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Nel 2023 il Gender Gap è ancora troppo grande

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Se sei una donna, allora probabilmente sei o sei stata penalizzata in diverse situazioni della tua vita quotidiana, ad esempio nel mondo del lavoro, o quando fai la spesa, e anche a letto. Secondo i dati dell’ultimo report del World Economic Forum, con il ritmo odierno si stima ci vorranno almeno 132 anni per raggiungere la piena parità di genere in tutto il mondo. La buona notizia è che si tratta di un miglioramento rispetto all’anno precedente, quando la stima era di 136. Quella brutta è che nel 2020 erano stati previsti “solo” cent’anni. L’Europa, dopo il Nord America, è seconda per parità di genere, grazie a Paesi come Islanda, Finlandia e Norvegia, che abbattono il tempo medio a 60 anni. Nella classifica Europea l’Italia è parecchio in basso. In quella globale generale, su 146 Paesi, ci troviamo al 63esimo posto, ma quando si tratta di partecipazione economica e opportunità scendiamo al 110mo.

Il pay gap

La condizione lavorativa femminile con la pandemia è peggiorata e ancora non è tornata ai livelli pre-covid, tanto che, secondo i dati raccolti nel IV rapporto Tendercapital-Censis sulla sostenibilità sociale, siamo ultimi in Europa per gender gap nel lavoro per attività: la percentuale di donne tra i 15 e i 64 anni disponibili a lavorare è del 56,2%, contro il 74,5% maschile. Per quanto riguarda l’occupazione, parliamo del 50,7% di donne, contro il 68,8% di uomini. Per le donne prevalgono soluzioni di contratti a termine e a part time, il cui trattamento economico è più basso e le tutele minori. Su 9 milioni e 700mila donne che lavorano, circa 3 milioni, il 31,9% del totale, sono assunte a part time, contro l’8,3% degli uomini. Per le donne il tasso di disoccupazione è del 9,6%, contro il 7,4% maschile. Il gender pay gap per l’intero sistema economico indica donne retribuite il 4,2% in meno per uno stesso lavoro – nel settore privato arriviamo al 16,5% in meno. In quello bancario e assicurativo al 26,2%. Ecco che le donne, insieme ai giovani, sono secondo l’ultimo report del Censis le categorie più a rischio povertà.

L’Europa verso la parità di genere

La Strategia europea per la parità di genere 2020-2025 della Commissione europea e il PNRR approvato dal Governo italiano il 13 luglio 2021 hanno segnato l’inizio di una nuova stagione della politica legislativa sulla parità di genere nelle aree a maggiori criticità, come le opportunità di carriera, la parità salariale a parità di mansioni, le politiche di gestione delle differenze di genere e la tutela della maternità. Dal primo gennaio 2022 è stata anche introdotta la certificazione della parità di genere per le aziende con almeno 50 dipendenti, ma c’è ancora molto da fare.

Gli algoritmi discriminano

Anche gli algoritmi possono discriminare. Secondo il Gender Policies report dell’Inapp, Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche, le piattaforme digitali e i loro algoritmi risentono del sistema di significati, idee e giudizi e con essi di stereotipi e pregiudizi di chi li ha ideati e costruiti. Ne deriva che nel mercato del lavoro digitale si riproducono esattamente gli atteggiamenti discriminatori che si riscontrano nei lavori tradizionali».

L’Orgasm gap

Il gender gap esiste anche in ambito sessuale, e si chiama in questo caso orgasm gap. Come dimostrano diverse ricerche, c’è un divario nel numero di orgasmi delle ragazze giovani rispetto a quello dei coetanei maschi, e questo accade anche nelle coppie di lunga data. Uno studio su coppie eterosessuali conviventi o sposate ha rivelato che durante i rapporti gli uomini arrivano all’orgasmo nel 95% dei casi, mentre le donne nel 65%. Secondo un altro studio, meno orgasmi abbiamo, meno ci aspettiamo di averne. E visto che l’orgasmo ha degli acclarati benefici di salute per tutti, compreso l’abbassamento del livello di stress, beh, sarebbe bello se la percentuale di donne eterosessuali soddisfatte potesse crescere.

La pink tax

C’è poi la cosiddetta Pink Tax, quella relativa ai prodotti legati alla cura del corpo come rasoi, deodoranti, profumi, che vedono un aumento di prezzo quando queste merci sono dedicate a un pubblico femminile. Cos’hanno di diverso dai corrispettivi maschili o neutri? Solitamente packaging o colorazioni - il rosa, appunto. Nel caso dei deodoranti, ad esempio si tratta del 51% in più di costo, del 57% nel caso delle creme viso e del 27% in più per i profumi.

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