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«Putin è come un uomo che picchia una ragazza perché si veste come vuole»

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Nella notte tra il 23 e il 24 febbraio Vladimir Putin ha iniziato un attacco all’Ucraina. Le immagini dei carri armati russi a Kiev e dei bombardamenti sulle città stanno facendo il giro del mondo. Video e foto che scuotono l'opinione pubblica ma che colpiscono profondamente soprattutto i cittadini ucraini che vivono in Italia, o che sono qui in questo periodo. Come la giovanissima Anna che manifesta davanti alla Scala di Milano, o Dorin che ha una ditta di trasporti in Italia e che ora sta tornando in Ucraina.

Anna: «Non si potrà mai giustificare il passo di Putin»

Ho tantissima paura. Non si potrà mai giustificare il passo di Putin: è come un uomo che picchia una ragazza perché si veste come vuole. Non si aggredisce un Paese perché vuole svilupparsi con i propri passi, e a modo proprio. Spero che questa cosa si risolva al più presto, con l’aiuto di tutti gli Stati del mondo, e che il governo di Putin finirà di esistere, perché anche i russi meritano un futuro migliore, come noi. Se dovessi parlare con Putin gli direi di guardare negli occhi le persone normali che non hanno fatto niente, e che non meritano di morire.

Alessandro: «Non posso restare quia piangere»

Sono Alessandro, ho 28 anni, sono di Cernivci in Ucraina. La mia famiglia è a Milano, ma devo tornare per aiutare il mio Paese e i miei amici per la guerra. Non posso restare in Italia a guardare la tv e a piangere.

Olga e Lidiya: «Non sappiamo più cosa faremo per vivere ora»

A Kiev abbiamo una boutique di moda, stamattina abbiamo fatto evacuare tutto. Non sappiamo più quale sarà il nostro lavoro o cosa faremo per vivere ora. Noi ucraini [all’estero] non possiamo tornare a casa. Conosciamo persone che stanno combattendo e sappiamo che i nostri amici civili, persino le donne, hanno imparato a difendersi con le armi. Sono già passati 8 anni di guerra, ma quando ne parlavamo nel 2014 le persone erano indifferenti, sorridevano. Spero che tutti capiscano che abbiamo un nuovo Hitler e che tutto questo non riguarda solo il mondo ucraino. Spero che gli altri Paesi ci aiuteranno a proteggere la libertà e i diritti umani. Noi vogliamo solo la pace. Non rimanete indifferenti mentre le persone muoiono.

Dorin: «Non voglio tornare nell’Unione Sovietica come vorrebbe Putin»

Mi chiamo Dorin, sono ucraino, abito a Milano dal ‘98 e ho una ditta che trasporta avanti e indietro persone. Ora sto andando a prendere persone per portarle in Ucraina. Anche la mia famiglia: ho due figli di 18 e 23 anni, una figlia maggiorenne che ha appena finito la scuola. Vogliono tornare perché è il loro paese, dove sono nati, la loro terra, uno deve tornare, anche io lo faccio, domani sarò a casa mia e già dovrò andare al punto d'arruolamento. È la guerra del mio Paese, non voglio tornare nell’Unione Sovietica come vorrebbe Putin. È un bandito.

Noi siamo un Paese europeo, libero, non un Paese cattivo. Il problema adesso è che Putin vuole unire tutti i Paesi per ricostituire l’Unione Sovietica. Si è alleato con la Bielorussia, ma noi non siamo mai stati come loro, non abbiamo niente in comune. Quelli lì sono barbari, producono armamenti, sono sempre pronti ad attaccare qualcuno. Da noi non è così. I nostri uomini e le nostre donne sono lavoratori, la nostra lingua è tra le più melodiche del mondo. Putin non è un uomo, non è un presidente, è un barbaro. Questo ragazzo nei sedili dietro è il nipote di un’amica, sta tornando in Ucraina per il richiamo della patria e perché ha lì sua sorella e sua nonna, insieme ad altri pareti. Sua nonna è povera e cieca, ed è difficile per una persona che non vede darsi da fare, e con questa guerra è in pericolo.

La guerra vista da due stiliste ucraine in Italia

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