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In Italia 2 milioni di famiglie vivono in povertà assoluta, al loro interno un milione di bambini

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Vivere senza sapere se e quando si avranno i soldi per pagare l'affitto, comprare le medicine, andare dal dottore o addirittura procurarsi da mangiare per i propri figli. È la quotidianità per 2 milioni di famiglie. Secondo i dati Istat, nel 2020 i poveri assoluti nel nostro Paese erano 5,6 milioni. Il 7,7 % delle famiglie italiane vive sotto la soglia di povertà assoluta, si tratta di una condizione in cui non si è in grado di soddisfare da soli bisogni primari come la capacità di procurarsi cibo o accedere a servizi essenziali. Una situazione aggravata dalla pandemia da Covid-19. Si calcola che questa abbia creato un milione di nuovi indigenti: a sostenerlo è la Caritas che nel suo rapporto del 2021, “Oltre l'ostacolo”, ha stilato un identikit dei nuovi poveri. Si tratta in maggioranza di neo famiglie con figli minorenni in cui almeno un adulto lavora ma, nonostante ciò, non percepisce un reddito sufficiente a sostenere i bisogni familiari.

La pandemia e la perdita di lavoro seguita al lockdown hanno messo in ginocchio chi, già a malapena, riusciva ad arrivare alla fine del mese. Un circolo vizioso da cui è difficile uscire da soli, tanto che si è parlato di un “long Covid della povertà” per evidenziare gli effetti a lungo termine che la pandemia ha avuto anche sulla capacità di sostentamento dei più poveri, in tutto il territorio. Al Sud persiste il numero più alto di nuclei in povertà assoluta, nel 2020 erano il 9,4% del totale delle famiglie. Lo scorso anno, l'aumento più cospicuo è avvenuto però al Nord, dove si è passati dal 5,8 al 7,6%. A fare impressione è il numero di bambini che, all'interno di queste famiglie, non gode del minimo di risorse necessarie per la sopravvivenza, sono almeno 1 milione 292mila, così ripartiti: il 9,5% al Centro, il 14,5% al Sud e il 14,4% al Nord. Una disuguaglianza odiosa perché colpisce chi non ha colpe e contro la quale possiamo dare tutti un aiuto concreto, come partecipare al crowdfunding di Mission Bambini #InvestiamoNelFuturo, perché anche una piccola cifra può fare la differenza.

La povertà senza educazione diventa una condanna a vita

Oggi in contesti di povertà economica si sommano problematiche culturali, di violenza e criminalità. Tutto ciò ha un effetto devastante in modo particolare sui bambini, che non solo sono privi delle risorse minime di cui avrebbero bisogno, ma subiscono anche un’eccessiva esposizione al disagio sociale. Povertà economica fa troppo spesso rima con povertà educativa. I bambini poveri di frequente non possono permettersi di seguire correttamente il percorso scolastico perché incontrano ostacoli di natura economica, ma anche sociale e culturale. Una famiglia povera è quasi sempre poco preparata a sostenere il percorso scolastico dei propri figli e ancor meno a favorire lo sviluppo di passioni e interessi extrascolastici, spesso perché gli stessi adulti della famiglia non hanno potuto sviluppare queste abilità. Invertire la tendenza significa innanzitutto arrestare il problema alla radice, fermando l'emorragia di abbandono scolastico che vede i bambini in difficoltà avere sempre meno chance di seguire con profitto un percorso accademico.

È ancora l’Istituto Nazionale di Statistica a darci dei numeri eloquenti: «La presenza di figli minori espone maggiormente le famiglie alle conseguenze della crisi, con un’incidenza di povertà assoluta che passa dal 9,2% all’11,6%, dopo il miglioramento registrato nel 2019.» Famiglie che, sempre secondo i dati Istat, registrano un calo record delle spese: «Nel 2020 la spesa media mensile torna ai livelli del 2000 (2.328 euro; -9,1% rispetto al 2019). Rimangono stabili solo le spese alimentari e quelle per l’abitazione mentre diminuiscono drasticamente quelle per tutti gli altri beni e servizi (-19,4%).» Alla luce di tali dati appare cruciale la possibilità di godere di asili nido gratuiti e dotati di strumenti idonei ad accogliere i bambini in condizioni di svantaggio.

La disuguaglianza tra bambini nasce già nei primi anni di vita

In Italia, solo il 24,7% dei bambini trova posto in un asilo nido pubblico. Un dato inaccettabile se si pensa che gioco, musica, laboratori creativi, ginnastica, merenda, sono tutte attività sociali che i piccoli sperimentano per la prima volta in modo organico all'asilo. Attività spesso negate ai bimbi poveri che più di ogni altro ne avrebbero bisogno, infatti, chi rimane fuori dalle graduatorie pubbliche e non può permettersi di pagare un asilo privato perde una fondamentale opportunità. Se consideriamo il fatto che in 10 anni la povertà minorile è triplicata abbiamo un'idea del numero di bimbi che ogni anno viene privato di uno strumento di crescita insostituibile.

Se mancano le competenze di base molto difficilmente un bambino potrà sviluppare delle capacità cognitive e relazionali superiori e ancora con maggiore difficoltà potrà emanciparsi da un destino di povertà che sembra essergli stato cucito addosso. Il dato è destinato a migliorare grazie ai fondi dell'iniziativa europea Next Generation Eu che mirano a raggiungere l'obiettivo europeo fissato al 33% dei nidi gratuiti. Ma per garantire a tutti i bambini la possibilità di riscrivere il loro futuro è necessario che la collettività faccia la propria parte offrendo opportunità e strumenti adeguati.

#InvestiamoNelFuturo. Il Crowdfunding

Prendersi cura delle famiglie per impedire che interi nuclei familiari ereditino la povertà generazione dopo generazione: è questo l'obiettivo di Mission Bambini, una Fondazione italiana nata nel 2000 per «aiutare e sostenere i bambini poveri, ammalati, senza istruzione o che hanno subìto violenze fisiche o morali, dando loro l’opportunità e la speranza di una vita degna di una persona». La Fondazione che ad oggi ha sostenuto 1.400.000 bambini attraverso oltre 1.800 progetti di aiuto in 75 Paesi, adesso lancia il crowdfunding #InvestiamoNelFuturo.

Gratuità d’accesso ai servizi, è questa la chiave di volta della raccolta fondi. Permettere a chi ne ha bisogno di accedere a strutture costruite attorno ai suoi bisogni specifici significa donare gli strumenti più adatti a costruire un futuro diverso.

La raccolta fondi mira a combattere la povertà economica ed educativa delle famiglie costruendo tre pilastri. In primis si permette ai bambini di età compresa tra 0 e i 6 anni di accedere a progetti educativi costruiti per rispondere alle loro specifiche necessità e bisogni. Contemporaneamente, consapevoli del fatto che solo un nucleo familiare preparato e dotato dei beni materiali indispensabili per la cura dei piccoli può sostenere l'intero processo di crescita del bambino, l'approccio della fondazione vede il completo coinvolgimento delle famiglie che partecipano a corsi di formazione, gruppi di confronto, consulenze psicologiche, incontri online, per fornire loro il supporto e le competenze pedagogiche di cui hanno bisogno, e accedono a piattaforme digitali che forniscono contenuti pedagogici.Inoltre, è prevista la creazione del Fondo Famiglie, un’ulteriore modalità con cui supportare le famiglie più fragili a far fronte alle necessità primarie, come bollette e spese mediche. Infine si punta sui centri per l'infanzia migliorando le competenze professionali degli educatori e fornendo dotazioni tecnologiche e arredi. Progetti che mettono in contatto tante e diverse persone perché si costruisca una rete sociale inclusiva e di vero supporto.

C'è chi come suor Daniela, volontaria di un'associazione che ha partecipato a uno dei progetti di Mission Bambini in Sicilia afferma che «La nostra carità creativa ci fa sperimentare nuove forme di vicinanza, fa nascere relazioni nuove e ci dà la possibilità di fare di questa difficoltà un’opportunità per aiutare davvero.» Nel periodo del lockdown, non potendo occuparsi dei bambini che frequentavano il nido in cui prestava volontariato, suor Daniela ha capito che per stare vicino alle famiglie dei piccoli doveva trovare nuove forme di aiuto. In quel periodo ha iniziato a fare la spesa per i nuclei assistiti. Mettersi in fila, riempire il carrello e consegnare la merce sembra un gesto semplice e meccanico, ma è diventato il modo per continuare a essere un punto di riferimento per delle famiglie che rischiavano di perdersi nell'abbandono.

Dario (nome di fantasia) è un bambino tetraplegico che a 18 mesi ha iniziato a frequentare il nido grazie all'aiuto della fondazione. Nel giro di pochi mesi ha imparato a interagire con gli altri coetanei iniziando così ad apprendere delle competenze relazionali che altrimenti non avrebbe sviluppato. Come Dario, tanti bambini aspettano di avere l'opportunità di sviluppare potenzialità che rischiano di ignorare per tutta la vita.

E poi ci sono i tanti uomini e donne volontari come Gianluca che, quando gli si chiede perché abbia deciso di fare il volontario, risponde semplicemente: «Ho capito che nessuno di noi, da solo, può cambiare il mondo, ma, insieme, possiamo migliorare almeno un po’ il futuro di altre persone, che forse non incontreremo mai.»

Anche tu puoi dare loro una mano con un aiuto concreto: aderendo alla campagna di crowdfunding di Mission Bambini #InvestiamoNelFuturo con una piccola donazione, contribuirai a donare materiale didattico, generi alimentari e a sostenere i bisogni delle famiglie in difficoltà. Un gesto piccolo, che può fare la differenza.

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