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Ci sono anche escort e lavoratori del sesso. E se la passano male
L’ora più buia per l’industria del sesso è arrivata. Con le escort che chiedono aiuto sui social per pagare l’affitto, le prostitute in fila fuori dalle mense della Caritas e le chat girl che faticano a trovare clienti, anche il mondo del piacere è in panne. Nell’eterna attesa del ritorno alla normalità, il coronavirus non infetta solo le persone ma contagia anche l’economia, fiaccando ogni suo ingranaggio, sommerso e non.
La crisi della prostituzione
Melissa è tra le escort che hanno dovuto lanciare un appello sui social per farsi dare una mano con l’affitto. Originaria di El Salvador, è in Italia da cinque anni e fa volontariato all’Arcigay Rainbow Vercelli Valsesia. Ci dice di fare questo lavoro perché per una ragazza trans come lei non ci sono molte alternative per essere economicamente indipendenti. «Sto passando una situazione per me vergognosa, perché mi sono sempre arrangiata con le spese. Ho le mani legate, per questo ho chiesto aiuto e un’amica ha organizzato una colletta online». Come tanti lavoratori e lavoratrici del sesso, è, infatti, da più di tre settimane che si trova senza clienti. «Se perdo la casa non posso nemmeno mettermi in regola con i documenti. Per i sex worker la situazione al momento è catastrofica, non sappiamo come pagare l’affitto o come mangiare». E così c’è chi fa finta di fare una passeggiata per vedere se passa un cliente, pur di arrangiarsi. «Mi sento legata, inutile. Non facciamo soldi tanto per fare soldi: non so se il governo penserà anche a noi una volta finito tutto questo. So solo che adesso è il momento di far sentire la nostra voce per essere tutelati come ogni altro libero professionista».
L'iniziativa Nessuna da sola!
Mentre il governo si dimentica dei sex worker, il settore del sesso a pagamento si mobilita, con il 30% dei lavoratori che versa in grave crisi di povertà. E così, le operatrici e gli operatori del sex work hanno deciso di promuovere la campagna di crowfunding “Nessuna da sola!”, sostenuta anche dal sito Escort Advisor, mirata a sostenere economicamente e con aiuti materiali chi è in difficoltà a causa dell’emergenza coronavirus. «Ancora una volta siamo stati socialmente esclusi», ha spiegato Pia Covre, presidente del Comitato per i diritti civili delle prostitute. «Non c’è una legge che ci tuteli, non c’è nessuno che ci protegga e siamo discriminati rispetto agli altri cittadini e lavoratori. Questa è una cosa alquanto vergognosa e vorremmo porvi rimedio. Faremo le richieste ai nostri governanti per una legge che ci dia finalmente qualche garanzia». Ma dalle istituzioni è ancora silenzio, con il settore costretto a salvarsi da solo.
Porno, escort e motori di ricerca
Quando chiamiamo A., produttore pornografico, ci risponde seccato. «Il porno? Come volete stia andando? Siamo fermi come ogni altro settore in questo momento, non facciamo eccezione». «È tutto fermo», conferma S., attore. «C’è solo da aspettare». E se Pornhub mette a disposizione gratuitamente la versione premium in uno slancio di solidarietà digitale, la sua query su Google registra una flessione. Segno che la pandemia di coronavirus, con l’intimità ridotta a zero per la quarantena, ha causato un’emorragia nella ricerca del piacere. L’erotismo in cattività e tenuto a guinzaglio fra le mura di casa fa crollare le ricerche dei clienti su Google per le parole chiave a tema “escort”, una tendenza che si è andata delineando di pari passi con l’inasprirsi delle misure per la quarantena. Anche i lavoratori e le lavoratrici del sesso si adeguano, con le principali bacheche che segnano in media il -94% di annunci pubblicati. Unica eccezione la registra Escort Advisor, il sito di recensioni di sex worker. Come spiega il fondatore Mike Morra, tra il 16 e il 22 marzo c’è stata una piccola inversione di tendenza. «Gli utenti giornalieri sono tornati a crescere». Segno che c’è voglia di continuare a informarsi, in attesa della fine del lockdown.
Le cam girl alla ricerca di clienti
Perfino le ragazze in videocamera si ritrovano senza avventori, anche se il trend su Google è positivo. Amore-Psiche, che lavora nelle chat-room dal 2019, ci spiega che, con le mogli in casa, la richiesta si è ridotta. «Abbiamo registrato un’impennata dal primo al dieci marzo. In quel periodo il lavoro andava alla grande». Poi il calo. «Ora il grosso dei clienti si collega solo dopo l’una di notte e le chat sono molto veloci». E reinventarsi non è semplice per chi questo lavoro lo fa da sempre. Insomma, l’industria del sesso adesso è come una grossa fabbrica d’armi in tempo di pace: superflua e fuori contesto.
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