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Il documentario dei Rage Against The Machine sul razzismo è uno schiaffo all'ipocrisia

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Ha l’effetto di uno schiaffo in faccia mentre dormi. Un brusco e violento risveglio da tutte quelle verità che diamo per scontate e sulle quali non riflettiamo mai abbastanza: è Killing In Thy Name, il documentario distribuito gratis su YouTube dai Rage Against The Machine e dal collettivo internazionale di artisti The Ummah Chroma. La band rivoluzionaria per eccellenza torna a distruggere gli alibi che usiamo per nascondere le ingiustizie della nostra società: razzismo, privilegi, sfruttamento.

Killing In Thy Name, il documentario dei Rage Against The Machine

«Da dove vengono i bianchi» chiede l’insegnante a un gruppo di ragazzi giovanissimi, seduti su un prato ad ascoltare la lezione di History of Whiteness. Qualcuno dice Europa, qualcun altro Inghilterra o Russia. L’insegnante risponde che nessuno di questi popoli si definiva “bianco”: erano inglesi, francesi, russi. Ma allora «quando hanno deciso di essere bianchi?». Il documentario dei Rage Against The Machine e The Ummah Chroma parte da qui per raccontare, con un montaggio ispirato dalle note del classico della band Killing in the name of, la storia dei “bianchi” che, contemporaneamente, è la storia del razzismo. In un’ottica di lotta di classe che da sempre contraddistingue il lavoro di Zack de la Rocha e Tom Morello, col supporto delle parole della dott. Jacqueline Battalora e dello storico e saggista Howard Zinn, Killing In Thy Name ci mostra come il concetto di “bianco” e quello di “razza” siano invenzioni del potere. «Dobbiamo iniziare capendo che la gente bianca è un gruppo sociale più che una razza» chiosa la dott. Battalora. Un gruppo nato dalla necessità che la classe dirigente (in particolare americana) aveva di mantenere il controllo su una società in tumultuosa crescita dove i poveri erano più numerosi e turbolenti dei ricchi. Poveri che avrebbero potuto, e qualche volta lo fecero, allearsi con le masse di schiavi ed ex-schiavi se non fosse stata attuata una segregazione, prima di tutto culturale, tra i due gruppi. «Se la definizione “gente bianca” è chiaramente una finzione, l’organizzazione sociale e relazionale creata da questa finzione è estremamente reale» continua la dott. Jacqueline Battalora, autrice di Birth of a White Nation: The Invention of White People and Its Relevance Today. Soprattutto se si è neri in America. «Non ho mai realizzato di essere bianco semplicemente perché non ho mai dovuto affrontare questa cosa» dice un adolescente seduto nella sua camera. Una frase che, però, non sentiremmo ripetere da un ragazzo nero, che, negli USA ma non solo, deve affrontare quotidianamente le conseguenze della sua appartenenza etnica. Killing In Thy Name decostruisce la narrativa razziale americana basata sulla contrapposizione etnica e scopre le leve politiche ed economiche che da sempre maschera. E lo fa in soli quindici minuti. Pensare che a noi sono serviti cinquecento anni.

Perché dovreste riscoprire i Rage Against the Machine

Il decennio che vide il mondo scrollarsi di dosso il gelo della Guerra Fredda e lanciarsi a testa bassa verso la globalizzazione e l’11 settembre, fu un periodo di grande fermento. Fermento che si trasformò in ribellione contro un sistema vittorioso e quindi indiscutibile, che non si fece problemi a soffocare con violenza ogni critica e ogni istanza di rinnovamento. Una stagione di scontro che culminò e si spense per sempre nella notte di sabato 21 luglio 2001 alla scuola Diaz di Genova, durante il G8. I Rage Against The Machine furono la colonna sonora di quel decennio. Ispirarono non solo un genere, fondendo rap e metal, le rime sputate di Zack de la Rocha e la chitarra ipnotica di Tom Morello, ma una generazione che cercava gli strumenti per abbattere quelle storture che vedevano nella società occidentale. Essere tornati oggi, con un documentario che ha il ritmo sostenuto e implacabile della loro musica, sottolinea l’importanza di questo momento storico. Un periodo di svolta e cambiamento che, stavolta, potremmo usare per migliorare il nostro mondo invece di sopravvivergli. «La situazione non richiede solo un nuovo presidente o nuove leggi, ma l’abbattimento del vecchio ordine e la creazione di un nuovo tipo di società» per Howard Zinn. Iniziando proprio dal razzismo.

La discografia dei Rage Against The Machine

  • Rage Against the Machine (1992)
  • Evil Empire (1996)
  • The Battle of Los Angeles (1999)
  • Renegades (2000)
Ghali contro il blackface

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