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Tornate a casa vostra! Se le città si ribellano ai turisti

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Inchiodato a letto per buona parte della propria esistenza, Marcel Proust aveva dovuto imparare a sfruttare bene il poco tempo libero da malanni che una salute cagionevole gli aveva concesso: «Il vero viaggio non consiste nel vedere nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi». Si aiutava, quando necessario, con l’immaginazione. A fine Ottocento, viaggiare era cosa da ricchi, i figli della nobiltà venivano svezzati con il cosiddetto Grand Tour, ma muoversi era scomodo e rischioso: in carrozza su strade di terra battuta infestate da briganti. Chi vedeva il mondo era, indubbiamente, una minoranza di privilegiati.

In sessant
In sessant'anni i turisti, nel mondo, sono passati da 25 milioni a 2 miliardi

Altre epoche. I dati della UNWTO, l’Organizzazione Mondiale del Turismo, testimoniano una crescita esponenziale del numero di spostamenti. Negli anni Cinquanta i viaggiatori nel mondo ammontavano a 25 milioni: oggi sono circa 1,4 miliardi, destinati a diventare, secondo le previsioni, 1,8 nel 2030. Il fatturato totale del settore a livello globale si aggirava attorno ai 1.340 miliardi di dollari nel 2017: un fiume di denaro a cui è difficile rinunciare.

L'overtourism porta a flussi incontrollati di persone, danni alle infrastrutture e perdita di identità locale

Spesso definito il petrolio di zone povere di risorse ma ricche di bellezze naturali, il turismo è un asset strategico, su cui si è investito in termini economici e politici. Ma il rischio di strafare è dietro l’angolo. Gli esperti lo chiamano overtourism: flussi incontrollati che, scrive UNWTO, significano “maggior pressione sulle infrastrutture, affollamento, perdita dell’identità dei luoghi”. Non solo. Le città diventano sempre più inospitali per chi ci vive, in una sorta di gentrification anomala che vede privilegiati i viaggiatori – chi “fa girare l’economia” – rispetto ai residenti. Pochi parcheggi, zone a traffico limitato, prezzi alti anche per i generi di prima necessità: le principali destinazioni si stanno trasformando in musei a cielo aperto. Dove il biglietto, però, non si paga, e a perderci è chi ci abita tutto l’anno.

L'esposizione abusiva di Banksy in Piazza San Marco

Venezia, primi di luglio. Una nave da crociera in manovra rischia di stritolare una piccola imbarcazione da diporto. È solo l’ultimo di una serie di episodi simili che hanno sollevato le proteste di residenti ed estimatori della Serenissima. La città lagunare, capitale mondiale indiscussa dell’overtourism, conta 370 turisti per ogni abitante del centro storico, venti milioni l’anno contro 54mila.

Assistiamo a una gentrificazione anomala in cui i privilegiati sono i visitatori

In sua difesa si sono schierati i principali quotidiani di tutto il mondo. Ma anche Bangkok, Santorini, Barcellona, Firenze e Amsterdam rientrano nel poco invidiabile club delle mete da cartolina strette nella morsa delle masse, al punto che la capitale olandese ha deciso di smettere di farsi pubblicità per scoraggiare nuovi arrivi. Il passaparola legato a canali, musei, quartiere a luci rosse e cannabis libera – sostengono gli amministratori - è più che sufficiente a garantirsi un corposo afflusso. 

Venezia, con 20 milioni di visitatori, è la capitale mondiale dell
Venezia, con 20 milioni di visitatori, è la capitale mondiale dell'overtourism

L’overtourism non risparmia anche mete relativamente poco conosciute come l’Albania, dove i visitatori sono raddoppiati negli ultimi cinque anni, e le regioni remote dell’Himalaya, dove il problema dei rifiuti lasciati da chi tenta l’ascensione tiene banco da anni. Tutto in attesa della bomba a orologeria chiamata Cina. Fermare una macchina quasi sempre progettata per correre al massimo non è facile. Tra le ricette: la destagionalizzazione (offerte più convenienti nei periodi di risacca), tasse di soggiorno più alte, l’enfasi su mete alternative.

A Venezia ci sono 370 turisti ogni abitante, 20 milioni su 54mila

“Anziché promuovere la destinazione, è ora di gestirla” ha spiegato Elsje van Vuuren, portavoce dell’Ente turistico olandese, un paese che, con 17 milioni di abitanti, nel 2019 ha ricevuto 19 milioni di turisti. “Bisogna agire ora”. Di turismo sostenibile, però, si parla solo nei mesi estivi, quando la situazione sfugge di mano e la tensione si può tagliare con il coltello. Il tema è fuori dalle agende politiche per buona parte dell’anno.

L'incendio di Notre-Dame è un colpo al cuore della cultura

In assenza di segnali da parte delle classi dirigenti, la palla passa alle comunità locali, che in alcuni casi si ribellano apertamente ai viaggiatori, innescando una guerra le cui conseguenze economiche possono essere disastrose. Accade nelle piccole isole come nelle grandi città. A Barcellona gli abitanti sono scesi in piazza al suono di slogan come “Turisti, tornate a casa vostra”: un paradosso, fino a ieri. Non oggi: la generazione Instagram si sbronza, posta un selfie, e prende il primo aereo del mattino per tornare in ufficio. Tutto in 24 ore. Ma anche i ricordi sono virtuali, basta una batteria scarica, ed è blackout.

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