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Amore, perdita, identità e dipendenza: Euphoria racconta le fragilità della generazione Z

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Il grande regista Francesco Rosi, scomparso proprio in questi giorni sette anni fa, diceva che nei suoi film la musica doveva rendere più intense le emozioni comunicate dalle immagini. La sequenza iniziale della seconda stagione di "Euphoria", con “Don’t be cruel” di Billy Swan che accompagna il racconto dell’infanzia di Fezco, è uno dei migliori esempi televisivi di questa massima. D’altronde, tutta la colonna sonora del primo episodio come dell’intera serie firmata da Sam Levinson inanella un capolavoro dopo l’altro, da Lizzo e Labrinth a Orville Peck, degno accompagnamento a un racconto profondo e travolgente. Al centro sempre lei, l’adolescenza nella sua forma pura, cruda e traumatica, che in "Euphoria" trova l'incarnazione televisiva più intensa: Rue e le sue dipendenze, interpretate da Zendaya.

Euphoria e le fragilità di una generazione

Bullismo, abusi, perdite, alcolismo, droghe, mascolinità tossica, omofobia, sesso e sessismo, violenza. Guardando “Euphoria” è difficile non ricordare (e infatti qualcuno lo ha fatto) le parole scritte a caratteri cubitali all’inizio di “Assassination Nation”, secondo film di Sam Levinson, uscito qualche anno prima della serie. Ma se i temi delle due opere sono gli stessi, il modo di trattarli è molto diverso. "Euphoria" è un prodotto adulto che riesce a raccontare lo spaccato di una generazione, con un linguaggio comprensibile a tutte le altre.

La serie di HBO, in onda su Sky e NOW in contemporanea con gli USA e sottotitolata a una settimana di distanza, è il racconto dettagliato di un’adolescenza spesa fra droga, porno, relazioni tossiche, oppressione patriarcale e affermazione della propria identità. Un’adolescenza reale, ispirata a quella dell’autore. Nella sua struttura e nella presenza di una voce narrante, “Euphoria” assomiglia molto a una condivisione, di quelle che si fanno a turno nei gruppi di recupero per tossicodipendenti e alcolisti. Il centro di questo racconto è Rue, naturalmente, ma ognuno degli otto protagonisti ha il suo spazio e la sua voce: Jules (Hunter Schafer), Nate (Jacob Elordi), Maddy (Alexa Demie), Kat (Barbie Ferreira), Cassie (Sydney Sweeney), McKay (Algee Smith) e Lexi (Maude Apatow).

Quando uscì la prima stagione alcuni critici sollevarono dubbi su quanto rappresentativa potesse essere la gioventù di “Euphoria”, con tutti i suoi drammi, rispetto ai milioni di ragazzi occidentali. Un po’ come mettere in dubbio il valore de “Il giovane Holden” domandandosi quanti Holden Caulfield ci fossero nel mondo di Salinger. Eppure, anche al netto di un panorama disastrato che a noi europei, figli del welfare state, sembra eccessivo ma che rispecchia invece abbastanza fedelmente alcuni scorci dell’America di oggi, l’adolescenza di "Euphoria" non è poi molto lontana dalla realtà.

Cassie (Sydney Sweeney) in Euphoria su Sky e NOW
Cassie (Sydney Sweeney) in Euphoria su Sky e NOW

L’alcolismo, prima di tutto. In Italia riguarda quasi un milione di ragazzi entro i 17 anni (la metà in modo problematico) e il binge-drinking, secondo il rapporto dell’ISS, tocca circa 4 milioni di persone, in particolare dai 13 anni in su con il picco massimo nella fascia 18-24. Non parliamo poi dei disturbi mentali, soprattutto in questi anni. I dati raccolti dall’associazione di ascolto e supporto Telefono Amico sono allarmanti: nei primi sei mesi del 2021 le richieste di aiuto psicologico sono aumentate del 66% e quelle legate a intenti suicidi addirittura triplicate. A chiamare sono stati, come gruppi di età, soprattutto giovani tra i 19 e 25 anni (21,3%) e tra i 26 e i 35 (19,6%).

Lo stesso vale per le tossicodipendenze. Sono stati 40 i ragazzi tra i 15 e i 30 anni a morire di overdose in Italia nel 2021, in particolare a causa dell’eroina che è ormai tornata a dominare i consumi anche tra i giovani, e da mix letali di droghe, alcol e farmaci. E all’orizzonte si intravede l’ombra del fentanyl e degli oppioidi da banco.

A tutte queste complessità si aggiunge quella della formazione dell’identità dei ragazzi, soprattutto in rapporto al gruppo. Nelle pieghe di questo delicato percorso si annida il bullismo del quale le vittime predilette sono coloro che non rispettano i canoni di genere. Per questo, le ricerche segnalano che il 70% degli studenti LGBT italiani è vittima di bullismo a scuola. Il Prof. Burgio, studioso del fenomeno all’Università di Verona e autore di “Comprendere il bullismo femminile”, ha spiegato a VD che, tra gli adolescenti, esiste una forte connessione tra i fenomeni di bullismo e l’eteronormatività.

Tutti questi temi, vivi, reali e presenti nella nostra società, però, non esauriscono il racconto di “Euphoria”. La serie non è un semplice, per quanto autoriale, catalogo di drammi adolescenziali, ma un’immersione, diretta e inarrestabile, nei nostri ricordi più profondi attraverso il presente di otto personaggi. Otto vittime in cui immedesimarsi grazie a uno storytelling ispirato e raffinato.

Kat (Barbie Ferreira) in Euphoria su Sky e NOW
Kat (Barbie Ferreira) in Euphoria su Sky e NOW

Euphoria è un’adolescenza fatta di lacrime e glitter

I ragazzi di “Euphoria” sono vittime, sia della loro età che del sistema: del liceo, prima di tutto, un luogo di tortura secondo l’autore, ma anche della società nel suo senso più ampio. L’inizio della seconda stagione, il “racconto di formazione” di Fezco e del “fratello” Ashtray sulle note di “Don’t be cruel”, racconta proprio questo. La storia di un’infanzia bruciata, nonostante l’amore “materno” della nonna O.G. (original gangsta, ndr), dalle circostanze sociali nel quale i due ragazzi crescono.

Una visione dell'adolescenza soffocante, quella di “Euphoria”, eppure estetizzata tanto da rimandare apertamente alla realtà condivisa dai teenager su Instagram. L’uso del dolly, l’atmosfera da videoclip, il make up potente, caratterizzante, a tratti lirico (come dimenticare le lacrime che brillano di glitter nella prima stagione?) amplificano il racconto, trasformando la serie in uno tsunami visivo. Immagini, espressioni, parole, musica, intreccio, tutto concorre all’immersione totale dello spettatore in quello che è un vortice narrativo. A tratti confusionario, questo maelstrom riesce non solo a raccontare l’adolescenza ma a farla rivivere.

Come i protagonisti di “Euphoria”, anche noi ne usciamo con le ossa rotte, stravolti dall’intensità del racconto e cresciuti, almeno in profondità. "Euphoria" è un mondo di contrasti, un’inestricabile ragnatela di bellezza e orrore alla quale è impossibile sottrarsi, un abisso narrativo che ti cambia mentre lo osservi.

Fezco (Angus Cloud) in Euphoria su Sky e NOW
Fezco (Angus Cloud) in Euphoria su Sky e NOW

Questo articolo è stato realizzato in collaborazione con SKY in occasione dell'uscita della nuova stagione di EUPHORIA. La serie targata HBO è in onda su Sky e in streaming su NOW in contemporanea con gli Stati Uniti con una nuova puntata ogni lunedì a partire dal 10 gennaio. Puoi vedere Euphoria qui.

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