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Sempre più giovani diventano agricoltori
Marco Žilijak ha trentaquattro anni e fa parte dell’esercito di giovani agricoltori che da Nord a Sud hanno deciso di ritornare alla terra, a quella terra che tinge di nero le unghie delle mani ma che ad accarezzarla ricorda la pelliccia morbida di un animale. In una società in cui ogni certezza scivola via dalle dita come acqua, l’agricoltura sembra rappresentare un porto sicuro, tanto che in Italia sono 55,000 le aziende agricole gestite da under 35. Nel 2018, il loro numero, secondo i dati Coldiretti, è cresciuto del 6% rispetto all’anno precedente, portando l’Italia ai vertici europei per la presenza di giovani nell’agricoltura: la terra, dimenticata e bistrattata dai baby boomer, torna a nuova vita nel sudore dei millennial, che la reinventano secondo un vangelo che parla di tecnologia e sostenibilità.
L’agricoltura sostenibile secondo i giovani: la storia di Marco
Marco è solo un bambino quando capisce che tra la terra e il suo sangue non ci sono differenze. Invece di giocare con le macchinine o a pallone, si diverte a coltivare l’orto di una sua amica. Poi gli studi di agraria e il sogno di un’agricoltura che sia davvero sostenibile. «Non sono al singolare. Ho scelto di far parte di una cooperativa perché è un progetto plurale. Dopo un anno di servizio civile alla Caritas mi è venuta l’idea di dare vita a un grande orto dove le persone che erano in difficoltà lavorativa potessero lavorare. Così è nato il progetto Ortofficina». Infine l’incontro con la cooperativa agricola sociale Calafata di Lucca. «Insieme abbiamo trovato terreni in affitto per produrre ortaggi. Oggi siamo una decina di persone, quindici l’estate». Tutti giovani, tutti con la voglia di fare un’agricoltura nuova, senza dimenticare la tradizione. «La nostra non è solo un tipo di agricoltura biologica. È anche sociale: con noi lavorano rifugiati politici, chi è affetto da problemi mentali o da dipendenze. Coltiviamo tutte verdure stagionali, per un totale di 13 ettari di terreno che altrimenti sarebbero stati destinati all’incuria o all’incolto. Non usiamo prodotti di sintesi, né diserbanti e la concimazione è solo organica. Insomma, è l’agricoltura dei nostri nonni rivisitata in chiave moderna».
Chi sono i giovani agricoltori?
- Sono laureati
- Viaggiano all’estero
- Usano il web e la tecnologia
Tutte caratteristiche che rendono possibile aprirsi verso altri mercati. Non solo: un imprenditore su quattro è donna, mostra particolare attenzione all’ambiente e alle sue esigenze, oltre che al sociale, ma soprattutto le aziende agricole gestite da giovani sono anche tra le più ricche, con una superficie superiore di oltre il 54% alla media, un fatturato più elevato del 75% della media del settore e il 50% di lavoratori in più per azienda. Crescono anche gli studenti di agraria, sia alle superiori che all’università, con un aumento del 14,5 % (dati Coldiretti), in controtendenza al calo generale del 6,8% degli universitari. Con un tasso di disoccupazione del 9,9%, la terra fa gola a molti. E ci si rimbocca le maniche.
Gli incentivi e l’insediamento dei giovani agricoltori
Circa 30mila giovani nel biennio 2016-2017 hanno presentato in Italia domanda per i Piani di sviluppo rurale (Psr) dell’Unione Europea, con il 61% concentrato al sud e nelle isole e il 19% al centro e il resto al nord. In particolare, per favorire l’ingresso dei giovani nel mondo dell’agricoltura, la Sicilia ha messo a disposizione 260 milioni di euro per gli investimenti in agricoltura rivolti ai giovani fino ai 40 anni di età. Somma che però rischia di rimanere ferma a causa di una burocrazia soffocante. Tra gli ostacoli maggiori per avviare un’impresa agricola anche il costo elevato dei terreni, tra i più alti in Europa, con picchi di 108mila euro a ettaro. Ma i giovani non si arrendono e tornano a «zappare la terra», servendosi di Facebook e Instagram per pubblicizzare la loro attività. Alla faccia di chi, con disprezzo, parla di «braccia tolte all’agricoltura».
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