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Qualità dell'aria e mobilità cittadina: l'Italia che respiriamo
A Torino ci sono 674 automobili ogni 1000 abitanti. Questo dato, chiamato tasso di motorizzazione, è fra i peggiori d’Italia. A Roma sono 614, a Milano 513. Nonostante l’avvento di nuove forme di mobilità urbana, la sharing mobility per esempio, e il potenziamento del trasporto pubblico, nel biennio 2016/2017 (periodo al quale i dati precedenti si riferiscono) il numero di automobili private e motocicli è in generale aumentato. A riportare questi numeri è il nuovo rapporto MobilitAria 2019, dedicato alla situazione della qualità dell’aria e della mobilità nelle 14 principali aree metropolitane italiane. Lo studio, redatto dal Kyoto Club, dall’OPMUS (Osservatorio sulle Politiche di Mobilità Urbana Sostenibile) e dal CNR-IIA (l’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del Consiglio Nazionale delle Ricerche) mette in evidenza come l’aria che milioni di italiani respirano non sia delle più salutari, nonostante diverse misurazioni effettuate nel biennio di riferimento indichino che un miglioramento c’è stato. A colpire è il numero di sforamenti giornalieri registrati dalle colonnine di misurazione per quanto riguarda i parametri presi in esame – la concentrazione di Biossido di Azoto (NO2) e il particolato atmosferico (Particulate Matter, PM2,5 e PM10). Quest’ultimo è una miscela di particelle solide e liquide talmente piccole da essere in grado di penetrare negli alveoli polmonari. Si tratta del principale inquinante atmosferico delle aree urbane.
La sharing mobility e il trasporto pubblico elettrico sono conquiste importanti per migliorare l'aria che respiriamo
La presenza di particolato atmosferico e di Biossido di Azoto in atmosfera è direttamente legata al traffico e alla sua intensità. La loro produzione deriva dal processo di combustione che si verifica all’interno dei motori a scoppio e dalla formazione di polveri durante le frenate degli autoveicoli sull’asfalto. In Europa le morti stimate a causa del PM2,5 sono più di 60 mila all’anno, mentre quelle imputate al Biossido di Azoto più di 20 mila. Visti gli effetti che queste sostanze possono avere sulla salute umana, sono stati posti dei limiti a livello europeo, limiti che non dovrebbero essere superati con sforamenti annuali o giornalieri.
Dati alla mano, la situazione di alcune città italiane appare chiara in tutta la sua criticità. A Torino, per esempio, nel corso del 2018 la concentrazione massima di PM10 è stata superata 89 volte, seppure il numero massimo consentito di sforamenti in un anno sia 35. Nel periodo di riferimento la situazione è migliorata per quanto riguarda il Biossido di Azoto, anche se nel 2018 le città di Milano, Roma e Torino hanno registrato valori giornalieri superiori rispetto ai limiti normativi.
Senza un adeguato intervento sulla mobilità cittadina sarà impossibile migliorare la qualità dell’aria
La decarbonizzazione della mobilità cittadina è l’obiettivo numero uno per migliorare la qualità dell’aria nelle aree metropolitane italiane. Gli interventi a disposizione sono molti: dalla promozione della mobilità sostenibile (pedonale, ciclabile) all’aumento delle Zone a Traffico Limitato (ZTL), dalla creazione di isole pedonali al potenziamento del trasporto pubblico e ferroviario, dalle agevolazioni per la sharing mobility agli sgravi fiscali che riguardano l’acquisto di veicoli ibridi o elettrici. Il rapporto MobilitAria 2019 indaga l’andamento di queste procedure nelle città prese in esame, mettendo in evidenza come gli interventi debbano essere più incisivi per garantire un futuro caratterizzato dalla sostenibilità.
Ma le difficoltà non sono poche. A Bari, per esempio, il progetto car sharing è naufragato, portando il Comune a ritirare la proposta. A Torino continua la protesta di commercianti e lavoratori per impedire l’estensione della ZTL centrale e l’introduzione del pedaggio giornaliero. Infine, i numeri legati all’ibrido e alle auto elettriche sono ancora irrisori affinché abbiano un peso sulla qualità dell’aria. Dal rapporto appare chiaro che saranno due gli interventi che incideranno sulla situazione dell’aria dell’Italia di domani: primo, l’approvazione da parte delle principali città dello strumento di pianificazione strategica denominato Piano Urbano di Mobilità Sostenibile (prassi ancora in corso); secondo, gli interventi su scala nazionale dettati dal Governo in carica e il corretto attuarsi delle misure adottate durante le legislature precedenti.