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Perché ci servono più serie come Heartstopper

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C’è qualcosa di rivoluzionario nella leggerezza di Heartstopper, la serie Netflix tratta dall’omonimo graphic novel di Alice Oseman. La storia, con protagonisti Joe Locke (Charlie) e Kit Connor (Nick), è un coming of age che racconta la storia di due ragazzi negli anni del liceo che improvvisamente si innamorano e scoprono qualcosa di se stessi e della loro relazione. La serie di Euros Lyn è una tenera storia d’amore adolescenziale lontanissima dai toni cupi (e bellissimi) di Euphoria e di altri teen drama di oggi e, per questo, addirittura rivoluzionaria per il panorama dei prodotti a tema LGBT+.

Heartstopper: anche il mondo queer ha diritto alle sue fiabe

Il valore di Heartstopper sta infatti, proprio nella sua leggerezza. In un panorama televisivo composto per la quasi totalità da storie indirizzate a un pubblico eternormato, proprio per il loro numero molto variegate, quelle indirizzate al mondo queer sono in gran parte dominate dalla narrativa del dolore. I personaggi LGBT+ (circa l’11,9% del totale, secondo il report Where We Are on TV del GLAAD) di questi racconti percorrono, spesso, archi narrativi tragici, o dai risvolti drammatici. Un aspetto dovuto proprio alla necessità di denuncia sociale e di sensibilizzazione che questi temi richiedono. Ma anche il mondo queer ha diritto alle sue fiabe.

Heartstopper ci racconta una storia LGBT+ rassicurante, dolce, una vera e propria comfort zone che la narrativa eteronormativa si permette da sempre ma che quella LGBT+, per la sua scarsa rappresentanza, non ha avuto che raramente il lusso di concedersi. E facendolo ci rivela anche i bias narrativi che la società ci ha imposto: innumerevoli sono i momenti in cui, da spettatori, ci aspettiamo un risvolto tragico e veniamo piacevolmente sorpresi.

Ci affezioniamo così tanto alla storia di Charlie e Nick, alle loro paure e alle loro difficoltà, che vogliamo tornare in quella safe zone, dove l’essere queer è parte della quotidianità e il mondo forse non è perfetto, ma almeno ci prova.

Il sesso senza censura per Pietro Turano

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