unica cosa che riusciva a smuovere le emozioni di Stanley Kubrick.
Il perfezionismo di Stanley Kubrick
Gli aneddoti sulla meticolosità e l'ossessività di Kubrick come regista sono ben noti dalle dichiarazioni dei suoi collaboratori. Era capace di qualsiasi cosa per dirigere fisicamente ed emotivamente i propri attori, come fece con Shelley Duvall per Shining: determinato ad ottenere dall'attrice una sensazione di reale terrore e paranoia le causò un esaurimento nervoso per poi riprenderne le performances. Probabilmente questa forma di mania del controllo era alla base anche della fobia del regista per il volo.
Impressionante il numero di ciak per le scene più iconiche dei suoi film: 127 per Jack Nicholson e Shelley Duvall con la mazza da baseball sulla scalinata dell'Overlook Hotel; 148 per Scatman Crothers che spiega la "luccicanza" a Danny Lloyd; Tom Cruise, in Eyes Wide Shut, aprì la stessa porta 95 volte, e il film richiese il più lungo periodo di riprese ininterrotte della storia: oltre 400 giorni. Nonostante questa meticolosità estrema, o forse proprio per questa, Kubrick odiava rivedere i suoi film e comprò tutte le copie del suo primo lungometraggio, Paura e desiderio, perché non fosse proiettato.
La vita da recluso di Stanley Kubrick
Perfezionismo e ossessione furono solo due aspetti di un genio multiforme e visionario come Kubrick, sul quale è difficile mettere etichette, più funzionali a noi narratori che alla realtà. Nei '60 il regista decise di trasferirsi con la famiglia in Inghilterra dove iniziò una vita da recluso, mantenendo i contatti con l'esterno solo per ricevere informazioni, mai per conversare, cosa che il regista non amava fare.
Il genio di Kubrick non ottenne mai l'Oscar per la regia. La sua mancanza di empatia, l'intellettualismo e il distacco, così visibili nei suoi film, furono il riflesso della sua vita, basata su una logica solida e priva di emozioni, tranne una: il suo amore per il cinema, che ci ha donato capolavori come Il dottor Stranamore, 2001: Odissea nello spazio, Full Metal Jacket e Arancia Meccanica.
I film da scoprire di Stanley Kubrick
- Rapina a mano armata (1957)
- Orizzonti di gloria (1957)
- Lolita (1962)
- Il dottor Stranamore (1964)
- Barry Lyndon (1975)
- Bonus track: Il giorno del combattimento (1951)