romanzo moby dick
Perché Moby Dick racconta l'uomo che distrugge la natura
Herman Melville nacque duecento anni fa, il primo agosto 1819: scrittore cardine della letteratura mondiale, si guadagnò da vivere grazie a svariati lavori. Sicuramente il più rilevante al fine della sua attività letteraria fu quello che lo vide imbarcato sulle baleniere e che gettò le premesse per la stesura del suo grande capolavoro: Moby Dick. Il romanzo, scritto nel 1851 e divenuto celebre in Italia nella traduzione di Cesare Pavese, racconta le imprese della ciurma a bordo della baleniera Pequod e del suo capitano Achastrong, alla perenne ricerca della balena bianca che dà il titolo all'opera. È una ricerca ossessiva, ammantata di oscura disperazione, motivata da un travolgente bisogno di vendetta: Moby Dick, dopo aver mutilato Achab, diventa nell'opera una figura demoniaca, incarnazione di tutti i mali che possono minacciare l'uomo e che lo possono rendere, a sua volta, un demone.
Il capitano Achab
Non manca, infatti, nella rappresentazione del capitano Achab, una forte connotazione oscura, egli infatti - completamente accecato dall'odio verso l'animale - si fa portatore di una vendetta furiosa e folle, sempre più chiaramente una missione suicida. Achab costringe l'equipaggio a trascendere da quella che normalmente è la missione delle baleniere, dettata dall'interesse economico di cacciare i cetacei per profitto, tramutandola in una corsa delirante verso la morte. La trama del romanzo è una metafora, con profonde implicazioni esistenziali, specchio del mistero dell'uomo in perenne e disperata corsa verso l'assoluto, e soprattutto del suo rapporto con la natura. Proprio questo tipo di lettura è in grado di accostare la grandezza del romanzo al punto dove oggi è giunto il cammino del genere umano, donando di conseguenza sfaccettature estremamente contemporanee al classico di Melville.
Moby Dick, metafora della società americana
Se infatti all'epoca della stesura del romanzo l'autore lo pensò anche come metafora della società americana - che stava passando da una realtà rurale ad una caratterizzata da un marcato espansionismo industriale - oggi la convivenza (o contrapposizione) tra uomo e natura è quotidianamente raccontata dalle problematiche del cambiamento climatico, e più in generale dall'ingerenza della mano dell'uomo sul pianeta. La natura, la Grande Madre che da sempre si pone in rapporto dialettico con l'evoluzione del genere umano, è per esso inevitabilmente ambivalente: la fusione mistica che talvolta l'uomo raggiunge con la natura, in grado di elargire la vita, si contrappone alla distruzione e allo sfruttamento fuori controllo che sempre più la vede vittima silente.
La sfida tra uomo e natura
Silente, ma certo non indifesa: da sempre l'uomo guarda alla natura con soggezione e una sorta di sacro terrore, è attonito di fronte al potere dei terremoti, delle inondazioni, degli incendi, delle eruzioni vulcaniche, della maestosa balena bianca. L'età moderna ha visto l'uomo sfidare la natura in molteplici modi, e la navigazione è forse il più illustre precursore di questa tendenza: i vascelli in balia dei flutti incarnano l'estrema vulnerabilità dell'uomo di fronte all'infinità vastità degli oceani. Il Pequod di Achab e compagni, alla disperata ricerca di Moby Dick, sembra voler concludere questa sfida oramai grottesca e paradossale, rappresentazione di un genere umano che cerca di affrancarsi dal terrore per la natura. Ma il delirio di onnipotenza di Achab - e di conseguenza di tutta l'umanità - nulla può contro un così grande potere. La baleniera Pequod affonda nello scontro finale, il suo capitano muore con essa: la balena, simbolo della natura che si oppone al dominio dell'uomo, trionfa.
La Terra è la nostra Moby Dick
Oggi è il pianeta stesso che è pronto ad affondare il nostro Pequod, mentre l'umanità imperterrita continua a sfidarlo con emissioni di gas serra in costante aumento, surreali isole di plastica che solcano gli oceani, un generale senso di irresponsabile saccheggio. La stessa cieca follia di Achab fa sì che l'uomo non sembri in grado di uscire dalla spirale di comportamenti anti-sociali causa di questo scempio: perché il pianeta in sé non esprime la necessità di porre finire al genere umano. È invece un percorso che stiamo scavando con le nostre mani, in una folle corsa così simile all'ossessione che porta il capitano del Pequod a solcare gli oceani nella disperata caccia a Moby Dick.
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