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Di quante altre serie sui serial killer come Dahmer abbiamo bisogno?

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È uscita una nuova serie su Jeffrey Dahmer, il "Mostro di Millwaukee" che uccise 17 persone tra il 1978 e il 1991. Firmata da Ryan Murphy, Dahmer - Mostro: la storia di Jeffrey Dahmer, ha infranto ogni record di visione su Netflix e fa il paio con Conversazioni con un killer: Il caso Dahmer, miniserie di Joe Berlinger che riporta le interviste senza filtri dell’omicida.

La reazione dei parenti delle vittime di Dahmer

Al successo della piattaforma di streaming, però, ha risposto Erik Perry, cugino del diciannovenne Errol Lindsey, ucciso da Dahmer nell'aprile del 1991. «Non sarò io a dire cosa le persone devono guardare, so che il genere true crime va forte, ma se siete interessati davvero alle vittime, sappiate che la mia famiglia è molto contrariata», per poi aggiungere: «A cosa serve rivangare il trauma ancora e ancora? Di quanti film/serie/documentari abbiamo bisogno?». Una domanda tutt’altro che retorica, basta vedere il numero di produzioni con protagonista Dahmer degli ultimi vent’anni.

Solo nel mondo anglofono, sono usciti almeno cinque film, da Dahmer con Jeremy Renner, a My friend Dahmer; a questi si sono aggiunti (al netto dei documentari) altri cinque libri, sette speciali televisivi, un’opera teatrale e innumerevoli riferimenti al personaggio nella musica e in altri prodotti tv. L’impressione è che esista un vero e proprio fandom per serial killer come Dahmer, sempre affamato di nuovi prodotti. Ma per i familiari delle vittime è un calvario, in particolare se, come dichiara Rita Isbell, sorella di Errol Lindsey: «Non sono mai stata contattata dalla serie. Penso che Netflix avrebbero dovuto chiedere come ci sentivamo riguardo al progetto. Non mi hanno chiesto nulla, l'hanno semplicemente realizzata».

Una riflessione è necessaria: se il true crime ha un valore di indagine sociale e psicologica, quando quell’indagine perde significato e diventa voyeurismo od opportunismo? L’opera di Netflix su Dahmer ha sicuramente il merito di svelare i pregiudizi razzisti e omofobi che permisero al killer di compiere così tanti delitti. Ma è giusto che il prezzo di questa consapevolezza sia pagato dalle famiglie delle vittime di quei crimini?

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