matteo salvini
Le differenze tra Prodi-Berlusconi e Salvini-Renzi
Martedì, in seconda serata dopo la Nazionale italiana di calcio, è andato in scena negli studi di Porta a Porta il duello tra Matteo Renzi e Matteo Salvini. Un duello dal sapore antico, se si guarda al salotto in cui è andato in scena o alla modalità televisiva dello stesso: un mezzo, quello della televisione, che ha mutato ,a sua natura senza perdere la propria importanza.
Infatti, come ricorda lo stesso conduttore, Bruno Vespa, erano tredici anni “abbondanti” che nello studio di uno dei talk politici più noti in Italia non si vedeva lo scontro tra due candidati politici.
Erano tredici anni che non avveniva un confronto tra politici a Porta a Porta
Oggi, ci sono le amministrative all’orizzonte e Salvini e Renzi non rappresentano che due delle molteplici forze in gioco, ma ieri era stato il turno di Romano Prodi e Silvio Berlusconi, candidati, rispettivamente, di centrosinistra (L’Unione) e centrodestra (La Casa delle Libertà) alle elezioni politiche del 2006.
La natura bipolaristica della politica del tempo tratteggia la prima ed incolmabile differenza con i tempi correnti, ma ci sono tre punti in particolare su cui vale la pena approfondire il confronto.
Prodi e Berlusconi fu un dibattito sul futuro elettorale, quello tra Salvini e Renzi sul passato di governo
Prodi e Berlusconi si presentano da Vespa lunedì 3 aprile, con le elezioni in programma per la domenica ed il lunedì successivo. In piena campagna elettorale last minute, il dibattito non era altro che il secondo round del precedente, andato in scena il 14 marzo con moderatore l’allora direttore del TG1, Clemente Mimun.
Due giorni prima, sempre in marzo, Berlusconi era uscito sbottando: «E poi dicono che la Rai è controllata da me!» dallo studio di Mezz’ora, programma condotto da Lucia Annunziata su Rai 3. Parliamo, quindi, di un momento in cui la televisione era regina dell’informazione, non solo politica: parliamo di un periodo in cui un fatto accade in prima serata, alle 21.15 al massimo e poi, il giorno dopo, trova ancora spazio sui quotidiani per il commento.
La prima grande differenza riguarda i tempi dell'informazione
Questa è la prima sostanziale differenza: i tempi. Non l’epoca, quanto quelli dell’informazione. Per cui, con il cronometro sempre sott’occhio, Prodi e Berlusconi duellano a ritmo di domanda, con qualche reciproca interruzione, ma con due minuti e mezzo per rispondere e uno per controbattere.
Lunedì scorso, i tempi di risposta erano supponibili, ma nessun cronometro ha scandito il dibattito: Vespa ha avuto l’accortezza di ricordare a Renzi di aver sforato, ma chi ne ha fatto davvero un dramma? Tanto poi si va su Twitter, spazio per parlare ce n’è.
Lo spazio comunicativo pre-social non permetteva divagazioni, perché era l’unico a disposizione
Dramma che invece, sarebbe accaduto 13 anni fa. Se non altro, perché le due fazioni in gioco avevano qualcosa da dire. Berlusconi il proprio cavallo di battaglia di adeguamento dello Stato alle esigenze del cittadini (leggasi, meno tasse: «Aboliremo l’ICI» disse), mentre Prodi di risposta quello che è un concetto essenziale della sinistra e che ormai, come la sinistra, ha trovato pensionamento politico: il sostentamento dei lavoratori medio piccoli, con l’obiettivo a più ampio respiro di ridurre la forbice tra ricchi e poveri nel Paese.
Il dibattito, pertanto, si è sviluppato attorno all’espressione di idee, più o meno realizzabili, ma comunque programmabili. Della sfida tra Renzi e Salvini non resta che un’eco lontana dei soliti tormentoni del secondo, come l’immigrazione, e dell’impassibilità del primo nel ribattere rivangando le contraddizioni del rivale, dal Papeete all’assenteismo.
Renzi e Salvini sono passati lasciando dietro di sé l'eco di vecchi tormentoni già sentiti
Trucchi che, d’altronde, usava già al tempo Berlusconi. «La sinistra ha fatto, la sinistra ha detto» è l’incipit di una buona parte delle risposte “tecniche” del Cavaliere, che dimostra come quella che oggi è prassi – abusatissima – all’epoca era ancora avanguardia.
Insomma, confrontare i tempi contemporanei con il recente passato, non può che offrire una constatazione che sa quasi di sentenza: la patria potestà di Silvio Berlusconi sulla politica italiana. Come una corrente artistica, il Cavaliere ha influenzato il linguaggio della politica e il giudizio che ha il popolo ha di questa.
I tre spunti del confronto: sono cambiati i tempi, si sono persi i contenuti ed è tutta colpa di Berlusconi
E tutto è iniziato nel 1994, ma ancora nel 2006, il fondatore di Forza Italia ha sfruttato il solito leitmotiv: «La magistratura della sinistra», «La sinistra, e in particolare quella massimalista propone...», sono solo alcuni passaggi che hanno portato alla grande promessa – l’ICI – finale.
In pieno stile berlusconiano, Renzi e Salvini hanno giocato a smontarsi, mancando però – per fortuna o purtroppo – della grande presa in giro finale. Le ragioni posso essere due: o hanno smesso di prenderci in giro, oppure il linguaggio politico si è definitivamente svuotato di contenuti (anche fantasiosi). Avvisaglie di una deriva all’orizzonte però, c’erano già tredici anni fa.