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«Se il referendum sull'eutanasia è inammissibile allora agisca il Parlamento»

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Dopo la decisione della Consulta di dichiarare inammissibile il referendum sull’eutanasia legale, che aveva raccolto oltre un milione di firme, le reazioni sono state di forte delusione. «Credo che sia una brutta notizia per coloro che subiscono e dovranno subire ancora più a lungo sofferenze insopportabili contro la loro volontà», ha commentato Marco Cappato, tra i promotori del referendum. Per la presidente del comitato Filomena Gallo, la mobilitazione per il referendum sull’eutanasia ha «comunque gettato il seme per una nuova stagione laica e di democrazia nel nostro Paese». Un seme, ora, nelle mani della politica che dovrà decidere se e come dare un esito alla legge sul fine vita in discussione giovedì.

Il mancato referendum sull’eutanasia è un’occasione per la politica

La Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile il quesito proposto dalla "Luca Coscioni" e dalle altre associazioni, in sostanza, per le complessità che la depenalizzazione dell’omicidio del consenziente avrebbero potuto comportare. In attesa del deposito della sentenza, l’Ufficio comunicazione ha spiegato che l’inammissibilità è arrivata perché «a seguito dell’abrogazione, ancorché parziale, della norma sull’omicidio del consenziente, cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili».

La via del referendum abrogativo, persino per un tema così complesso come l’eutanasia e il sucidio assistito, era però obbligata. Purtroppo, in Italia, solo questo tipo di consultazione popolare ha carattere vincolante e non si contano, al contrario, le leggi proposte dal basso rimaste chiuse nei cassetti della politica nazionale per anni. I temi dell’eutanasia e del suicidio assistito, con tutto il loro portato di complessità etiche e giuridiche, mal si prestavano all’approccio abrogativo del referendum. Un approccio reso necessario, però, da anni di sollecitazioni, sia da parte della cittadinanza che dalla stessa Corte Costituzionale, cadute nel vuoto di una politica sorda a queste istanze.

L’inammissibilità potrebbe, quindi trasformarsi in un’occasione, per il Parlamento, di riportare la palla al centro dell’azione politica. In questo senso Giuditta Pini, deputata del PD, ha spiegato: «Se non si può fare una legge sull'eutanasia con un referendum allora bisogna farla in Parlamento. Ora milioni di persone che si sono mobilitate si sentiranno deluse, arrabbiate e sole. Questo è il momento per dire che non tutto è perduto e che una legge si può e si deve fare. Non usiamo questa bocciatura come un alibi per non parlare dell'argomento. Soprattutto nel mio partito».

Giovedì pomeriggio riprenderà l'esame della proposta di legge sul fine vita alla Camera, la domanda è sempre: la politica sarà in grado di scrivere una legge su questo tema o le richieste dei firmatari, delle associazioni e della Corte Costituzionale resteranno inascoltate?

Le voci di chi chiede un Referendum per l'eutanasia legale

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