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Perché dovremmo tornare a parlare di energia nucleare

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Era tornato al centro del dibattito sul finire del decennio scorso, ma l’incidente di Fukushima e il contraccolpo mediatico che ne seguì chiusero definitivamente la questione. Da allora, il movimento nucleare è sparito dai radar nella Penisola. Difficile trovarne tracce anche su internet, dove le ultime vestigia risalgono a poco meno di dieci anni fa, quando agli elettori venne chiesto di esprimersi una seconda volta dopo la prima, subito dopo Chernobyl nel 1986. E dire che tra le proprie fila annoverava nomi di peso della scienza, della politica e della medicina. Come Umberto Veronesi, oncologo di fama mondiale e convinto sostenitore di questa forma di energia. In realtà, ci sono ancora due impianti accesi nel nostro paese, si trovano a Casaccia, vicino Roma, e sono usati per scopi di ricerca sui reattori di quarta generazione.

Energia nucleare e ambientalismo

Con il movimento green innescato da Greta Thunberg, il tema sta, però, riprendendo quota. Se il problema è l’anidride carbonica, si chiede qualcuno, l’energia atomica lo risolve. Nella galassia ambientalista, un ecosistema in cui convivono sensibilità profondamente differenti, esistono da sempre voci a favore della fissioneCome Chicco Testa, storico leader del movimento in Italia, con un passato tra i fondatori di Legambiente. Il morale non è alto. Lo contattiamo per fare il punto della situazione. «Grazie, ma ritengo l’argomento ormai impraticabile nel nostro paese» risponde declinando cortesemente l’invito.

L'argomento nucleare è impraticabile nel nostro paese

«Fukushima ha riportato nell’opinione pubblica la sensazione che le centrali nucleari rappresentano un pericolo» ammette Giuseppe Mazzitelli, responsabile della Divisione Tecnologie per la Fusione dell’ENEA, il cui acronimo una volta stava per Ente Nazionale Energia Atomica. Un super tecnico con una prospettiva a cavallo tra passato e futuro. E il futuro si chiama fusione. Ma andiamo con ordine. «Non possiamo dire che una centrale è sicura – spiega - il termine va usato con estrema cautela. Ma la sicurezza non fa parte della nostra vita in tanti altri ambiti, a partire da quando usciamo di casa per fare una passeggiata e rischiamo di essere investiti da un’auto. A ben guardare, a Fukushima sono morti solo due tecnici a seguito di un’esplosione di gas». «Il punto è che oggi come oggi – prosegue il ricercatore - ci troviamo di fronte a un’emergenza climatica e dobbiamo ripensare all’uso dei combustibili fossili».

Le energie più letali del pianeta

Qualche dato. Le centrali nucleari producono circa un terzo dell’elettricità e un settimo dell’intera energia consumata nell’Unione Europea, Italia compresa. Secondo i sostenitori, si tratta della fonte di energia di gran lunga più sicura. Uno studio dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica e di Forbes individua il carbone come fonte energetica più letale per miliardo di kWh di energia prodotta. Seguono petrolio, biomasse, gas naturale, idroelettrico, solare, eolico. Fanalino di coda, il nucleare. «Partiamo da un assunto: nel 2050 sarebbe teoricamente possibile coprire i consumi di oggi solo con le rinnovabili. Il problema è che allora i paesi in via di sviluppo vorranno godere del nostro stesso livello di benessere. A un convegno in India il relatore locale raccontava con orrore che uno stato vicino aveva un consumo di energia pro-capite quattro volte superiore al loro».

È possibile riaprire il discorso Nucleare in Italia?

«Era assolutamente necessario, concludeva, assicurare al più presto anche ai suoi connazionali lo stesso livello di benessere. Questione di orgoglio. In un contesto del genere, il nucleare è un’opzione concreta, magari con i reattori di quarta generazione, più piccoli e sicuri». Al momento, però, non sono ancora disponibili. Ma, referendum a parte, in linea puramente teorica è possibile riaprire il discorso in Italia? «No» afferma schietto Mazzitelli «Avrebbe senso con una strategia energetica che preveda dieci impianti, non uno solo. Una centrale nucleare comporta costi altissimi, dal mantenimento alla prevenzione di attacchi terroristici. Per non parlare dello stoccaggio delle scorie». Già, le scorie. Non esiste un solo sito al mondo la cui sicurezza sia stata accertata definitivamente. Il desiderio proibito si chiama fusione.

La fusione nucleare è il sogno proibito di ogni fisico

L’Italia ci sta lavorando a Frascati, nel laboratorio diretto proprio da Mazzitelli. Ci vorrà tempo: molti problemi sono già stati risolti, tanti restano sul tavolo. «Il primo è come dissipare il calore prodotto da temperature che arrivano a 150 milioni di gradi, e su questo stiamo lavorando con un innovativo macchinario chiamato DTT. Ma bisogna anche risolvere il rebus dell’interazione dei neutroni con i materiali, che provoca degrado strutturale». L’Europa si è data l’obiettivo di raggiungere la fusione entro il 2050. Ce la faremo? Il ricercatore non si sbilancia. «Non si tratta di un percorso lineare. Bisogna essere pronti a seguire più strade, e a trovare soluzioni alternative. E poi, anche qui, ci sono i costi». Gli investimenti richiesti sono ingenti, e una parte dell’opinione pubblica è scettica. Ma il gioco vale la candela: un bambino nato oggi potrebbe vivere fra 30 anni in un mondo dove la fusione nucleare è realtà. Energia prodotta a partire dall’acqua di mare, praticamente inesauribile, e con scorie limitate, gestibili in un centinaio d’anni. Praticamente un sogno.

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