scuola
Minigonna proibita in una scuola di Roma?
Al liceo classico e scientifico Socrate di Roma alla Garbatella niente minigonna perché, secondo la vicepreside, ai professori cadrebbe l’occhio. E le ragazze sono insorte, presentandosi in classe a gambe scoperte e con tanto di cartelloni con la scritta “non è colpa nostra se gli cade l’occhio”. Un dress code da scuola? Non esattamente. «La vicepreside è entrata in classe il primo giorno di scuola e ha sconsigliato alle ragazze di mettere le minigonne in assenza dei banchi», ci racconta A. «Ha poi aggiunto che i professori, sia maschi che femmine, potrebbero vedere la biancheria». I pantaloncini invece sarebbero concessi. «Da noi sono sempre stati molto liberi sul dress code». Niente proibizionismo alla francese, dunque. Ma nel frattempo il preside promette di far luce sul caso mentre la ministra Lucia Azzolina ha chiesto “un approfondimento immediato”.
Un dress code scolastico all’italiana
Ma nel resto di Italia il dress code scolastico per i ragazzi sembra essere più diffuso di quanto si creda. Un’indagine di Skuola.net, dell’anno scolastico passato, ha rivelato che su 1.300 studenti solo il 38% di loro era libero di vestirsi come voleva a scuola e che, spesso, le norme d’abbigliamento sono argomento di circolare. Proibiti canottiere, pantaloni strappati e pantaloncini, in alcuni casi anche braccialetti, capelli tinti e, addirittura, magliette sgargianti per il 25% degli studenti intervistati. Un altro terzo deve rispettare un dress code non scritto, norme di sobrietà più generiche spesso comunicate ai genitori. Stenta a tramontare anche la sempreverde opzione dell'uniforme scolastica, proposta proprio in questi giorni dalla preside Adelaide D’Amelia dell’Istituto "De Amicis - San Francesco" di Francavilla Fontana, in Puglia: giacca e cravatta per i ragazzi e gonnelline per le ragazze. Ma la situazione italiana è ben lontana da quella francese.
La protesta di #liberationdu14
Oltralpe, infatti, il dress code scolastico è molto più rigido e diffuso e le studentesse hanno deciso di contestarlo. Al liceo "Borda" di Boulogne-sur-Mer, per esempio, sono vietate gonne corte e scollature e ad alcune alunne è stato impedito l'ingresso. Le disposizioni del liceo "Les Pierres Vives" (Carrières sur Seine) in fatto di abbigliamento hanno portato le studentesse a firmare un'apposita petizione. Poi la protesta è diventata virale, grazie a TikTok e Twitter. Sono state in centinaia a partecipare (a colpi di hashtag #lundi14septembre e #liberationdu14), mostrando il proprio look indecente con tanto di cartelli: «invece di coprire le ragazze, educate i vostri figli». Il ministro dell'Istruzione, Jean-Michel Blanquer, ha minimizzato affermando che «basta vestirsi normalmente ed andrà tutto bene». Non così la ministra della cittadinanza Marlène Schiappa, che ha dichiarato: «In tutta la Francia ci sono ragazze che hanno deciso di mettersi in gonna, décolleté, crop-top o di truccarsi, per affermare la loro libertà rispetto a giudizi o atti sessisti. Da madre, le sostengo con vicinanza e ammirazione». Tutto questo a pochi giorni dalla vicenda di Jeanne e alla protesta delle Femen al Musée D'Orsay.
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